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Monti: ecco il nuovo fisco

Dopo aver reso pubblici i redditi dei ministri e dei dirigenti della pubblica amministrazione il governo ha delineato quelle che saranno le linee guida dell’operato del fisco nel prossimo biennio. L’obbiettivo di Monti è quello di lasciare più spazio alla tassazione indiretta e a quella relativa ai redditi finanziari a vantaggio della tassazione indiretta che dovrebbe essere allegerita. Il premier continua il suo percorso di ristrutturazione dell’Italia lavorando su una nuova idea di fisco che vada a colpire i redditi derivati da attività finanziarie e che sposti parte della tassazione dai prelievi diretti a quelli legati ai consumi. Un altro punto interessante è quello relatio alla lotta ai paradisi fiscali. Monti assicura che sull’argomento lavorerà una task force con l’obiettivo di individuare delle “misure specifiche, sulla base della normativa comunitaria e degli strumenti di diritto internazionale, atte a contrastare detti fenomeni“.

Insomma quella del premier è una lotta all’evasione a 360 gradi, indispensabile per riequilibrare la pressione fiscale che colpisce gli italiani. Come più volte ha sottolineato negli ultimi giorni, il premier vuole cominciare a finanziare un graduale abbassamento delle tasse utilizzando parte dei proventi dalla lotta all’evasione fiscale, all’insegna del “se tutti paghiamo, paghiamo meno“. Un forte cambiamento rispetto al passato quando interessi personali si intrecciavano con quelli del paese creando situazioni imbarazzanti.Tra le altre novità che caratterizzeranno l’azione di governo nel prossimo biennio sarà la modernizzazione della pubblica amministrazione. Secondo il premier la strada da seguire è quella relativa alla valorizzazione del merito grazie all’applicazione dei sistemi di valutazione che consentiranno di alzare qualitativamente  il livello dei servizi erogati ai cittadini.

Seppur giudicando in maniera estremamente positiva il percorso indicato da Monti ci permettiamo di avanzare qualche perplessità sulla riuscita di un progetto tanto ambizioso in un’arco temporale che non verrà coperto per intero dal governo in carica. La paura è che alle prossime elezioni il nuovo governo possa invertire la rotta del cammino intrapreso senza apportare nessun valore aggiunto.

Il vantaggio di avere un governo tecnico, seppur con tutte le distorsioni del caso visto che non è stato eletto dal popolo come è doveroso che sia in una democrazia, è quello di avere un governo che non dev rispondere agli interessi del proprio elettorato ma che, al contrario, base le sue scelte considerando quello che è più giusto in quel momento per il paese.

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