Unicredit: vanno giù anche i diritti

Unicredit continua la sua discesa in borsa anche oggi. Il titolo viene quotata a Piazza Affari a circa 2,29 euro (che corrispondono a o,229 euro pre accorpamento) con una perdita del 11,29%. L’attenzione di molti trader era focalizzata proprio sulla giornata di oggi visto che cominciava la quotazione dei diritti per poter partecipare all’aumento di capitale sociale, aumento di cui abbiamo . Puntualmente stamattina sia il titolo che i diritti hanno cominciato a far registrare perdite significative che stanno destabilizzando la borsa di milano e che confermano Unicredit come il peggior titolo italiano del 2012 tanto che qualcuno comincia a preoccuparsi delle sorti della banca.

L’istituto di credito, infatti, solo qualche anno fa era quotato a circa 70 euro ad azione contro i 2,29 di oggi. Un calo superiore al 90% che potrebbe mettere a rischio fallimento la banca le cui quotazioni sono simili a quelle di 20 anni fa.

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Aumenta anche il permesso di soggiorno

Che il 2012 sia un anno caratterizzato dagli aumenti si era già capito da tempo. Dopo benzina, assicurazioni, bollette di luce e gas ora arriva anche la mazzata per i cittadini stranieri che richiedono il permesso di soggiorno visto che saranno costretti a pagare da un minimo di 80 ad un massimo di 200 euro per poter avere i documenti. La norma, introdotta dal precedente governo, prevede che l’aumento entri in vigore dal prossimo 30 Gennaio 2012 ma, come era immaginabile, già si stanno moltiplicando le proteste di stranieri e associazioni di categoria.

Secondo molti l’aumento, così come è stato introdotto, non è eauo in quanto andrebbe rapportato al reddito. Tuttavia, a meno di un intervento del nuovo governo che potrebbe decidere di bloccare il tutto, il provvedimento entrerà in atto a fine mese e gli stranieri che devono richiedere il permesso di soggiorno dovranno pagare fino a 200 euro per avere i documenti in regola.

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Crisi euro, Lagarde mantiene l’ottimismo

Non sembra essere preoccupata di un default dell’euro Christine Lagarde, direttore del Fondo Monetario Internazionale nell’epoca post Strausse-Kahn. Il numero 1 di una delle istituzioni finanziarie più importanti del mondo ha infatti affermato di non credere che nel 2012 la moneta unica europea vedrà la propria fine, mostrando evidenti aperture ottimistiche circa una permanenza di Atene all’interno dell’eurozona.

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Crisi Ungheria: il debito è spazzatura

La crisi del debito continua a mietere vittime in Europa. Stvaolta tocca all’Ungheria, un paese in grandissima difficoltà, il cui debito è stato valutato da Fitch “BB+”, ossia alla stregua di un titolo spazzatura. Secondo l’agenzia di rating i titoli di stato ungheresi sono altamente pericolosi in quanto la situazione di bilancio del paese è drammatica e la recente decisione del parlamento di svincolarsi dal controllo della BCE ha prodotto l’interruzione dei negoziati per gli aiuti finanziari chiesti dal paese pochi giorni fa. Siamo, quindi, dio fronte alla crisi dell’Ungheria? Che ripercussioni potrebbe avere per l’Italia?

In sostanza si potrebbe affermare che l’Ungheria sia davanti ad un bivio che potrebbe portare il paese verso l’isolamento dall’Europa con conseguenze molto difficili per la sua economia nazionale. Inoltre, seppur le apparanze non facciano pensare a collegamenti rilevanti per la nostra economia, qualche ripercussione potrebbe esserci anche per l’Italia.

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Inflazione mai così alta da tre anni a questa parte

Secondo quanto afferma l’Istituto Nazionale di Statistica nel suo ultimo aggiornamento periodico, nel corso del mese di dicembre l’inflazione avrebbe toccato il 3,3% su base annua, con un incremento mensile di 0,4 punti percentuali. Un aumento che è stato figlio del rincaro dei prezzi dei carburanti, con la benzina che schizza al + 1,9% rispetto a novembre, con un tasso tendenziale pari al 15,8%.  Complessivamente, ricorda l’Istat, l’inflazione media annua per il 2011 è stata pari al 2,8%, in corposo apprezzamento rispetto al + 1,5% del tasso medio 2010.

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Europa in recessione: ne è convinto Juncker

Il presidente dell’Eurogruppo ha recentemente affermato che l’Europa rischia di terminare in fase recessiva. Una dichiarazione che giunge a margine di un’analisi pubblicata a cura del centro studi Markit Economics, laddove si indica come le imprese dell’Eurozona saranno presto coinvolte in un quadro recessivo, con le ovvie conseguenze per le loro economie. Jean – Claude Juncker, per la prima volta, si è espresso in maniera nettamente preoccupata per il futuro a breve termine del vecchio Continente, definendo “sull’orlo della recessione” la situazione europea.

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