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Effetto Brexit: conseguenze su pensioni, visto, viaggi e lavoro

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I cittadini britannici hanno deciso: il Regno Unito dovrà uscire dall’Unione Europea. E per la gioia di Farage e degli indipendentisti, con questo risultato referendario si proclama non solo l’indipendenza del Paese, ma si avvertono anche i piani alti di Bruxelles di una realtà di fatto: d’ora in avanti qualunque altro stato membro potrà decidere dall’oggi al domani di uscire dall’Ue! E se le borse hanno reagito disastrosamente alla vittoria della Brexit, quali conseguenze dovremmo aspettarci invece noi comuni mortali?

Visto – A meno che gli accordi bilaterali non risolveranno la questione appunto nell’ottica di un accordo ad hoc, i cittadini britannici dovrebbero poter entrare nell’Europa continentale solo se muniti di visto (altroché la cara vecchia carta di identità che li portava senza tanti problemi in qualunque altro Paese Schengen!). Naturalmente anche per noi europei ci sarà bisogno di ottemperare a questo ulteriore cavillo per recarci anche solo per turismo in quel di Londra e città vicine.

Viaggi – Ecco appunto, i viaggi. Sotto questo punto di vista i primi a rimetterci saranno i britannici la cui sterlina, perdendo di valore, farà sì che ogni loro viaggio nel resto d’Europa finirà col costare di più rispetto a prima. E le vacanze saranno più care anche per un altro importante motivo: per l’aumento del costo dei biglietti aerei, dato che finora a rendere tanto economici i voli tra Londra e il resto d’Europa sono stati proprio gli accordi comunitari di cui gli inglesi fino a pochi giorni fa facevano parte! Come si muoveranno quindi le varie compagnie lowcost come Ryanir e EasyJet? E’ tutto da stabilire.

Per non parlare poi dei maggiori oneri per i telefoni cellulari: se finora si poteva chiamare all’estero con prezzi insolitamente bassi, di qui a breve gli inglesi in Europa pagheranno di più per telefonare e connettersi dalla loro SIM, e a nostra volta anche noi pagheremo di più qualora andassimo in visita in UK. Tornano le stangate sul roaming, in sostanza.

Lavoro – L’uscita del Regno Unito dall’Ue causerà prima di tutto la delocalizzazione di molte attività. In particolar modo, grandi banche che operano a Londra come Morgan Stanley e Goldman Sachs hanno già annunciato la possibilità di trasferire nel complesso quasi 3mila persone dall’Inghilterra a un altro dei Paesi Ue. Problemi anche per i britannici che vivono in altri paesi europei e naturalmente anche per gli italiani (e gli europei) che si stavano creando una vita a Londra: d’ora in avanti non ci si potrà più spostare dall’Inghilterra all’Europa (e viceversa) per lavoro senza avere un apposito permesso di lavoro come vale da sempre per gli extracomunitari.

Pensioni – I pensionati britannici potrebbero accusare un duro colpo alle loro pensioni data la svalutazione della sterlina e dati, soprattutto, eventuali investimenti immobiliari in altri Paesi.

Rivoluzione dei confini – Non da ultimo c’è da dire che la Spagna potrebbe optare per chiudere il confine con Gibilterra (che è territorio inglese), mentre Scozia e Irlanda del Nord hanno già annunciato referendum per chiedere l’indipendenza dal resto del Regno Unito e apparentarsi poi all’Ue. C’è quindi in ballo anche un discorso di stravolgimento dei confini!

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