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La verità sulla crisi della Spagna

Madrid continua a spaventare i mercati accrescendo le tensioni sui debiti sovrani europei. Non a caso anche ieri, nonostante sia stata una giornata moderatamente positiva per i listini di tutta Europa, l’ibex ha chiuso con un saldo negativo. La paura è per le aste dei titoli spagnoli di questa settimana che, sulla scia del pessimismo che si è andato diffondendo nelle ultime 3 settimane, potrebbero rivelarsi molto deludenti per il governo di Madrid con conseguenze pesantissime per i mercati. Proprio per questo la Spagna è pronta ad intervenire con misure drastiche tra cui la possibilità che il governo prenda il controllo delle finanze dei governi regionali così da riportare sotto controllo gli oneri finanziari, cresciuti a dismisura negli ultimi mesi, e smorzare le preoccupazioni sulle finanze del paese.

Ma la Spagna è anche impegnata a ridurre il pesantissimo deficit che, attraverso misure di austerity, il governo spera di portare dall’attuale 8,5% al 5,3%. Tuttavia queste misure di austerity, un po come successo in Italia, possono solo far peggiorare l’economia rallentando ulteriormente la crescita aspetto questo che se rapportato ad un paese come la Spagna dove la disoccupazione è superiore al 20% (in Italia è inferiore al 10%) potrebbe avere dei risvolti drammatici.
Come è avvenuto per la Grecia, infatti, spesso si sottovalutano gli aspetti sociali e, se vogliamo, umanitari delle scelte di politica economica dei singoli stati in difficoltà. In grecia, infatti, la condizione delle famiglie si è velocemente deteriorata al punto tale da mettere pericolosamente in discussione la possibilità del paese di riuscire a riprendersi.

Le misure di austerity portano, spesso, ad un indebolimento dell’economia nel breve periodo con il rischio di veder vanificati i sacrfici chiesti alla popolazione per via del minor gettito fiscale dovuto ad un ulteriore rallentamento del ciclo economico.

La Spagna è ad un passo dal fare scelte molto delicate, ossia intervenire sulla finanza delle regioni che, tradotto, significa effettuare tagli alla sanità e all’istruzione in un paese dove la disoccupazione giovanile è ormai prossima al 50% (contro il 30% di quella italiana).

Con tutto il dovuto rispetto per il paese la Spagna non è l’Italia e dubitiamo possa sopportare delle misure di austerity troppo profonde. Tuttavia le misure di contenimento della spesa pubblica sono necessarie per evitare che il debito pubblico spagnolo, che attualmente è sotto il 70% del pil, cresca a ritmi incontrollati specialmente in un momento come questo dove i costi per rifinanziarlo sono molto elevati.

Insomma il governo di Rajoy dovrà trovare il giusto equilibrio nei tagli da apportare alla spesa pubblica cercando di accontentare le richieste di Bruxelles e quelle degli investitori senza per questo penalizzare in maniera troppo pesante la popolazione spagnola.

Intanto lo spread del paese continua a salire arrivando a superare, nuovamente, i 435 punti base con un aumento del 113,45% su base annua. Nulla di buono in attesa dell’asta di giovedì.

Debito pubblico spagnolo

Coma abbiamo detto il debito pubblico spagnolo si è attestato, nel 2011, al 68% del Pil. Quello che più preoccupa sono le stime per il 2012 dove gli analisti sono concordi nel sostenere che il debito spagnolo arriverà ad un valore prossimo al 78% del pil. Insomma la Spagna rischia di non essere in grado di pagare il proprio debito.

Per questo sono in molti a sostenere che il paese avrà bisogno di aiuti finanziari per evitare il disastro di uno scenario di default stile grecia che, per le dimensioni del paese iberico, avrebbero conseguenze ben più gravi per tutta l’eurozona.

La soluzione più probabile con cui verrà aiutata la Spagna potrebbe essere l’acquisto da parte dell’ESM di debito pubblico spagnolo sul mercato secondario e con il pagamento da parte della Spagna del solo valore nominale dei titoli acquistati.

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