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Scoppia il caso Electrolux: cosa rischiano i lavoratori?

Scoppia il caso Electrolux dopo che l’azienda ha più volte fatto sapere che i dipendenti dei suoi stabilimenti devono accettare condizioni economiche inferiori a quelle attuali altrimenti le fabbriche verranno chiuse e la produzione spostata in Europa dell’est. Tutto ciò ha destato un vespaio di reazioni contrastanti: da un lato coloro che “capiscono” il motivo dell’azienda interessata a rimanere competitiva sul mercato, dall’altro coloro i quali denunciano un vero e proprio ricatto da parte della dirigenza dell’Electrolux che, di fatto, avrebbe messo i lavoratori di fronte ad uno scenario assurdo.

electrolux

Per capirci qualche cosa in più cerchiamo di fare chiarezza sull’argomento cercando di lasciare in disparte le considerazioni personali. Insomma cerchiamo di ragionare nella maniera più imparziale (e se vogliamo insensibile) possibile!

Chi è la Electrolux e di cosa si occupa.

Electrolux è una multinazionale svedese nonchè il secondo più grande produttore al mondo di elettrodomestici per la casa e per un uso professionale seconda solo a Whirlpool. L’azienda può vantare nel suo gruppo marchi prestigiosi come Rex, Lux e Zoppas (solo per citarne alcuni).

Si tratta di una multinazionale con oltre 20 impianti produttivi in Europa di cui 5 in Italia: Solaro, Pordenone, Porcia, Forlì e Susegana per un totale di circa 5.715 dipendenti (al netto delle eventuali ripercussioni di questa vicenda che potrebbe evolvere con la chiusura di qualche impianto e l’inevitabile riduzione dl personale).

Cosa vorrebbero ottenere i vertici dell’azienda?

Attraverso una nota ufficiale l’azienda fa sapere che “La proposta tutta da discutere del costo dell’ora lavorata prevede una riduzione di 3 euro. In termini di salario netto questo equivale a circa 8% di riduzione ovvero a meno 130 euro mese. Nel corso dell’incontro è stata anche avanzata l’ipotesi di raffreddare l’effetto inflattivo del costo del lavoro, responsabile del continuo accrescere del gap competitivo con i paesi dell’est Europa, attraverso il congelamento per un triennio degli incrementi del contratto collettivo nazionale di lavoro e degli scatti di anzianità“.

In conclusione

Detto questo cerchiamo di analizzare i fatti: la Electrolux vorrebbe condizioni di lavoro simili a quelle di alcuni paesi dell’est europa. Di fatto il costo del lavoro in Italia è troppo alto. Se a questo aggiungiamo la lentissima burocrazia, la criminalità organizzata e la difficoltà ad avere rapporti con le strutture pubbliche di fatto un’azienda ha poche attrattive a rimanere e investire nel nostro paese. Non a caso stiamo assistendo negli ultimi anni ad una vera e propria emorragia di imprenditori che preferiscono adnare ad investire all’estero.

Sta di fatto che è il governo a doversi far carico di tutto questo, non i lavoratori. Qualche sacrificio potrebbe anche essere ammissibile ma se continuiamo su questa strada sarà la fine per il nostro paese. E’ lo stato che deve garantire le condizioni ottimali per favorire lo sviluppo imprenditoriale.

I lavoratori possono accettare qualche sacrificio ma non quello di vedersi ridurre lo stipendio, diminuire le ferie e rinunciare a tempo indeterminato ad aumenti salariali e scatti di anzianità. Se ciò venisse consentito anche le altre aziende seguirebbero l’esempio della Electrolux proittando il paese indietro di altri 30 anni. Un rischio che non ci possiamo permettere.

Io credo che di quello che sta accadendo al nostro paese qualcuno, prima o poi, ne dovrà rispondere.

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