Gazprom, il big russo del gas naturale, ha affermato di non essere più in grado di tornare sugli ordinari livelli di fornitura di gas verso il Vecchio Continente. A causa dell’ondata di freddo europea, che ha innalzato i consumi della preziosa risorsa, la compagnia russa ha così tagliato le distribuzioni di gas a Italia Germania, Polonia, Slovacchia, Austria, Ungheria, Bulgaria, Romania e Grecia. Secondo quanto dichiarato da Snam Rete Gas, le importazioni di gas viaggiano oggi su un livello che è inferiore di quasi il 30% rispetto alle soglie standard. E per il futuro, non si preannunciano repentini cambi di rotta.
Borse sempre più volatili:occhio alla Grecia
La borsa, in queste ultime settimane, ha riservato delle piacevoli sorprese agli investitori che hanno visto un veloce ripresa del settore bancario dopo le pessime performance del 2011 dove molti titoli hanno perso anche più del 60% del proprio valore. Per chi opera in borsa è chiaro che ci sia un’aria nuova, con lo spread finalmente sceso sotto quota 400 punti e diversi segnali di disgelo che fanno ben sperare per i prossimi mesi. Tuttavia non è tutto oro quello che luccica e, allo stesso modo, occorre fare molta attenzione a non lasciarsi prendere dall’entusiasmo perchè ci sono ancora diverse problematiche irrisolte che potrebbero minare la stabilità finanziaria dei mercati internazionali. Primo tra tutti proprio il problema della Grecia la cui risoluzione continua ad essere rimandata di settimana in settimana.
Anche questo week end, infatti, il tanto annunciato accordo non è arrivato destando più di qualche perplessità tra gli addetti ai lavori. Perchè l’accordo tra governo greco e investitori privati viene dato per certo da più di 3 settimane ma ancora non si arriva alla firma? Siamo sicuri che il popolo greco sarà disposto ad affrontare i pesantissimi sacrifici imposti dalle istituzioni finanziarie internazionali?
Quanto si può risparmiare sulla spesa?
Uno degli effetti più importanti della crisi economica è stato quello di ridurre il potere di acquisto delle famiglie. Da un lato i prezzi che continuano ad aumentare e dall’altro gli stipendi che crescono a ritmi inferiori aumentando la forbice di mese in mese. Proprio per questo sempre più famiglie cercano di risparmiare sulla spesa per far quadrare il proprio budget. Per moltissimi italiani, infatti, la spesa alimentare rappresenta una delle voci più importanti subito dopo il mutuo per la casa. Ottimizzare questa uscita vuole dire poter risparmiare anche un 20-30% all’anno, ossia una media di circa 2000 euro a famiglia. Il vero dilemma, però, è riuscire a risparmiare senza per questo rinunciare alla buona tavola, cosa che per noi italiani sarebbe davvero molto dolorosa.
Eppure quello che molti nemmeno immaginano è che bastano alcune accortezze (qualcuno potrebbe parlare di un ritorno alle buone abitudini) per risparmiare sulla spesa senza rinunciare alla qualità. Anzi, spesso si finisce con il mangiare meglio e in maniera molto più salutare di quanto non avessimo fatto finora.
Chiudere un conto in banca o alla posta
Anche se può sembrare una cosa per certi versi banale è bene sapere come comportarsi nel caso si voglia chiudere un conto corrente bancario o postale. Con gli istituti di credito che offrono continuamente nuove tipologie di conti pur di accaparrarsi nuovi clienti non è difficile trovare delle soluzioni più convenienti rispetto a quella che abbiamo già in essere con la nostra banca. Di qui l’esigenza di cambiare conto chiudendo quello vecchio dove eravamo costretti a sostenere delle spese più elevate. Ma al di la di questo, grazie alla legge Bersani, possiamo chiudere un conto bancario o postale in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione senza dover sostenere alcuna spesa extra (ne tantomeno pagare nessuna penale). Tuttavia esistono delle leggere differenze sia che si tratti di un conto bancario che di un conto postale.
Innanzitutto c’è da sottolineare che nel caso si voglia chiudere il conto per aprirne un’altro presso un diverso istituto di credito è opportuno prima procedere all’attivazione del nuovo conto e solo successivamente chiudere quello vecchio. Questo passaggio permetterà di spostare sul nuovo conto tutte le varie utenze (vedi accredito dello stipendio, eventuale addebbito di bollette, ecc.) e, anche, i propri risparmi ricordandosi, però, di lasciare i soldi necessari al pagamento di eventuali spese effettuate con bancomat e carte di credito, o per coprire eventuali assegni.
Trenitalia: al via i rimborsi per la neve
In questi giorni il maltempo ha creato tantissimi disagi. L’Italia è stata spazzata via da un’ondata di freddo che ha portato la neve perfino a Roma dove, generalmente, non nevica mai. I disagi più importanti si sono registrati sui treni e già cominciano a fioccare le prime richieste di rimborso. Quello che molti non sanno, infatti, è che se il treno fa più di 4 ore di ritardo è possibile richiedere il rimborso integrale del biglietto recuperando i soldi spesi avendo dovuto subire un disagio importante. Tuttavia si possono ottenere dei rimborsi parziali già a partire da 60 minuti di ritardo del convoglio, secondo quanto dichiarato dalla stessa Trenitalia che è stata pesantemente criticata per non aver preso provvedimenti per prevenire (almeno in parte) i disagi.
Secondo le prime stime, infatti, fino ad oggi si sarebbero fermati circa il 25% dei treni, ossia circa 2000 sugli 8 mila previsti. Per questo è molto importante che tutti gli utenti che abbiano subito disagi effettuino la richiesta di rimborso del biglietto, magari rivolgendosi prima ad un’associazione dei consumatori.
Piazza Affari perde pezzi: anche Benetton lascia
Dopo la notizia che anche Benetton uscirà da Piazza Affari qualche analista comincia a lamentare la forte crisi della Borsa di Milano che, ormai, sembra rappresentare sempre meno l’economia reale del nostro paese. Basti pensare che ormai il 90% delle contrattazioni ha per oggetto i titoli dei titoli più liquidi, ossia quelli dell’indice FTSE MIB (l’indice delle 40 maggiori società quotate a Piazza Affari), costituite in prevalenza da Banche e società energetiche mentre, tanto per fare un esempio, il comparto manifatturiero pesa molto meno del 20%. Insomma la borsa italiana griffata inglese (ricordiamo che la borsa italiana è di proprietà inglese) comincia a non piacere a molti.
E dopo il delisting di Benetton già si comincia a spargere la voce del delisting per Saras e altre aziende del settore manifatturiero per via degli scarsissimi volumi con cui vengono scambiate tutte le società small caps che viaggiano su quotazioni inferiori a quell dell’Ipo. Secondo un’ indagine di Angelo Provasoli e di Michele Preda di circa 3 anni fa, riportata dall’ottimo sito firstonline.info, su 80 società a maggioranza familiare quotate, ben 57 erano sotto il prezzo di Ipo.