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Francoforte e le sue ambizioni finanziarie

La splendida città tedesca di Francoforte ha, da diversi anni, l’ambizione di poter arrivare a rivaleggiare con Londra per lo scettro di capitale finanziaria del continente europeo. Ma se negli ultimi anni la sua crescita è stata dirompente nel 2012 le cose sono cominciate a cambiare. La maggior parte delle grandi banche internazionali stanno attuando, nelle proprie sedi di Francoforte, un importante piano di licenziamenti riducendo progressivamente il personale. Parliamo di colossi del settore come Credit Suisse, UBS o Citigroup e non della piccola banca locale. Ma per quale motivo i big della finanza stanno tagliando sul personale? Cosa sta accadendo a Francoforte?

Stando a quanto rivelato dal Wall Street Journal sembra che il business delle grandi banche d’affari internazionali presenti in Germania sia calato notevolmente negli ultimi 12 mesi. Questo massiccio piano di riduzione del personale non sarebbe altro che la necessità di ridurre i costi in funzione dei minori ricavi.

E gli istituti di credito che hanno applicato i tagli più grandi sarebbero proprio quelli svizzeri e americani. Tanto per fare un esempio, UBS sembra stia riducendo del 10% circa la sua forza lavoro in istanza a Francoforte mentre Credit Suisse avrebbe già tagliato circa il 25% del personale.

Certo i piano di riduzione delle grandi banche d’affari non riguardano solo Francoforte ma, al contrario, rientrano nei piani di ridimensionamento globale delle aziende. Tuttavia sembra che nella città tedesca l’atmosfera sia cambiata.

Se negli ultimi anni il prestigio di Francoforte come capitale commerciale della Germania si era andato rafforzando ora le cose cominciano a non essere più rose e fiori. Il cammino della città tedesca verso il diventare uno dei più grandi centri finanziari del mondo sembra essersi arrestato.

Gli affari delle banche di investimento in Germania (che in Europa rappresenta il secondo mercato per importanza dopo il Regno Unito) è diminuito del 20% nell’ultimo trimestre portandosi a 1,74 miliardi di dollari mentre In Gran Bretagna il calo è stato decisamente più contenuto (12% a 2,4 miliardi di dollari).

In un certo qual senso tutto ciò potrebbe rappresentare anche la scarsa fiducia dei big del credito sul fatto che l’Europa possa rialzarsi dalla crisi economica in tempi davvero rapidi. E visto il contesto finanziario globale se si deve tagliare tanto vale farlo nel vecchio continente dove le prospettive di crescita per i prossimi anni sono praticamente a zero.

Se a questo aggiungiamo anche l’incertezza sulla sopravvivenza dell’euro che attanaglia il mondo finanziario, il perchè del ridimensionamento delle banche d’affari dovrebbe essere chiaro a tutti.

Certo parlare oggi di caduta dell’euro potrebbe far sorridere molti: lo spread italiano è finalmente sceso sotto i 300 punti e tutta la zona euro sembra vivere un momento di estrema calma. Tuttavia i problemi di fondo non sono stati minimamente affrontati. La calma, a mio giudizio solo apparente, è data dalla volontà della BCE di acquistare in maniera illimitata titoli di stato dei paesi in difficoltà, mossa che ha momentaneamente riportato la serenità sui mercati finanziari.

Ma parliamo solo di interventi finanziari che non risolvono nessuno dei tantissimi problemi legati all’economia reale. E con una disoccupazione oltre l’11% e una crescita prossima allo zero è difficile pensare che questi problemi non tornino a galla nei prossimi mesi.

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