Rischio liquidità per le banche Europee?

Mentre la grecia si avvia, sempre più probabilmente, ad una prossima uscita dall’euro comincia la corsa dei cittadini presso gli sportelli bancari per prelevare i contanti in vista di un possibile ritorno alla dracma o, comunque, ad una nuova valuta nazionale. Anche se non si sta ancora assistendo ad un vero e proprio “assalto” la mole di soldi ritirati in un solo giorno non è affatto indifferente (specialmente in rapporto a quanto movimentato giornalmente nel paese): 700 milioni di euro. Ma cosa sta succedendo esattamente in Grecia e in particolare al settore creditizio del paese? Prova a spiegarlo il premio nobel Krugman che, sul suo blog, ha dedicato un interessante articolo all’argomento. Secondo l’economista i greci stanno ritirando i depositi in euro dalle banche abbastanza rapidamente, ma non abbastanza velocemente da poter essere intesa come una vera e propria corsa agli sportelli.

Ma come fanno le banche (da tempo sull’orlo del baratro) ad affrontare questa continua richiesta di denaro? Molto semplicemente gli istituti di credito di Atene stanno prendendo in prestito i soldi necessari dalla banca centrale greca, che a sua volta li deve prendere a prestito dalla Banca centrale europea.

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Contributo SSN: a rischio la detrazione

Una importante novità potrebbe arrivare a breve per gli automobilisti italiani e, in particolare, per chi era solito detrarre il contributo del SSN nel modello 730. Oggi i contributi del SSN (servizio sanitario nazionale) possono essere portati a detrazione recuperando il 19%. La riforma del lavoro attualmente al vaglio del Senato, qualora venisse approvata così com’è, senza modifiche, eliminerebbe questo vantaggio a partire dal prossimo anno. Insomma come al solito una cattiva notizia per i contribuenti italiani costretti a convivere con un fisco sempre più esigente. A questo proposito il sito facile.it ha fatto il punto della situazione calcolando i possibili disagi per gli automobilisti che, con questa agevolazione, potevano recuperare una piccolissima parte del costo dell’assicurazione auto.

Qualora dovesse passare senza modifiche la riforma Fornero, infatti, potrà essere dedotta dalla dichiarazione dei redditi solo la parte dei contributi del servizio sanitario nazionale eccedente i 40 euro. Questo vuol dire che, per contro, chi più paga a più possibilità di portarsi in detrazione il contributo.

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Grecia: si torna alle elezioni

Giornata terribile quella di ieri sui mercati per via del panic selling che si è scatenato sui mercati dopo che è stata diffusa la notizia del mancato accordo tra i partiti della Grecia per la costituzione di un governo tecnico di transizione. Ora il paese dovrà riaffrontare delle nuove elezioni nel mese di Giugno con la grande probabilità che ne escano vittoriosi i partiti antieuropeisti che, non applicheranno le misure imposte dagli organismi internazionali come contro partita degli aiuti. Insomma l’ipotesi di un’uscita veloce di atene dall’euro (ossia entro 2 mesi) sembra essere sempre più certa anche se i risvolti politici ed economici per l’eurozona e per la grecia stessa sono tutt’altro che banali. Le prime stime dei costi da sostenere nel caso l’euro perdesse uno dei suoi stati membri sarebbero altissimi per tutti gli europei e non solo per i greci. Ma, ovviamente, si tratta solo di stime perchè nulla può essere previsto in uno scenario tanto catastrofico come quello che si sta delineando all’interno del vecchio continente.

Il “non sapere a cosa si va incontro” è anche il motivo del panico registrato sui mercati ogni qual volta si parla di Grecia. Anche ieri all’arrivo della notizia di un mancato accordo dei partiti e del ritorno alle urne tutti i mercati hanno girato in negativo con perdite importanti sia in Europa che al di la dell’atlantico. Gli investitori sembrano volersi allontare da tutto ciò che riguarda l’Euro, eccezion fatta per i titoli di stato tedeschi considerati, in questo momento, il bene rifugio per eccellenza (ma sarà davvero così?).

