Nuove regole per le farmacie

Dopo l’approvazione della commissione industria del Senato al decreto sulle liberalizzazioni si delineano le nuove regole che entreranno in vigore per il settore delle farmacie. L’effetto del decreto dovrebbe essere quello di garantire l’apertura di 5 mila nuove farmacie sul territorio nazionale stimolando la concorrenza e contribuendo ad un sostanziale ribasso dei prezzi specialmente dei prodotti di libera vendita. Molto interessante il dato relativo al tetto degli abitanti previsti per l’apertura delle nuove farmacie che passa dagli attuali 5 mila della normativa in vigore ai 3300 del decreto che entrerà in vigore a breve. Un’altra novità interessante riguarda le parafarmacie che potranno vendere anche nei piccoli comuni le medicine che verranno tolte dalla lista della fascia C, ossia quella completamente a carico del paziente.

Le prime reazioni, come era ovvio immaginare, non sono state particolarmente positive visto che le lobby del settore hanno fatto sentire in più occasione la propria voce tentando di ridimensionare in maniera significativa il provvedimento. Il rischio, secondo le associazioni dei farmacisti, è quello di mettere a dura prova il settore già in crisi per via della particolare congiuntura economica.

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Assicurazioni auto: si valuta la tariffa unica

In questi ultimi giorni è stato presentato un interessante emendamento per mano del senatore Pontone che prevede il pagamento di una tariffa unica per gli automobilisti più virtuosi. Questo emendamento potrebbe rivelare una piacevolissima sorpresa per molti automobilisti, in quanto andrebbe a cancellare le discriminazioni tra nord e sud, dove generalmente le tariffe rc auto sono decisamente più care. Con la tariffa unica per gli autmobilisti che fanno meno incidenti sarebbe possibile ottenere una polizza agevolata a livello nazionale evitando tutte quelle ridicole differenze tra città e città, spesso anche della medesima regione.  Se l’emendamento diventerà legge, quindi, le compagnie assicurative saranno costrette, a parità di condizioni, ad applicare la stessa tariffa su tutto il territorio nazionale.

In questo caso non sarà più possibile che un automobilista di 50 anni di Napoli che abbia una polizza auto con una classe di bonus malus pari a 1 paghi di più rispetto ad un automobilista della stessa età e con la stessa classe di merito di una qualsiasi città del nord Italia. Si tratta, quindi, di una piccola ma significativa rivoluzione che potrebbe rappresentare l’ennesimo tassello che mira a scardinare l’operato delle compagnie di assicurazione, più volte accusate di applicare tariffe non oggettive sul territorio nazionale.

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Bene Asta Btp, oggi attesa per LTRO

Ieri mattina si è conclusa in maniera positiva l’asta dei BTP in programma. A differenza di quella di lunedì, dove sono stati collocati titoli con scadenza di breve periodo, l’asta di ieri era un appuntamento particolarmente atteso dagli analisti per capire fino a che punto il mercato fosse pronto a fidarsi del nostro paese. I titoli oggetto dell’asta, infatti, erano BTP con scadenza a 5 e 10 anni. In entrambi i casi la richiesta è stata maggiore dell’offerta in particolare per il btp a 10 anni dove sono stati piazzati circa 3,75 miliardi ma con richieste superiori ai 5 miliardi di euro. I rendimenti sono scesi al 4,19%, per il titolo a 5 anni, e al 5,5% per quello a 10. Insomma si allenta la tensione sul nostro debito pubblico anche se non come sarebbe stato lecito aspettarsi. Lo spread, ad esempio, è sceso di pochissimo per poi stabilizzarsi a quota 354 punti base e, a dir la verità, anche sui rendimenti dei titoli (seppur in discesa) ci si sarebbe aspettato qualcosa in più.

Il problema sembra essere ora la profonda incertezza che continua ad aleggiare in Europa. Da un lato ci sono ancora molti problemi irrisolti legati alla Grecia, dall’altro pesa anche l’incertezza sull’andamento dell’asta in cui la BCE offrirà agli istituti di credito europei una montagna di liquidità ad un costo davvero molto basso, ossia l’1%.

