BCE: tassi confermati all’1%

La Banca centrale europea ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse all’1%. Anche se la decisione era data quasi per scontata è stata accolta in maniera molto positiva dai mercati. Questo perchè insieme alla decisione di lasciare invariati i tassi Mario Draghi ha comunicato che varerà un nuovo prestito alle banche dopo quello già concesso nel passato mese di Dicembre. In questo modo il governatore della BCE intende garantire ulteriore liquidità a basso costo agli istituti di credito europei allentando, anche, la tensione sui debiti sovrani. Non a caso lo spread italiano è sceso fin sotto quota 350 punti, una soglia psicologica molto importante che da un po di serenità al governo Monti, impegnato su più fronti.

Per quanto riguarda la Grecia Draghi ha sottolineato come i partiti abbiano trovato un accordo sui nuovi tagli imposti dalla comunità internazionale, pur non “sbottonandosi” come il ruolo gli impone. Sta di fatto che l’effetto sui mercati è stato piuttosto positivo, segno che c’è la volontà di credere in un salvataggio di Atene nonostante nelle ultime ore si fosse diffusa la convinzione che il default non sia più un tabù.

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Cosa succede se la Grecia esce dall’euro?

Con il continuo alternarsi delle news provenienti dal fronte greco molti analisti stanno rivalutando la possibilità che non si arrivi ad un accordo con il paese ellenico, sempre più messo in difficoltà dai contrasti interni. Insomma la Grecia potrebbe uscire dall’euro. Se, questo, fino a pochi mesi fa era dato per impossibile oggi, tanto impossibile non lo è più. Anche lo stesso Spiegel Online, versione web dell’importante settimanale tedesco Der Spiegel, sottolinea come l’uscita della grecia dall’euro non debba essere vista come un tabù. Anche gli stessi vertici europei hanno sottolineato in settimana che salvare la Grecia costerebbe meno che farla uscire dall’euro ma, anche, che nel caso ciò dovesse avvenire non significherebbe la fine dell’eurozona.

Le prese di posizione, come quella dello stesso Monti che ha sottolineato che nessun paese uscirà dall’euro ma, anzi, ne entreranno di nuovi, appaiono sempre più improvabili o fatte apposta per infondere fiducia nei mercati. Il fatto stesso che la vicenda della Grecia sia diventata una vera e propria telenovela con annunci giornalieri che danno l’accordo per imminente, salvo poi rimandarlo di settimana in settimana testimonia come non ci sia nulla di già deciso.

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La migrazione dei lavoratori italiani

Secondo quanto affermato da una recentissima analisi, ogni anno, dal Sud al Nord, circa sessantamila laureati si spostano per cercare lavoro. Una migrazione continua e inesorabile che – pur non toccando i picchi riscontrati negli anni Sessanta – è comunque fortemente caratterizzatrice di quanto sta accadendo all’interno del territorio nazionale. Stando alle ricerche compiute dallo Svimez, infatti, nel 2010 circa 250 mila persone si sono spostate dal Sud al Nord. Di queste, poco meno della metà (114 mila unità) hanno effettuato il cambio di residenza, mentre la restante parte ha scelto di adottare una strategia di mobilità a lungo raggio, divenendo pertanto pendolari a tutti gli effetti.

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Finanziamenti: i tassi continuano a crescere

La giornata di ieri è stata protagonista, ancora una volta, di brutte notizie dal fronte creditizio. Stando agli ultimi dati diffusi dalla Banca d’Italia il costo dei finanziamenti nel mese di dicembre 2011 sarebbe cresciuto in maniera notevole rendendo ancora più caro prendere un mutuo o un prestito personale per le famiglie italiane. Inoltre si è assistito ad una diminuzione dei depositi del settore privato dello 0,5%. Tutto ciò non fa altro che delineare un quadro poco rassicurante, dove sembra che gli italiani abbiano perso fiducia in un sistema bancario che viene visto come sempre più distante dai bisogni dei cittadini. Bisogni fondamentali come quello di acquistare una casa, o di richiedere un prestito per finanziarne la ristrutturazione, che a causa dei continui aumenti stanno diventando sempre più difficili da ottenere.

Ma vediamo di andare per ordine. Come dicevamo la Banca d’Italia ha registrato un aumento del costo dei mutui che in media è salito (a dicembre 2011) al 4,26% dal 3,98% del mese di Novembre. L’aumento è ancora più considerevole se analizzato ponendo un’orizzonte temporale di un anno, in quanto a dicembre 2010 il valore era fermo al 3,18%.

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Fondi Pensione: un 2011 disastroso

Male, anzi molto male, i fondi pensione aperti nel corso del 2011 visto che in media hanno fatto registrare un calo di ben 2 punti percentuali nei rendimenti. Tanto per dare un’idea del fenomeno solo il 30% dei fondi pensione aperti è riuscito a chiudere il 2011 in positivo. A diffondere questi dati è ilsole24ore.com che, sottolinea, come anche i settori più prudenti, quelli cioè che hanno investito in titoli di stato e strumenti di breve termine, abbiano sofferto particolarmente la crisi dando vita a delle perfomance davvero molto deludenti. Secondo ilsole24ore tra i pochi fondi che hanno saputo andare in positivo spiccano il comparto obbligazionario di Aureo Gestioni (+2,57%) e Arca Previdenza (Linea Rendita R con il 2,49%).

A questo punta non si può far a meno di riaccendere la diatriba su quale sia la scelta più conveniente per un lavoratore: lasciare il tfr in azienda o investirlo nei fondi pensione? Stando a questi risultati sarebbe economicamente più vantagioso lasciarlo in azienda, in quanto l’Inps garantisce comunque un minimo di rendita.

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Certificazione energetica immobili nel 2012

Immobiliare.it pubblica il rsultato di una recente indagine circa la certificazione energetica degli immobili che, come tutti sappiamo, è obbligatoria da più di un mese. Secondo il prestigioso sito di annunci immobiliari solo il 12,7% degli immobili sarebbe in regola con la normativa che prevede un certificato dove sia riportata sia la classe energetica sia l’indice di prestazione energetica dell’immobile. Secondo gli analisti del portale il motivo starebbe nel fatto che fino ad ora solo la regione Lombardia ha previsto delle sanzioni per il mancato adempimento dell’obbligo con multe che vanno da un minimo di 3000 euro ad un massimo di 5 mila. Secondo l’Amministratore delegato del Gruppo Immobiliare.it, infatti, ci sono delle differenze importanti da regione a regione tanto che nel nord Italia la percentuale di annunci con la certificazione energetica varia dal 18,9 al 15,6% contro l’8,8% delle regioni del centro Italia.

Ancora peggio sono i dati degli annunci in regola con le certificazioni energetiche per quanto riguarda il sud Italia dove solo il 3,8% degli annunci risulta essere in linea con le normative. Peggio di tutti fa Palermo dove solo lo 0,9% degli annunci include la certificazione energetica dell’immobile, mentre la più virtuosa risulta essere Bolzano dove ben il 25,6% degli annunci è in regola.

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