G8: alternare rigore e crescita

Nonostante ci fosse tantissima attesa per i possibili risvolti politico-economici il G8 si è concluso, ancora una volta, con un nulla di fatto. In sostanza quello che viene trasmesso è un comunicato che non aggiunge niente di nuovo a quello che si è detto fino ad oggi, ossia che l’Europa ha bisogno di crescita e sviluppo per uscire dalla crisi e che la Grecia non deve uscire dall’euro. Insomma a quanto pare i grandi della terra si sono riuniti ma hanno centrato l’ennesima occasione sprecata? In sostanza si ma nella pratica forse qualcosa si comincia a smuovere anche se ormai la lentezza con cui i grandi della terra sembrano voler affrontare la crisi appare snervante. Una lentezza che appare ancora più inquietante se messa a confronto con la velocità e il dinamismo dei mercati finanziari capaci di affondare un paese in poche settimane. Eppure, come dicevamo, qualcosa sembra stia cambiando.

Più che altro si è notato una sorta di cambiamento di umore visto che viene messa da parte la tanto sbandierata rigidità fiscale a favore della crescita che viene descritta come una priorità. Inoltre c’è da aggiungere che gli Stati Uniti e il Giappone hanno assicurato il massimo sostegno al vecchio continente per far si che questa crisi possa essere definitivamente lasciata alle spalle.

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Tutti pronti per la fine dell’euro

Non vogliamo fare catastrofismo ma al di la delle recenti smentite dei diretti interessati sembra proprio che l’Europa e il mondo intero si stiano preparando ad un eventuale fine dell’euro. Intendiamoci, con questo non vogliamo dire che sia già stata proclamata la fine dell’euro ma che il mondo intero si stia preparando a questa eventualità. La stessa UE sembra che abbia già pronto un piano per far uscire la Grecia dall’Euro (avevamo già pronosticato l’uscita della Grecia entro Luglio). Proprio ieri, infatti, il commissario europeo al commercio, Karel De Gucht, ha dichiarato in un’intervista al quotidiano De Standaard che esiste un piano concordato dalla Commissione Europea e dalla Banca centrale europea per evitare l’effetto domino sugli altri paesi europei nel caso Atene abbandoni la moneta unica. Ovviamente la smentita da parte delle 2 istituzioni è stata immediata e categorica ma le prime conferme sono arrivate dalla Germania visto che il governo tedesco si è detto “pronto a qualsiasi eventualità”.

Ma, come dicevamo, qui non c’è in ballo solo la permanenza della grecia nella moneta unica ma l’esistenza stessa dell’euro. Intanto da Londra fanno sapere di essere pronti ad una evenienza di questo tipo. Stando alle indiscrezioni pubblicate ieri su lastampa.it alcuni dei più grandi gestori di fondi del mondo sarebbero già pronti ad un eventuale ritorno alle valute nazionali.

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L’italia deve uscire dalla crisi

Il nostro paese, come la maggior parte degli stati membri della zona euro, stanno lottando per evitare di finire schiacciati dal peso di una crisi economica senza precedenti. Le misure di austerità adottate per volontà della germania stanno portando l’europa verso il tracollo finanziario. Insomma ormai a ribadire questo concetto si stanno adoperando tutti i principali addetti ai lavori e i massimi esperti di economia del mondo. Se si continua a tagliare la spesa pubblica, aumentare le tasse e non dare stimoli alla crescita si condanna a morti l’euro e l’economia dell’intero vecchio continente. e è una dimostrazione il grafico qui sotto che dimostra un aspetto decisamente eloquente su quanto le scelte di politica economica possano influire sulla crescita di un paese. Il Giappone che sta spendendo molto per ricostruire i danni dello tsunami sta crescendo a ritmi molto intensi mentre l’Italia, che al contrario ha drasticamente ridotto la spesa pubblica e gli investimenti, continua a decrescere a ritmi vertiginosi.

La crescita economica del Giappone, secondo la previsione media di 40 economisti interpellati da Reuters, potrebbe essere pari al 2,2 per cento nel secondo e nel terzo trimestre 2012, e dell’1,7 per cento negli ultimi tre mesi dell’anno.  Le previsioni per l’Italia le conosciamo bene e hanno tutte il segno meno.

Certo qualcuno potrà anche portare avanti il concetto che se voglio far quadrare i conti devo per forza risparmiare aumentando le entrate e diminuendo le spese ma siamo sicuri che sia davvero così? Siamo davvero sicuri che il nostro paese debba necessariamente adottare questa politica economica per evitare il default? Fino ad ora i fatti ci danno ragione visto che l’economia italiana continua a peggiorare.

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Prezzi delle case in Cina ancora in calo

In un contesto economico come quello attuale trovare delle buone notizie è merce rara. Fino a qualche tempo fa, però, era sufficiente andare a cercare i dati cinesi per trovare qualcosa di buono. Ma ecco che anche quello che è stato ribattezzato il motore del mondo, ossia la Cina, comincia a dare i primi segni di un brusco rallentamento. E’ di poche ore fa, infatti la diffusione del dato relativo ai prezzi delle case che hanno fatto registrare -1,20% su base mensile che va ad aggiungersi al -0,70% del mese precedente. Un calo importante che da quasi 12 mesi a questa parte ha fatto scendere i prezzi delle case in maniera significativa. Questo dato, snobbato da molti media, è estremamente importante in quanto il settore immobiliare rappresenta il 10% del pil del paese.

Insomma dopo i dati che testimoniano un rallentamento della crescita ora bisogna valutare anche l’impatto che avrà il settore immobiliare sulla stabilità della politica economica del paese del sol levante.  Negli ultimi dodici mesi i prezzi medi delle nuove abitazioni sono calati in 46 città su 70, ossia anche nei centri più importanti dove, generalmente, i prezzi sono  più stabili.

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Attesa per l’Ipo di facebook

C’è molta attesa, oggi per l’ipo di facebook che in questo modo fa il suo esordio in borsa specialmente dopo che il social network ha annunciato di aaver aumentato il proprio collocamento del 25%, offrendo 3 miliardi di dollari in più di titoli. In effetti intorno a Facebook c’è molto fermento e, sopratutto, l’interesse di tutti visto che il collocamento rischia di diventare la maggiore ipo di una società di tecnologia al mondo battendo perfino il “rivale” (se così possiamo dire) Google. Ovviamente c’è molto interesse anche da parte dei piccoli risparmiatori attirati dalla immensa popolarità del social network e dalla possibilità di veder rivalutati i propri risparmi in un momento così difficile per le piazze finanziarie di tutto il mondo. Insomma per molti facebook rappresenta una novità a cui guardare con interesse.

Per questo abbiamo ritenuto estremamente interessante proporre ai nostri lettori questo breve elenco pubblicato sul Wall Street Journal dedicato ai 7 motivi per non investire in facebook. Già da tempo, infatti, abbiamo sconsigliato ai nostri lettori di investire i propri risparmi sul social network nella fase iniziale della quotazione. Questo perchè, come già successo con molte altre realtà tecnologiche, le quotazioni iniziali vengono rapidamente perse.

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