Draghi: gravissima la situazione dell’Eurozona

Il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha definito “gravissima” la situazione dell’Eurozona. Una situazione che risulterebbe essere peggiorata in pochi mesi, e solo ora lievemente stabilizzatasi grazie alle misure di rigore che sono state approvate da alcuni Paesi, Italia in testa.  L’allarme lanciato dal numero 1 della BCE è quanto di più serio un presidente dell’istituzione monetaria abbia mai avanzato dalla nascita dell’euro.

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Industria: dati deludenti per ottobre

L’Eurostat certifica il freno della produzione industriale nell’Eurozona. Stando a quanto affermato dall’istituto statistico europeo, infatti, dopo il calo del mese di settembre, il rallentamento a livello congiunturale si sarebbe fermato a 0,1 punti percentuali. Un dato negativo, ma pur sempre migliore di quello medio dell’Europa a 27 e – soprattutto – di quello italiano.

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Eurozona, tengono Pil e ordinativi

Tengono (almeno per il momento, verrebbe da dire) i principali elementi statistici economici dell’Eurozona. Stando a quanto afferma l’Eurostat, infatti, le economie dell’Unione monetaria stanno continuando a crescere, allontanando per qualche giorno i timori di una recessione imminente.

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Portogallo, i titoli statali diventano spazzatura

Era nell’aria da qualche giorno, ma si è atteso solamente il 24 novembre per dichiarare spazzatura (junk) i titoli del debito sovrano del Portogallo. A muovere in questa direzione è stata l’agenzia di rating Fitch, che ha declassato ancora il rating sul debito portoghese, portandolo da BB+ a BBB-, con un outlook negativo sul futuro.

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Fiducia, nuova flessione nell’eurozona

Come era ampiamente prevedibile, il livello di fiducia nell’eurozona è calato rapidamente nel corso del mese di settembre, riflettendo tutte le difficoltà che i Paesi membri stanno affrontando, al fine di evitare una pericolosa reazione a catena nell’ipotesi di un default sostanziale o formale da parte della Grecia, e non solo.

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Eurobond, l’Asia prende tempo

Mentre in Europa – Germania e Francia a parte – l’ipotesi eurobond sembra acquisire sempre più concretezza, in Asia c’è chi si defila, preferendo attendere gli sviluppi della crisi del vecchio Continente per affermare la propria convinzione o meno circa la strada di emettere titoli di debito europei. In effetti la crisi che sta colpendo i paesi europei non permette di poter fare previsioni di lungo periodo circa il futuro dell’eurozona. proprio per questo le principali potenze economiche d’oriente danno l’impressione di voler aspettare che si “calmi la situazione” per poter fare un’analisi oggettiva circa la reale utilità degli eurobond ed esprimere un’opinione ufficiale in merito.

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