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I dazi statunitensi sono un “test non necessario”: parla il ministro Mario Centeno

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Mario Centeno, ministro delle Finanze portoghese e neo-presidente dell’Eurogruppo (Afp)

Mario Centeno, capo di un gruppo formato dai 19 ministri delle finanze appartenenti alla zona euro ha affermato che “i dazi statunitensi non rappresentano ciò di cui l’UE ha bisogno, considerando che da diversi anni la ripresa economica è stata promettente”.

La crescita è stata graduale negli ultimi due anni all’interno dei 19 stati membri accomunati dalla moneta unica, dopo la brusca flessione causata nel 2011 dalla crisi del debito sovrano. Purtroppo, la politica economico-finanziaria messa in essere dal presidente Trump rappresenterebbe una notevole sfida per la già fragile ripresa dell’eurozona.

Parlando proprio di questo previsto aumento dei dazi, il ministro Centeno ha puntualizzato che “tutto questo rappresenta un annoso rischio non solo per l’Europa ma anche per l’intera economia mondiale. I rapporti tra USA e UE potrebbe deteriorarsi nel brevissimo termine”. Le barriere commerciali determinerebbero una decisa frenata della crescita economica europea. Infatti, alla crescita del 2,4% del 2017 è seguito il già previsto rallentamento del 2018. I dazi ed i rapporti economici in genere non potrebbero far altro che acuire questa tendenza.

“Considerando che l’evoluzione di questa “crisi” non è di facile previsione, coloro che vedono in tutto questo processo un test non necessario per saggiare la ripresa economica hanno il mio pieno consenso” ha detto Centeno. “La nostra economia non ha bisogno di essere testata ma di misure che la proteggano. Quindi, bisogna lavorare per determinare il limite esatto per queste tariffe, sia in termini di portata che di durata”.

Sono attualmente al vaglio dell’Unione Europea le modalità più efficaci per prevenire un’escalation delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Secondo le notizie raccolte da varie e importanti testate giornalistiche, l’UE è intenzionata a proporre alle multinazionali esportatrici di auto un accordo atto a prevenire le ramificazioni più ampie nell’eventualità che il presidente statunitense imponga dazi del 25% sui carmarker europei.

Anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI) continua a lanciare avvertimenti sul rischio per l’economia della zona euro, rappresentato dalle tariffe commerciali elevate. Christine Lagarde, amministratrice delegata della FISM, ha affermato che “il problema adesso non è rappresentato dall’impatto economico ma dalla violazione della fiducia che mina la relazione tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Se queste tensioni commerciali continueranno ad intensificarsi, l’impatto sull’economia dell’eurozona diventerà sempre più violento”.

Per adesso, Trump ha solo aumentato le tariffe di acciaio e allumino nei confronti dell’UE. Ma le minacce del presidente sull’applicazione di dazi del 25% sulle auto europee continuano ad essere sempre presenti e sempre più insistenti. Se da un lato l’Unione Europea rappresenta il più grande esportatore di veicoli a motore nel mondo, l’altro vede gli Stati Uniti come il più grande paese importatore.

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