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Rinuncia all’eredità: come si fa, quando conviene e cosa comporta

Non sempre ereditare significa ricevere qualcosa di buono, può capitare che, insieme a una casa o a qualche risparmio, arrivino anche mutui, debiti o problemi fiscali. In questi casi, rinunciare all’eredità è un diritto previsto dalla legge, pensato proprio per evitare che i debiti del defunto ricadano su chi resta.

Non è una decisione da prendere a cuor leggero, né basta una semplice dichiarazione verbale. Bisogna seguire un iter preciso, davanti a un notaio o al tribunale, entro certi tempi.
Vediamo insieme, passo dopo passo, come funziona la rinuncia all’eredità, quando conviene farla e cosa succede dopo.

Cos’è la rinuncia all’eredità?

La rinuncia all’eredità è un atto formale con cui una persona dichiara di non voler accettare i beni e i debiti di un defunto.
In pratica, chi rinuncia si tira fuori dalla successione, non eredita nulla, ma allo stesso tempo non risponde delle eventuali passività lasciate dal defunto.

Il riferimento normativo si trova negli arti.519 e art. 525 del Codice Civile.
La rinuncia deve essere fatta davanti a un notaio oppure presso la Cancelleria del Tribunale del luogo dove si è aperta la successione.
Non basta una lettera o una dichiarazione privata, quindi, l’atto deve essere ufficiale e registrato.

Dal punto di vista giuridico, chi rinuncia è considerato come se non fosse mai stato erede. I suoi diritti e doveri passano automaticamente ai successivi chiamati all’eredità, come fratelli, nipoti o, in assenza di altri, allo Stato.

Di solito si sceglie questa strada quando si sa, o si sospetta, che il defunto avesse debiti superiori ai beni o situazioni patrimoniali poco chiare. È un modo legittimo per tutelarsi da richieste di pagamento o controversie future.

Un aspetto importante da ricordare è che la rinuncia deve essere fatta prima di compiere qualsiasi atto che implichi l’accettazione, anche solo prelevare denaro da un conto o vendere un bene può essere interpretato come accettazione tacita.

Quando conviene rinunciare all’eredità?

Ci sono alcuni casi tipici in cui la rinuncia conviene davvero:

  • Quando il defunto aveva debiti elevati con banche, finanziarie o Agenzia delle Entrate.
  • Se i beni ereditati sono di scarso valore o difficili da vendere (ad esempio, immobili in comproprietà o con ipoteche).
  • Quando l’eredità include contenziosi legali o passività non quantificabili.
  • Se la famiglia è numerosa e accettare rischia di aprire lunghe dispute tra eredi.

In alternativa alla rinuncia esiste l’accettazione con beneficio d’inventario, che permette di accettare solo entro il valore dei beni, senza rischiare il proprio patrimonio personale. Ma, se i debiti superano nettamente i beni, la rinuncia resta la soluzione più prudente.

Come si fa a rinunciare all’eredità?

La dichiarazione di riuncia può essere resa in Tribunale o davanti a un notaio. Entrambe le opzioni sono valide, ma cambiano leggermente tempi e costi.

La rinuncia in Tribunale si presenta presso la Cancelleria delle Successioni del Tribunale del luogo dove si è aperta la successione. È la formula più economica, il costo si aggira intorno ai 200 euro, comprensivi di marche da bollo e diritti di cancelleria.

Se invece preferisci un percorso più rapido e assistito, puoi rivolgerti a un notaio, che redige e registra l’atto. In questo caso la spesa può variare tra 250 e 400 euro, ma hai la garanzia di una procedura più snella e di una consulenza dedicata.

In entrambi i casi, serviranno alcuni documenti:

  • Documento d’identità e codice fiscale del rinunciante;
  • Certificato di morte del defunto;
  • Dichiarazione di successione (se già presentata);
  • Eventuali certificati di stato di famiglia per dimostrare il grado di parentela.

Dopo la firma, l’atto viene registrato all’Agenzia delle Entrate e la rinuncia diventa immediatamente valida e irrevocabile.

Rinuncia alla successione per minorenni o incapaci

Se tra gli eredi ci sono minorenni o persone sotto tutela, serve un’autorizzazione specifica.
In questi casi, la rinuncia non può essere fatta direttamente dai genitori o dai tutori, ma deve essere approvata dal Giudice Tutelare.
Solo dopo il decreto autorizzativo sarà possibile procedere alla firma davanti al notaio o in tribunale. È un passaggio obbligatorio che serve a proteggere i diritti dei soggetti fragili.

Quanto tempo c’è per rinunciare all’eredità?

La legge concede fino a 10 anni per decidere se accettare o rinunciare (art. 480 c.c.), ma non conviene aspettare troppo.
Se nel frattempo ti comporti come erede, ad esempio, amministri beni, paghi tasse, vendi immobili, l’accettazione si considera già avvenuta, anche senza dichiarazione formale.

Può succedere anche che altri eredi o creditori chiedano al giudice di fissare un termine e in questi casi il tribunale concede di solito tre mesi di tempo per dichiarare la propria decisione.
Trascorso quel periodo senza risposta, la legge presume che tu abbia accettato. Per questo, è sempre meglio chiarire la propria posizione il prima possibile.

Effetti della rinuncia e differenza con la non accettazione

Rinunciare all’eredità significa rinunciare del tutto ai diritti e ai doveri legati alla successione. Non diventi erede, non ottieni nulla e non rispondi dei debiti.
L’eredità passa automaticamente al successivo chiamato o, in mancanza, allo Stato.

È diverso dal semplice non accettare perché il silenzio non basta a escluderti legalmente. Solo la rinuncia formale produce effetti certi e definitivi.

Da quel momento non puoi più cambiare idea, a meno che nessun altro abbia ancora accettato. In quel caso puoi revocare la rinuncia con un nuovo atto davanti al notaio o al tribunale.

Cosa succede dopo la rinuncia?

Dopo aver rinunciato, vieni escluso dalla successione come se non fossi mai stato chiamato. L’eredità passa agli altri eredi o, se non ci sono, allo Stato.
Se rinunci, ad esempio, a favore dei tuoi figli, saranno loro a decidere se accettare o rinunciare a loro volta.

Un caso particolare riguarda i debiti fiscali: se l’Agenzia delle Entrate ha in corso verifiche o cartelle a carico del defunto, queste non ricadono sugli eredi che hanno rinunciato.

Quando non si può rinunciare all’eredità?

Non è possibile rinunciare all’eredità se si è già accettato, anche implicitamente.
Ad esempio, se hai venduto un bene, ritirato soldi o firmato documenti come “erede”, la rinuncia non è più valida. Allo stesso modo, non si può rinunciare parzialmente: o si accetta tutto, o si rinuncia completamente.

Costi e tempi medi della rinuncia all’eredità

In media, una rinuncia richiede tra 3 e 10 giorni lavorativi.
I costi dipendono dal canale scelto:

  • In tribunale: circa 200 € complessivi (marche, diritti e registrazione);
  • Dal notaio: 250–400 €, a seconda del livello di assistenza e del numero di rinuncianti.

A volte si aggiunge una piccola spesa per la registrazione telematica all’Agenzia delle Entrate, obbligatoria per rendere l’atto ufficiale.

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