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Cariparma: 2,5 miliardi per i mutui casa

Oggi vogliamo segnalare una nuova interessante novità che potrebbe interessare tutti coloro siano in procinto di acquistare un immobile. Il gruppo Cariparma Credit Agricole, infatti, ha deciso di lanciare una nuova offerta per i mutui casa stanziando la bellezza di 2,5 miliardi di euro destinati alle famiglie. Significative le parole del direttore Marketing Retail del Gruppo, Nicola Generani, che ha sottolineato che “il mutuo rappresenta una scelta strategica di vicinanza alle famiglie italiane nel progetto più importante per una famiglia ovvero l’acquisto della casa“. Un segnale in forte controtendenza rispetto all’andamento del mercato che, come abbiamo più volte segnalato negli ultimi mesi, sta vivendo delle fasi molto incerte. Le banche, infatti, hanno “chiuso i rubinetti” aumentando lo spread applicato ai mutui e rendendo più severe le garanzie richieste per ottenere il credito.

Cariparma, invece, sembra voler andare in controtendenza anche in questo proponendo mutui casa con la possibilità di finanziare fino all’80% del valore di mercato dell’immobile (e una durata massima di 30 anni) a tassi di interesse particolarmente interessanti rispetto a quelli proposti oggi sul mercato.

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Dopo la Grecia è allarme Ungheria

Abbiamo più volte parlato della crisi europea del debito e di come la Grecia non sia l’unico problema per l’economia dell’Unione Europea. Pochi giorni fa ricordavamo del caso del Portogallo, altro paese a rischio, che sta facendo di tutto per evitare di trovarsi nella stessa situazione del paese ellenico. Ma ad aggiungersi ad i casi “noti” arriva un altro paese: l’Ungheria. L’ungheria è un paese che non fa parte dell’eurozona ma la sua crisi è talmente violenta che rischia di diventare un boomerang per l’intera Europa con ripercussioni gravissime per tutte le aziende che hanno investito in questo paese. La crisi in Ungheria è talmente grave che è l’unica nazione Europea ad aver visto fallire definitivamente la propria compagnia aerea di bandiera. Un caso unico, al momento, che rispecchia a pieno la situazione dell’economia in genere provocata dall’attuale congiuntura economica e da scelte politiche errate.

Seppur l’economia ungherese non sia di dimensioni importanti gli effetti di un eventuale default del paese sarebbero gravissimi per tutto il vecchio continente. Basti pensare alla nostra Unicredit, il più importante gruppo bancario italiano insieme a Intesa, che è presente in maniera massiccia nel paese e potrebbe ricevere un durissimo colpo da un eventuale default.

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Italia: stipendi tra i più bassi d’Europa

Brutte notizie per il nostro paese che esce malissimo dal recente rapporto “Labour market statics” realizzato elaborando i dati Eurostat. Secondo questo rapporto, che ha preso in esame gli stipendi medi dei lavoratori dei paesi europei, l’Italia vanta gli stipendi tra i più bassi di tutta Europa. Dietro a noi si posizionano solo Malta, Slovacchia, Slovenia e Portogallo. Insomma siamo messi peggio perfino della Grecia che in questi giorni ha dovuto varare una serie di misure di austerity pesantissime per poter accedere agli aiuti internazionali ed evitare (per il momento) il default. A onor del vero bisogna sottolineare che i dati in questione si riferiscono al 2009 ma c’è da scommettere che la situazione, a distanza di 2 anni, non sia cambiata di molto. Il motivo principale di questo risultato “drammatico” è l’elevata tassazione che colpisce i ceti medio bassi ma, anche, la bassa crescita degli stipendi (in ben 5 anni gli stipendi italiani sono aumentati del 3,3% contro il 10 della Francia e il 16 del Lussemburgo).

Insomma, per il momento dobbiamo rassegnarci: i lavoratori italiani sono tra i meno pagati di tutta Europa nonostante siano in molti a lamentarsi degli eccessivi costi del lavoro in Italia. Pensiamo, principalmente, a quegli industriali che minacciano di chiudere le fabbriche in Italia per andare a lavorare all’estero dove i costi legati al lavoro sono inferiori.

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