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Guida ai concorsi pubblici per categorie protette

In molti ambiti abbiamo avuto modo di sentir nominare le “categorie protette”, ma esattamente cosa sono e perchè vengono ripetutamente chiamate in causa ogni qualvolta si parla di agevolazioni statali, leggi sul lavoro e concorsi pubblici? Le categorie protette sono tanto nominate perché rappresentano un’ampia fetta di popolazione italiana e, più in particolare, gli individui disabili, gli orfani, le vedove e tutti quegli altri soggetti che si ritrovano a dover vivere una condizione di vita piuttosto particolare; ed è per questo motivo che nei concorsi pubblici viene data priorità a questo genere di persone.

Vediamo quindi come funzionano i concorsi per le categorie protette, approfondendo le leggi che regolano la materia e facendo luce sui vantaggi di cui questi individui possono trarre beneficio.

Quali soggetti rientrano nelle categorie protette?

La legge numero 68 del 1999 stabilisce che nelle categorie protette abbiano il diritto di rientrarvi i disabili, specificando come per disabili si intendano: invalidi civili con percentuale minima di invalidità che sia pari o superiore al 46%, invalidi del lavoro che rispondano ad una percentuale minima di invalidità del 34%, i non vedenti (ovvero persone colpite da cecità assoluta o aventi un residuo visivo che non supera 1/10 in entrambi gli occhi), i non udenti (persone sorde dalla nascita o rimaste tali ancor prima di aver potuto apprendere la lingua parlata) e per finire invalidi di guerra, invalidi di servizio e invalidi civili di guerra.

Tuttavia, oltre ai disabili, esistono anche altre tipologie di individui che hanno la possibilità di iscriversi nelle categorie protette. A tal proposito la legge di cui prima, così come il DPR 33 del 2000 all’art.1 comma 2, stabilisce che possano rientrare in questo mondo anche gli orfani e i coniugi superstiti di quanti sono deceduti per cause strettamente legate al lavoro, alla guerra o più in generale al servizio svolto nella pubblica amministrazione; ma anche gli orfani, le vedove e i familiari di quelle persone morte poiché finite vittime del terrorismo e della criminalità organizzata. Inoltre sono definibili come categorie protette anche quei coniugi o quei figli di soggetti che sono a loro volta stati riconosciuti quali invalidi a causa di guerra, lavoro e servizio nelle pubbliche amministrazione; e per finire anche i profughi italiani rimpatriati hanno diritto a rientrare nella fattispecie delle categorie protette secondo quanto stabilito dalla legge 763/81.

Categorie protette: come funziona l’iscrizione

Per iscriversi alla lista delle categorie protette è necessario avere un’età pari o superiore ai 15 anni e non aver ancora raggiunto l’età necessaria per beneficiare della pensione, occorre poi essere disoccupati ed in possesso di una certificazione che attesti la condizione di disabilità o di disagio che abbiamo elencato nel paragrafo precedente. Naturalmente v’è tutta una prassi da seguire per far sì che la disabilità o il disagio siano effettivamente accertati, tanto è vero che prima di avere tra le mani questo importante documento occorre sottoporsi al vaglio di specifiche commissioni. In ogni caso, soddisfatti tutti i requisiti ci si potrà iscrivere tramite gli uffici per il collocamento obbligatorio facendo però attenzione ad una importante clausola: la direzione provinciale del lavoro dispone la cancellazione da queste liste nel caso in cui, nell’arco di sei mesi, un lavoratore abbia rifiutato il posto di lavoro per due volte consecutive senza giustificato motivo.

Concorsi pubblici per categorie protette

Il decreto legislativo n. 165 del 30 marzo 2001 precisa le regole che le amministrazioni pubbliche devono rispettare per garantire l’assunzione delle categorie protette: sappiamo bene che le PA seguano l’iter dei concorsi pubblici per assumere personale, ma questa regola subisce un’eccezione quando si parla di invalidi o più in generale di individui rientranti in queste fasce. Più in particolare viene sancito che ogni amministrazione pubblica debba assumere soggetti appartenenti a queste categorie tramite chiamata numerica degli stessi effettuata con il supporto delle liste di collocamento, ma che questo incarico possa venire affidato solo dopo aver verificato che il soggetto interessato sia effettivamente in grado di espletarlo: ogni tipo di disabilità, tanto per intenderci, deve poter essere coniugata ad una mansione lavorativa che rientri nelle sue possibilità.

Diverso è invece il procedimento previsto per alcuni altri soggetti, tant’è che la legge stabilisce che l’assunzione debba avvenire per mezzo di chiamata diretta nominativa in almeno due casi: per quanto riguarda il coniuge superstite e i figli di un individuo che sia deceduto nell’espletamento del servizio nell’ambito delle Forze Armate, delle Forze dell’ordine, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e della Polizia municipale, nonché per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata.

Che differenza c’è tra la prima e la seconda forma di chiamata? La chiamata nominativa si verifica quando è l’azienda o l’amministrazione pubblica ad individuare in maniera diretta la persona da assumere, mentre la chiamata numerica non si basa su un nominativo in particolare poiché fa riferimento alle liste tenute dai centri per l’impiego tenuti dalla provincia.

Fatta chiarezza in merito alla prassi che regola l’assunzione delle categorie protette nell’amministrazione pubblica, per completezza di informazione occorre ricordare quali siano i numeri a cui il settore deve attenersi per potersi dire a norma di legge. I Ministeri, in quanto datori di lavoro pubblico con al seguito più di 50 dipendenti, hanno l’obbligo di avere alle proprie dipendenze lavoratori appartenenti alle categorie protette nelle seguenti misure: il 7% della totalità deve essere rappresentato da lavoratori disabili, mentre l’1% deve far capo a vedove ed orfani di coloro che siano passati a miglior vita per cause di lavoro, di guerra o di servizio; vedove ed orfani di coloro che siano stati riconosciuti grandi invalidi per cause di guerra, servizio o lavoro, e per finire i profughi italiani rimpatriati.

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