Bernanke, Draghi e Fitch

Dopo Mario Draghi, presidente della BCE che mercoledì ha ribadito di essere pronto a sostenere l’economia tagliando il costo del denaro e fornendo ulteriore liquidità alle banche, è la volta di Bernanke, presidente della Fed, che ha detto più o meno le stesse cose, ossia che è pronto ad intervenire con altre inizioni di liquidità o attraverso il riaquisto di bond. Ma oltre a queste parole, che sicuramente hanno deluso i mercati che si aspettavano fin da subito qualche intervento concreto, il presidente della Fed ha anche sottolineato che i rischi della crisi Europea potranno pesare in maniera molto marcata sull’economia USA. Parole, queste, che i mercati hanno inteso come un campanello di allarme tanto che Wall Street ha fatto immediatamente marcia indietro rimangiandosi i guadagni della giornata.

Insomma la situazione resta contrastata e ad “altissimo rischio” perchè i problemi di base, ossia la crisi finanziaria dei paesi dell’eurozona, restano ancora irrisolti. Anzi, a dirla tutta ci sono buone probabilità che la situzione degeneri visto e considerato che da un mese a questa parte è la Spagna a mettere paura. Non a caso Fitch ha deciso di abbassare il rating del paese di ben 3 gradini portandolo a BBB.

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Conti agevolati: ecco quanto costano

A partire dal 1 Giugno di quest’anno le banche devono mettere a disposizione dei propri clienti (in particolare pensionati e persone con redditi particolarmente bassi) il cosidetti “Conto Base“, ossia un conto agevolato caratterizzato da zero spese di gestione. Quello che molti non sanno è che il Conto Base può essere richiesto da tutti in quanto le banche lo offrono anche agli altri clienti dietro il pagamento di un canone annuale che include tutto. Ovviamente questa tipologia di conto corrente bancario risulta essere molto semplificata quindi si adatta solo ad una clientela che non ne deve fare un uso particolarmente intenso. Grazie ad Altroconsumo è possibile confrontare i costi a cui i conti base delle diverse banche vengono offerti alla clientela. La famosa associazione dei consumatori, infatti, ha realizzato una tabella comparativa analizzando le proposte di tutti i principali istituti di credito (poste comprese).

Ricordiamo che il conto base è assolutamente gratuito (anche per quanto riguarda l’imposta di bollo) solo ed esclusivamente per chi ha un reddito isee non superiore a 7.500 euro. Per i pensionati con un assegno fino a 1500 euro il conto base è gratuito ad esclusione del bollo per le giacenza sopra i 5 mila euro. Per tutti gli altri il Conto è offerto a fronte del pagamento di un canone a cui va aggiunta l’imposta di bollo se la giacenza media supera i 5.000 euro.

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Europa: ora il rischio arriva dai governi locali

Mentre ci prepariamo ad affrontare uno dei mesi più importanti della storia europea in cui si deciderà il futuro della moneta unica il vecchio continente deve cominciare a preoccuparsi anche di un altro problema che rischia di mettere in forse anche quel minimo di crescita su cui si punta per rilanciare l’economia: i governi locali. Parliamo delle regione, dei comuni o degli altri enti locali che, nella struttura Europea, sono quelli che si occupano di gran parte degli investimenti sul territorio. Il caso più eclatante, fino ad ora, è stato quello della Catalonia in Spagna il cui governo locale ha dichiarato di aver difficoltà per circa 20 miliardi di euro. Tuttavia sono proprio le difficoltà territoriali che rischiano di mettere a rischio la crescita dell’eurozona . Tanto per fare un esempio solo in Francia i governi locali contribuiscono al 70% per gli investimenti pubblici. Ora il problema è che anche le banche, che hanno chiuso i rubinetti per far fronte alle regole più restrittive imposte dall’Europa, concedono molti meno finanziamenti agli enti locali di quanto non facciano in passato.

In sostanza le banche concedono meno finanziamenti ai governi locali per poter soddisfare i requisiti di solvibilità che si sono fatti più stringenti da quando è esplosa la bolla dei debiti sovrani. Insomma il tutto rischia di trasformarsi in un cane che si morde la coda perchè l’Europa, in questo momento, proprio non si può permettere di rivedere nuovamente al ribasso le stime di crescita.

