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In arrivo l’aumento dell’Iva al 22%

Se dovesse essere confermato (e con ogni probabilità lo sarà) l’aumento dell’iva arriva nel momento più sbagliato. La fase economica che stiamo attraversando è delicata perchè sembrerebbe avviarsi verso una timidissima ripresa. L’aumento dell’Iva dal 21 al 22% non farà altro che affossare anche questo disperato e leggerissimo tentativo di rialzare la testa. Al contrario sarebbe stato opportuno una diminuzione dell’aliquota al 20% se non altro per dare un minimo di sostegno a quei (pochi) italiani che intendono tornare ad acquistare. Ovviamente chi di dovere si sarà fatto i suoi conti e senza quei soldi (parliamo di circa 4 miliardi di euro) lo stato non è in grado di garantire il rispetto di determinati parametri imposti dall’europa. Se a questo aggiungiamo che dalle ultime elezioni siamo in balia di un governo di facciata frutto di una collaborazione forzata (se così possiamo chiamarla) tra le varie forze politiche e che tra poco potrebbe saltare anche questo con conseguente ritorno alle urne… non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.

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Ma cosa comporterà per gli italiani questo ennesimo aumento dell’Iva? Secondo Federconsumatori e Adusbef i rincari dovuti all’aumento dell’Iva sarebbero di circa 200 euro l’anno a famiglia che se sommati a quelli relativi alla Tares andrebbero a diventare circa 250 euro l’anno a famiglia.

Insomma un aumento tutt’altro che indifferente specialmente in questo delicato contesto economico. Ma l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto non gioverebbe neanche agli imprenditori già costretti a fare i conti con un mercato difficilissimo dove le vendite di prodotti e servizi continuano ad essere estremamente basse. Imprenditori, tra l’altro, già sotto pressione per l’aumento di Imu e Tares che, secondo quanto riportato da Confartigianato, avrebbe comportato un maggiore esborso complessivo per circa 14,5 miliardi.

Il rischio maggiore è che tutto questo possa creare problemi anche a livello finanziario rimettendo sotto pressione il nostro paese con lo spread che tornerebbe a crescere.

E uno spread di nuovo su valori del 2012 significherebbe un maggiore esborso per lo stato che sarebbe costretto a pagare interessi maggiori per rifinanziare il proprio debito. Insomma una spirale con effetti devastanti sulla nostra economia.

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