Moody’s taglia il rating delle banche italiane

Ieri sera Moody’s ha comunicato il downgrade di 26 banche italiane. La notizia, che era nell’aria da circa un mese, non ha suscitato più di tanto scalpore perchè le banche tornano a scontare il rischio paese che, con il pericolo di un’uscita della Grecia dall’euro, si fa via via più forte. I rating per le banche italiane, per quello che possono valere, sono oggi tra i più bassi se consideriamo le valutazioni degli istituti di credito dei principali paesi europei. Pesano, sicuramente, le condizioni di un’economia ormai in recessione appesantita da un’azione di austerity del governo che sta portando ad una riduzione a breve termine della domanda economica. Tutto ciò sta portando ad un sempre più difficile finanziamento sul mercato che spingerà le banche a ridurre ulteriormente la propria offerta di credito per evitare il rischio di mettere in pancia crediti di dubbia qualità.

Insomma il rischio più grande per le banche italiane è quello di non riuscire più a finanziarsi sul mercato e di essere costrette a ridurre ulteriormente il credito alle famiglie e alle imprese dando i soldi solo a chi offre garanzie estremamente solide (ossia una rarità in questo periodo). Ma vediamo nel dettaglio quali sono state le motivazioni che hanno spinto il taglio di rating per le principali banche.

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Quanto ci costa finanziare il debito

Ieri la Banca d’Italia ha comunicato che ad Aprile il debito pubblico ha raggiunto la quota record di 1.946,083 miliardi stracciando il massimo storico che era stato toccato a gennaio (“solo” 1.934,980 miliardi). Insomma il calo registrato a Marzo non era affatto un inversione di tendenza ma, semplicemente, un lieve assestamento prima di proseguire la corsa verso i 2000 miliardi di euro un limite che si sperava assolutamente di non raggiungere ma che al momento appare tremendamente vicino. A conti fatti, ad oggi, i 1946 miliardi in questione equivalgono ad un debito di 33.633 euro per ogni abitante del nostro paese. Non a caso l’Italia è uno dei paesi che può vantare, si fa per dire, uno dei più alti debiti pubblici del mondo specialmente se rapportato al pil. Insomma la cura del governo Monti sembra, fino ad ora, non aver avuto i benefici che ci erano stati promessi.

Eppure agli italiani sono stati chiesti sacrifici importanti: aumento delle aliquote fiscali, introduzione dell’Imu, riforma delle pensioni e chi più ne ha più ne metta. Perchè la cura Monti non sta funzionando? La risposta si può trovare facilmente sempre nei dati diffusi dalla Banca d’italia, ossia quelli relativi alle entrate tributarie che diminuiscono dello 0,5%.

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Ticket sanitari addio: arriva la franchigia

Sabato il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha annunciato una vera e propria rivoluzione in ambito sanitario (ma con ovvi risvolti economici): i ticket verranno sostituiti dalle franchigie. Anche se le parole del ministro sono state decisamente eloquenti è lui stesso a sottolineare come l’iniziativa sia ancora a livello propositivo. “Siamo a livello di una proposta, non e’ una decisione assunta. Una proposta che va nel senso, come da tempo annunciato, di rendere il sistema della compartecipazione piu’ equo e trasparente e tendenzialmente omogeneo“, queste le parole di Balduzzi ai microfoni Rai. Ma cosa comporta tutto ciò e, sopratutto, quali vantaggi offre al consumatore il passaggio da un sistema basato sui ticket ad uno, di questo tipo, basato sulle franchige? Per prima cosa cerchiamo di comprendere come funzionerà la proposta del Ministro qualora dovesse diventare legge.

Ad ogni cittadino verrà attribuita una franchigia in funzione del reddito familiare calcolato sul modello ISEE (il calcolo terrà conto anche di eventuali figli a carico, o alre condizioni che possano penalizzare economicamente il contribuente). Sul reddito lordo verrà calcolata una franchigia del 3 per mille superata la quale non si pagheranno le spese mediche e i medicinali (in convenzione, ovviamente).

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Casa: quando conviene comprare?