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Conti deposito: nuova tassazione troppo penalizzante

L’Antitrust denuncia una distorsione della concorrenza con l’introduzione della nuova imposta di bollo. Il diverso regime fiscale a cui sono sottoposti i conti deposito rispetto ai conti correnti e ai libretti di risparmio influisce negativamente sulla libera scelta dei consumatori. L’Autorità garante per la concorrenza denuncia la distorsione venutasi a creare nel mercato in seguito all’introduzione della nuova normativa che estende l’imposta di bollo proporzionale anche ai depositi postali e bancari. A partire da marzo 2012, i conti deposito sono soggetti ad una tassazione più pesante: se per libretti di risparmio e conti correnti è prevista l’esenzione per i depositi inferiori a 5.000 euro, infatti, i conti deposito non usufruiscono di questo privilegio. La tassazione sui conti deposito è stata fissata allo 0,1% annuo per il 2012, e salirà allo 0,15% a partire dal 2013.

Inoltre, sempre per i conti deposito è previsto il pagamento di un’imposta base di 34,20 euro, che aumenta in maniera proporzionale all’ammontare della cifra depositata; nel caso di conti correnti e libretti di risparmio, invece, l’imposta di bollo è fissa al minimo.

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Banche Usa pronte a tagliare posti di lavoro

Se in Europa ci si preoccupa di non far fallire le banche negli Stati Uniti il problema è riuscire a mantenere i liville di crescita degli ultimi 2 anni. E’ di queste ore la notizia che i banchieri di Wall Street si stanno preparando ad una serie di licenziamenti per sopperire ai minori utili dovuti al rallentamento dell’economia a livello globale sull’onda della crisi nel vecchio continente. L’opinione diffusa di molti analisti di Wall Street è che gli isituti di credito americani non siano in grado di mantenere la propria forza lavoro viste anche le propsettive, non certo rosee, per i prossimi mesi. Alan Johnson, direttore esecutivo della società di consulenza Johnson Associates ha dichiarato che “Se le cose non migliorano, allora mi aspetto che l’organico delle banche sia destinato a scendere di sicuro“, stimando tagli nell’ordine del 5 per cento della loro forza lavoro per fine anno.

Questo eventuale 5% si tradurrebbe in circa 40 mila licenziamenti che andrebbero ad influire negativamente sui dati Usa relativi all’occupazione che già nel mese precedente hanno fatto registrare una clamorosa battuta d’arresto. Ovviamente annunci ufficiali, in questo senso, non sono ancora stati fatti ma i primi segnali cominciano timidamente ad arrivare.

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Rilanciare il paese puntando sul turismo

L’Italia, da sempre, è sinonimo di turismo, un settore che ha un enorme impatto sulla nostra economia visto che rappresenta circa il 12% del Pil. E proprio dal turismo potrebbe cominciare il rilancio del nostro paese visto che i margini di miglioramento sono tutt’altro che indifferenti. Basti pensare ai tantissimi siti di rilevanza storica, artistica o archeologica che, se riqualificati, potrebbero attrarre migliaia di visitatori in più. Inoltre ci si potrebbe avvantagiare dell’attuale debolezza dell’euro che rende le vacanze in Europa decisamente più convenienti di quanto non fossero solo alcuni mesi fa. Ovviamente il condizionale è d’obbligo perchè al momento lo Stato fondi da investire non ne ha e i privati, non riuscendo ad accedere al credito per via delle difficoltà del nostro sistema bancario, difficilmente riescono ad esporsi. Insomma si deve lavorare con quello che si ha senza dimenticarsi che l’Italia è uno dei paesi più ricchi del mondo dal punto di vista storico, artistico e paesagistico.

Una ricchezza unica al mondo di cui, fino ad ora, abbiamo sfruttato solo una piccola parte ma che potrebbe rilanciare in maniera significativa la nostra economia. Cerchiamo di capire, quindi, qual è lo stato di salute del turismo nel nostro paese e cosa si potrebbe fare per valorizzare il nostro patrimonio senza dover investire capitali ingenti.

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