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Moody’s taglia il rating al debito italiano

Il verdetto era atteso ma la decisione di Moody’s di declassare il debito italiano da Aa2 ad A2 non poteva non generare clamore nel mondo dell’economia (meno) e della politica (molto di più). Perchè se da un lato c’è chi prova a minimizzare (vedi il governo) dall’altra parte c’è chi prova a trarre giovamento da questo ennesimo giudizio negativo (vedi le opposizioni).

La verità è che il nostro debito pubblico è mostruoso e la nostra economia non cresce ma non c’era bisogno certo ne di Moody’s ne di S.&P. (che ricordo aveva declassato il debito italiano da A+ ad A) per capirlo.

Tra l’altro anche le motivazioni di Moody’s sembrano ricalcare in tutto e per tutto quelle di Standars and Poors, visto che ancora si parla di rischi finanziari ed economici a cui continua a restare esposta ‘Italia nonostante le manovre economiche correttive dei mesi estivi.

Insomma come a dire che le misure del governo sono approssimative e non saranno sufficienti a tenere a bada eventuali speculazioni che si potranno presentare con particolare forza quando si avvierà il default della Grecia, visto che ormai sembra essere l’unica via di uscita per questo paese.

Ovviamente il taglio di rating di Moody’s tiene conto del particolare momento che l’intera economia mondiale stà vivendo, infatti non a caso il nostro paese viene definito come solvente ma a rischio liquidità laddove si verificassero particolari condizioni che compromettessero la stabilità dell’eurozona.

Certo è che gli altri paesi europei non se la passano meglio: la Francia deve fare i conti con il possibile fallimento/salvataggio della banca Dexia che ieri ha perso il 20%, la Spagna che non se la passa tanto meglio dell’Italia e il Portogallo a rischio default subito dopo Grecia!

Dall’altra parte dell’oceano neanche gli Stati Uniti se la ridono visti gli scontri di questo week end che hanno portato a violenti scontri vicino wall street con centinaia di arresti di manifestanti che protestavano contro il mondo della finanza.

Una situazione globale drammatica che richiederebbe decisioni forti e condivise dal punto di vista economico che, al contrario, non sembrano essere vicine nemmeno nei singoli paesi come l’Italia dove governo e opposizioni continuano a discutere tra elezioni si o elezioni no o si ritirano in ballo fantomatiche leggi sulle intercettazioni telefoniche o sui processi brevi e lunghi.

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