Un interessante studio sul mercato immobiliare americano ha fatto il punto della situazione sull’andamento delle quotazioni e su una eventuale ripresa del settore con lo scopo di aiutare chi vuole investire in immobili a cogliere il momento migliore. Essendo il nostro un mercato che si muove in ritardo rispetto a quello degli USA (per via della crisi che, qui da noi, è arrivata successivamente) è possibile trarre delle interessanti conclusioni per capire quanto sia conveniente comprare una casa in questo contesto. Dopo la pubblicazione degli studi del Censis su un possibile calo dei prezzi delle case stimato tra il 20 e il 50%, infatti, molti italiani sono titubanti su quanto sia conveniente acquistare oggi una casa che tra un anno potrebbe valere molto meno. Cerchiamo di capire come e quando conviene muoversi sul mercato immobiliare per approfittare di eventuali momenti di depressione del mercato immobiliare acquistando al prezzo più basso possibile.

Prima di procedere con la nostra analisi è bene ricordare che il mercato immobiliare americano ha subito una contrazione del 34% dei prezzi rispetto al picco del 2006. Attualmente le quotazioni stanno rallentando la propria corsa al ribasso, un primo segnale che alcuni analisti hanno interpretato come possibile anticipazione di una ripartenza del settore.

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Europa: nei prossimi mesi si gioca la partita decisiva

In queste ultime settimane abbiamo visto degenerare la crisi europea ad un ritmo quasi surreale. La speranza di poter riuscire , già da quest’anno, a vedere un accenno di ripresa sono state letteralmente spazzate via dagli avvenimenti delle ultime 2 settimane. Con ogni probabilità il 2012 sarà un anno difficilissimo e indimenticabile, uno di quegli anni che entrerà di diritto nei libri di scuola. Nel 2012 verranno gettate le basi di quello che sarà il futuro dell’Europa e, forse, del mondo intero sempre più globalizzato e, quindi, sempre più finanziariamente esposto. Insomma, come hanno dimostrato gli ultimi deludenti dati macro relativi a molti paesi situati al di fuori dell’Unione Europa e considerati “porti sicuri”, nessun paese può dirsi immune alla crisi. Di conseguenza qualsiasi cosa accade all’eurozona avrà ripercussioni a livello mondiale.

Per comprendere meglio lo scenario (e, quindi, anche ciò che ci aspetta nei prossimi mese) è bene mettere un po di ordine e fare il punto della situazione riassumento l’enorme quantitativo di novità che hanno caratterizzato le ultime settimane sia a livello economico-finanziario che a livello politico-sociale.

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Tornare alla lira? Possibile secondo Grillo

Che Grillo sia un provocatore questo è indubbio ma, allo stesso tempo, bisogna riconoscergli il merito di aver presentato delle iniziative e delle proposte molto interessanti al punto da raccogliere, oltre ad un ottimo risultato nelle ultime amministrative con il Movimento 5 Stelle, anche l’attenzione della stampa internazionale. Da Dall’Economist a Bloomberg, passando per la copertina del Time, Beppe Grillo sta dimostrando di riuscire a catturare l’attenzione dei media internazionali con le sue proposte shock tra cui, l’ultima, quella di un possibile ritorno alla lira. Per quanto ci riguarda, al contrario di altri siti di informazione, non abbiamo mai inteso l’uscita dall’euro come un tabù sostenendo, al contrario, che sia uno dei possibili sviluppi di questa crisi. Allo stesso tempo però dobbiamo riconoscere che un ritorno alla lira sarebbe un evento decisamente traumatico e che porterebbe il paese a vivere momenti ben più difficili rispetto a quelli che stiamo attraversando da un anno a questa parte.

Tornando a Beppe Grillo, secondo il leader del Movimento 5 Stelle uscire dall’euro è l’unica via di uscita per poter uscire dalla crisi. Riportiamo dal blog ufficiale alcune dichiarazioni di qualche settimana fa:” Non si tratta di essere ostili in principio all’euro, ma di poterselo permettere. Per rimanere nell’euro stiamo affamando il Paese, strangolando le aziende, trasferendo la ricchezza privata a copertura degli interessi sul debito pubblico che è (purtroppo) in euro.”

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