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Commodities: possibili ribassi in vista

Il mercato delle Commodieties è, da sempre, al centro degli interesse degli investitori perchè tende a riflettere l’andamento dell’economia reale. La preoccupazione è che la maggior parte delle materie prime prossa subire un calo delle quotazioni nel corso del 2012 e, stando ad una prima analisi, le premesse ci sono tutte. La forte crescita del prezzo della maggior parte delle commodities, infatti, è determinato dalla domanda e, indirittemante dalla crescita dell’economia. Dal 2008 ad oggi stiamo vivendo la peggiore crisi economica della storia (forse anche peggiore di quella che caretterizzò i primi del ‘900) ma quello che comincia a preoccupare fortemente gli analisti sono i dati che cominciano arrivare dalle cosidette economie emergenti, ossia quelle che fino ad oggi non avevano subito grandi contraccolpi continuando a crescere a ritmi impensabili per gli standerd europei e statunitensi.

Parliamo, in primis, della Cina che negli ultimi mesi ha dato diversi segni di indebolimento. Quello che era considerato il motore del mondo, infatti, comincia a rallentare la sua corsa crescendo molto meno di quanto fatto negli anni passati. Le esportazioni cinesi sono drasticamente calate per via della crisi che sta mettendo in ginocchio l’Europa.

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Produzione industriale: è calo in tutta l’eurozona

Basandoci sui dati diffusi dall’Eurosta relativi alla produzione industriale nei paesi dell’eurozona abbiamo potuto fare il punto della situazione sullo stato di salute dell’economia all’interno del cuore della crisi. Il quadro che ne esce è estremamente negativo in quanto mediamente si è registrato un calo dello 0,3%. Tuttavia la situazione appare drammatica se si esaminano nel dettaglio le principali potenze economiche della zona e, in particolare, Francia, Germania, Italia e Spagna. Mentre le prime 2 sembrano tenere il passo (a dire il vero la Francia con molta fatica) Italia e Spagna stanno facendo registrare dei risultati estremamente negativi e ampiamente al di sotto della media dell’eurozona. Nel mese di Marzo 2012 la produzione industriale in Italia è diminuita del 5,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno contro il -1,2% della Francia e il +1,4% della Germania.

Non va molto meglio alla Spagna che fa registrare un calo del 7,5%, non molto lontana dai livelli della Grecia che a Marzo ha subito una contrazione dello 8,5%. Fa meglio della Spagna e dell’Italia perfino il Portogallo (si proprio il portogallo in fortissima crisi…) che si ferma ad un -5,7% e l’Irlanda a -3,2%.

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Moody’s taglia il rating delle banche italiane

Ieri sera Moody’s ha comunicato il downgrade di 26 banche italiane. La notizia, che era nell’aria da circa un mese, non ha suscitato più di tanto scalpore perchè le banche tornano a scontare il rischio paese che, con il pericolo di un’uscita della Grecia dall’euro, si fa via via più forte. I rating per le banche italiane, per quello che possono valere, sono oggi tra i più bassi se consideriamo le valutazioni degli istituti di credito dei principali paesi europei. Pesano, sicuramente, le condizioni di un’economia ormai in recessione appesantita da un’azione di austerity del governo che sta portando ad una riduzione a breve termine della domanda economica. Tutto ciò sta portando ad un sempre più difficile finanziamento sul mercato che spingerà le banche a ridurre ulteriormente la propria offerta di credito per evitare il rischio di mettere in pancia crediti di dubbia qualità.

Insomma il rischio più grande per le banche italiane è quello di non riuscire più a finanziarsi sul mercato e di essere costrette a ridurre ulteriormente il credito alle famiglie e alle imprese dando i soldi solo a chi offre garanzie estremamente solide (ossia una rarità in questo periodo). Ma vediamo nel dettaglio quali sono state le motivazioni che hanno spinto il taglio di rating per le principali banche.

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