Moody’s tagli il rating dell’Italia ad A3

Ancora brutte notizie sul fronte del rating del nostro paese: ieri Moody’s ha deciso di abbassare ulteriormente il giudizio sul nostro paese portandolo ad A3 (prima era A2) con prospettive negative. Non sono bastati, quindi, i giudizi positivi sull’operato del governo Monti di Obama e dei principali vertici europei per scongiurare l’ennesimo declassamento che, a dir la vertià, coinvolge altri 5 paesi tra cui Malta, Slovenia, Portogallo, Slovacchia e Spagna. Per quanto riguarda gran Bretagna, Francia e Austria, invece, è stato modificato solo l’outlook portandolo a negativo. Insomma si conferma ancora il giudizio negativo delle società di rating (americane) per i principali paesi europei con un’attenzione e un tempismo che potremmo definire quasi maniacale.

Tuttavia, come ci è stato dimostrato nelle ultime settimane, i mercati sembrano reagire in maniera sempre meno reattiva ai giudizi delle società di rating segno che queste hanno un sempre minore peso per gli investitori internazionali. Proprio per questo assume ancora più importanza il lavoro che Monti sta svolgendo al di fuori dei nostri confini nazionali proprio per far tornare la fiducia nel nostro paese.

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Cosa succede ad Unicredit?

Anche ieri abbiamo assistito ad una giornata difficile in borsa nonostante l’avvio spumeggiante dovuto alla decisione del parlamento greco di approvare il cosidetto “piano di salvataggio” imposto dagli organi internazionali …

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Polizze auto dopo il ddl liberalizzazioni

Come avevamo anticipato diverse settimane fa il settore delle assicurazioni auto potrebbe essere stravolto dal decreto legge relativo alle liberalizzazioni che prevede l’obbligo, per le agenzie di assicurazione, di proporre almeno i preventivi di 3 compagnie così da garantire il “prezzo migliore”. Dal canto loro le agenzie si sono lamentate sostenendo che modificare nell’arco di pochi giorni il proprio sistema di lavoro non è fattibile ma, sta di fatto, che chi non dovesse adeguarsi rischia una sanzione dai 50 ai 100 mila euro. Insomma, il futuro riserverà a noi automobilisti qualche cambiamento positivo o sarà l’ennesimo tentativo, caduto nelo vuoto, di riformare il settore?

Sicuramente il decreto liberalizzazioni darà maggiore concorrenza al settore delle polizze auto e ciò non può che fare bene a noi consumatori. Molto presto le agenzie di assicurazione potrebbero diventare alla stregua dei comparatori di polizze che si trovano online, fornendo in più l’assistenza specifica di un professionista del settore.

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La Grecia approva il piano di austerità

Quella a cui abbiamo assistito ieri è stata una giornata campale per la Grecia. Il parlamento, infatti, ha approvato il piano di austerità imposto dagli organismi internazionali in cambio del maxi prestito da 130 miliardi di euro (ma si parla forse di arrivare anche a 150) mentre fuori dal palazzo la città di Atene viveva attimi di paura per via degli scontri promossi dai manifestanti. Così mentre il parlamento decideva di accettare le durissime misure di tagli Atene veniva data alle fiamme vivendo una delle giornate più dure della sua storia. Si evita, in questo modo, il default finanziario considerato dal premier greco “una catastrofe inimaginabile” che avrebbe richiesto sacrifici insostenibili per il popolo greco. Anche il ministro delle finanze Venizelos ha difeso la decisione di accettare le misure sostenendo che “La scelta non è tra i sacrifici e non fare sacrifici, ma tra i sacrifici e qualcosa di inimmaginabile“.

Insomma finalmente la Grecia sembra arrivare ad una svolta, seppur dolorosa, della crisi evitando il default finanziario e dando il via libera al maxi prestito che eviterà l’imminente fallimento del paese con tutto quello che comporta. Lo stesso Papademos ha dichiarato che “Sappiamo che le nuove misure colpiranno i greci nel breve termine. Lo sappiamo, ma i costi sociali non si possono paragonare con il disastro di un default”.

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Allarme di Warren Buffet sui bond

A lanciare l’allarme è uno dei maggiori esperti di finanza mondiale, ossia Warren Buffet, che ribadisce come l’investimento in bond sia altamente pericoloso in questa particolare fase economica dominata dai bassi tassi di interesse e da un’inflazione in forte rialzo. Il verdetto di Warren Buffet arriva a poca distanza da quello del ceo del fondo Blackrock, Laurence Fink, che avrebbe consigliato di investire in azioni piuttosto che in bond almeno per tutto il 2012. Secondo i maggiori analisti, infatti, oggi è possibile trovare numerosi titoli azionari a buon mercato e con enormi prospettive di crescita nel medio periodo. Titoli cha hanno scontato la crisi finanziaria di questi ultimi anni e non si sono ancora riallineati al reale valore delle rispettive società.

Secondo l’oracolo di Omaha, come viene comunemente chiamato Warren Buffet, bisogna orientare i propri investimenti verso quelle aziende con una sana e robusta base produttiva in grado di soddisfare delle reali esigenze dei cittadini. Saranno proprio queste aziende, infatti, quelle che usciranno meglio e più velocemente dal difficile contesto finanziario che stiamo attraversando.

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Olimpiadi a Roma per rilanciare l’economia

Dopo l’appello di molti nomi dello sport arriva anche Aurelio Regina (predidente di Unindustria, l’unione degli industriali del Lazio) a sostenere la candidatura di Roma alle olimpiadi come strumento per rilanciare l’economia. In un’intervista lasciata a ilsole240re.com Regina sostiene che le Olimpiadi a Roma possano rappresentare uno strumento di straordinaria importanza per creare occupazione e focalizzare l’attenzione degli investitori internazionali nel nostro paese. Regina è convinto che l’impatto dei giochi olimpici sul pil sarebbe di circa 18 miliardi di euro con un’occupazione di circa 29 mila nuovi posti di lavoro nel solo anno delle olimpiadi (ossia il 2012). Proprio per questo il presidente di Unindustria invoca il coinvolgimento del governo a sostegno della candidatura della città di Roma.

Tuttavia le critiche non tardano ad arrivare visto che più di qualcuno avrebbe bollato come ingiusta l’eventuale candidatura ai giochi per via degli investimenti di circa 8 miliardi necessari per garantire le strutture e i servizi necessari allo svolgimento delle competizioni, di cui ben 4,7 che dovranno essere tolti dalle casse dello stato.

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