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Buona Scuola, Renzi torna a difenderla: “E’ la riforma più importante”

buona scuola

Matteo Renzi torna a difendere la Buona Scuola definendola la misura più importante varata dal governo. Nonostante negli ultimi giorni centinaia di insegnanti (e aspiranti tali) si siano riversati nelle principali piazze del Sud Italia per protestare contro alcune misure contenute nella riforma – tra cui la mobilità forzata che costringerà alcuni di loro a doversi spostare al Nord per prendere il posto di docente fisso – il governo continua a difendere la legittimità e la bontà della riforma.

A margine della Festa dell’Unità di Casalgrande, Matteo Renzi ha tenuto un discorso che per una sua parte ha riguardato proprio l’ardente tema de la Buona Scuola: “Abbiamo assunto 100mila precari, gente che aveva titolo per essere assunta e che lo Stato non assumeva. Abbiamo messo soldi sulla formazione, sull’edilizia scolastica e abbiamo fatto un sacco di altre cose”, ha ribadito il premier dinanzi ai presenti.

Eppure i buoni propositi di Renzi non sembrano avere attecchito nell’opinione di molte persone che nella scuola ci lavorano, ed è lo stesso presidente del Consiglio ad aver provato a spiegare le ragioni del perché la Buona Scuola non goda della popolarità che merita: “Il governo non è stato in grado di spiegare quello che si sta facendo sulla scuola e non è stato in grado di far capire come questa sia la misura più importante di tutte. A mio parere è per questa ragione che ci sono proteste sulla riforma: non l’abbiamo spiegata”, ha detto.

Per quanto secondo lui i risultati veri della riforma si vedranno “tra 20 anni”, c’è comunque da dire che la Buona Scuola è stata sicuramente una delle misure più importanti dell’operato di governo ma anche e soprattutto una delle scelte più contestate. Ambienti interni allo stesso esecutivo e al Partito Democratico temono che con questa legge il governo si sia dato una zappa sui piedi, perché ha di fatto allontanato quegli insegnanti che fino a poco tempo fa si dicevano elettori di centrosinistra.

Il timore principale sta nel fatto che una prima constatazione di questo possibile “spostamento di voti”, la si possa avere già al prossimo referendum costituzionale. Quel referendum che fino a prova contraria rappresenta il banco di prova più importante per Renzi & company.

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