Bce sgrida l’Italia, ecco cosa ha detto

bce-conti-utileNon ci sono notti tranquille per Matteo Renzi e l’Italia. Se da una parte la Bce sembra essere fin troppo accomodante nei confronti delle zone periferiche del vecchio Continente, dall’altra l’istituto banchiere di Mario Draghi sembra essere altrettanto severo quando si tratta di esprimere giudizi nei confronti dei principali indiziati in un simile ambito di crisi.

“Restano rischi sulle possibilità del governo italiano di centrare l’obiettivo di un deficit di bilancio pari al 2,6% del Pil nel 2014, soprattutto dopo che il quadro economico è risultato peggiore del previsto” – ha in particolar modo affermato la Banca centrale europea all’interno del proprio consueto bollettino, all’interno del quale ha dedicato specifica attenzione proprio all’Italia, Paese che – prosegue il report – dovrà “rafforzare ulteriormente la posizione di politica fiscale così da adempiere alle norme del Patto di Stabilità e di Crescita, in particolare per quanto riguarda la riduzione del rapporto debito pubblico/Pil”.

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Scatto alla risposta, ecco cosa cambia per i clienti Telecom

telecomI clienti Telecom Italia stanno per dare l’addio al tanto temuto e odiato scatto alla risposta, la commissione che l’operatore telefonico percepisce nel momento in cui – dall’altra parte della linea – il nostro interlocutore risponde alla chiamata. Tutto bene dunque? Non proprio, perchè l’operatore telefonico, se da un lato compie un passo interessante in avanti sul fronte della convenienza tariffaria, dall’altra parte cerca di compensare i minori introiti derivanti dalla sparizione dello scatto alla risposta incrementando il canone di un euro al mese.

Le novità Telecom Italia sembrano dunque essere riconducibili all’interno di un’ottica di semplificazione dei prezzi base delle chiamate da casa. Dal 1 novembre – data dell’inizio della decorrenza delle nuove tariffe – lo scatto alla risposta di 5,04 centesimi di euro potrà finalmente diventare un labile ricordo, e in aggiunta verrà introdotto un unico prezzo per tutte le chiamate verso i fissi nazionali e i cellulari, pari a 10 centesimi di euro al minuto. Viene infine confermato lo sconto del 50% sulle chiamate verso i numeri fissi nazionali oltre le 3 ore di chiamate al mese.

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iPhone 6 e iWatch svelati: come reagirà il titolo Apple?

iphone6In una presentazione mai così attesa (forse) e mai così frequentata (sicuramente), Apple ha svelato due dei suoi nuovi gioielli. Gioielli ai quali affida, molto probabilmente, il destino commerciale dei prossimi mesi, visto e considerato che è proprio sull’iPhone 6 – in due versioni – e sull’iWatch, che la compagnia di Cupertino sta cercando di giocarsi bene le proprie carte, respingendo così la concorrenza anticipata di Samsung & co. Su quanto possa essere forte la propulsione della nuova gamma di Apple vige qualche legittimo dubbio, che tuttavia dovrebbe essere intiepidito dagli sviluppi dei prossimi giorni.

Ad ogni modo, andiamo con ordine. Apple ha svelato i due nuovi iPhone 6, in vendita negli Stati Uniti e in 8 altri prescelti Paesi (l’Italia non rientra in questa prima tranche, come già avvenuto nel passato) a partire dal prossimo 19 settembre. Gli ordini potranno invece essere inoltrati già a partire dal 12 settembre. Il prezzo base dell’iPhone 6 sarà di “soli” 199 dollari: un valore molto basso, apparentemente, poichè il device sarà venduto con due anni di contratto telefonico. La versione plus, dal display molto più grande, costerà invece a partire da 299 dollari, e sempre con due anni di contratto. In maniera più specifica, l’iPhone 6 costerà 199 dollari nella versione da 16 GB, 299 dollari per quella da 32 GB, 399 dollari per quella da 64 GB; per comprendere i prezzi della versione Plus, sarà sufficiente aggiungere 100 euro.

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Indipendenza Scozia: cosa accadrà il 18 settembre

scoziaIl prossimo 18 settembre è in programma il referendum per l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito. Valutato che – secondo i più attendibili sondaggi – i favorevoli alla separazione sarebbero in vantaggio, la sterlina in questi giorni sta subendo degli scossoni particolarmente importanti che potrebbero collimare nella data del 18 settembre, quando gli scozzesi saranno chiamati a esprimersi sulla “secessione”. Negli ultimi mesi il referendum era stato parzialmente sottovalutato dalle parti in causa, convinte che i favorevoli all’indipendenza fossero una decisa minoranza: il Sunday Times ha tuttavia ieri pubblicato un report “choc”, che dimostra come i favorevoli all’indipendenza siano il 51%, contro il 49% dei fedeli britannici.

Di qui, un piccolo caos valutario. La possibilità che a partire dal 18 settembre la Scozia diventi indipendente, infatti, ha spinto il governo conservatore e le forze d’opposizione a unire le forze contro quello che sarebbe un dramma geopolitico e finanziario (così, ovviamente, non la pensano le forze indipendentiste). Una unione di forze che tra poche ore si concretizzerà nel lancio del piano “devo maxi”, una sorta di esplosione del processo di devolution, che dovrebbe permettere alla Scozia di poter disporre di maggiore autonomia (fiscale, e non solo). La mossa sembra tuttavia una azione frettolosa e mal predisposta per cercare di correre ai ripari, e la leva di Cameron potrebbe non bastare per mettere al freno l’emorragia di consensi della parte dei “no”.

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Fatture verso la PA, ecco cosa cambia

fattureDa qualche giorno è entrato in vigore il nuovo regolamento relativo all’emissione di fatture nei confronti della Pubblica amministrazione. O, meglio, è entrato in vigore il divieto, per gli enti della Pubblica amministrazione, di pagare i fornitori che presentino il conto delle proprie opere e dei propri servizi con fatture cartacee: i documenti su carta sono infatti stati messi al bando, al fine di preferirgli in maniera definitiva quelli digitali.

Sono infatti scaduti da 24 ore i termini relativi ai tre mesi di transizione che il governo aveva ipotizzato quando – il 6 giugno scorso – entrò in vigore l’obbligo di fatturazione elettronica verso la Pubblica amministrazione. Una prima fase che ha coinvolto i ministeri, le agenzie fiscali e gli enti di previdenza, per un totale di 38 amministrazioni e, di contro, 18 mila uffici dislocati su tutto il territorio nazionale. Entro il 31 marzo 2015 la previsione verrà quindi estesa a tutti i restanti enti nazionali, contribuendo a generare la giusta spinta propulsiva nei confronti di una completa digitalizzazione delle fattura nei confronti della PA. Lo stop dei termini è stato confermato dall’Agenzia delle Entrate, che in una sua nota confermava come gli enti della Pubblica amministrazione “non potranno procedere al pagamento, neppure parziale, fino all’invio del documento in forma elettronica“.

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