Uscire dall’Euro sarebbe così drammatico?

La crisi sta prendendo la piega peggiore che si potesse immaginare: la Grecia è più fuori che dentro la moneta unica, le economie di tutti i principali stati membri (Germania esclusa) stanno rischiando di collassare, si comincia a pensare ad una possibile fine dell’euro e le tensioni sociali stanno andando alle stelle. Insomma quello che ci troviamo davanti agli occhi, ci piaccia o no, è uno scenario apocalittico che rischia di degenerare da un momento all’altro. In tutto questo i governi europei riunitisi in settimana per l’ennesimo vertice non sono stati in grado di trovare nessuna soluzione, solo tante belle parole e pochi fatti. Un immobilismo, quello europeo, davvero snervante per tutti noi addetti ai lavori che ci troviamo costretti a raccontare la gravità della situazione giorno per giorno. Ma a Bruxelles sembra come se il tempo a disposizione sia infinito e, per l’ennesima volta, si rimanda di un altro mese qualsiasi decisione visto che nulla verrà fatto prima del prossimo vertice di fine Giugno che si terrà subito dopo le elezioni greche.

A questo punto non ci resta che cominciare seriamente a parlare di una possibile uscita dall’euro del nostro paese. Sia chiaro è e resta una prospettiva da “ultima spiaggia” ma le cartucce a disposizione dell’Eurogruppo sono davvero poche e i problemi sono enormi quindi bisogna cominciare a valutare questa non più come una fantasiosa ipotesi ma, al contrario, come una delle possibilità a nostra disposizione.

Leggi tutto

Sospensione dei pagamenti fiscali per le zone terremotate

Il terremoto in Emilia Romagna è stata una vera e propria tragedia che ha provocato 7 vittime. Ma come se non bastasse i veri problemi cominciano ora visto che gli sfollati sono ben 5 mila, molti dei quali hanno perso tutto proprio in un periodo dell’anno ricco di scadenze fiscali (tra le quali l’IMU). Per non parlare delle aziende: solo il consorzio del Grana Padano ha dichiarato di aver subito danni per oltre 200 milioni di euro. Insomma oltre alla crisi economica e alla tragedia del terremoto ora gli emiliani devono fare i conti con i problemi economici che assumono proporzioni drammatiche. Proprio per questo il governo, dopo aver dichiarato lo stato di emergenza di 60 giorni per Bologna, Modena, Ferrara e Mantova, ha anticipato che sospenderà i pagamenti fiscali in quelle zone. Una scelta che ci appare quanto meno doverosa specialmente in virtù del fatto che la ricostruzione e il ritorno alla normalità saranno estremamente lunghi.

Intanto il consiglio dei ministri si è riunito di urgenza ieri pomeriggio per prendere i primi provvedimenti. Il comunicato stampa di Palazzo Chigi sottolinea che “il fabbisogno finanziario per far fronte allo stato di emergenza verrà coperto utilizzando le risorse del fondo nazionale per la protezione civile. Il fondo è stato all’uopo rifinanziato con 50 milioni di euro, prima della dichiarazione dello stato emergenziale. Le risorse stanziate serviranno a coprire tutte le spese per i soccorsi, l’assistenza e la messa in sicurezza provvisoria dei siti pericolanti“.

Leggi tutto

Tutti pronti per la fine dell’euro

Non vogliamo fare catastrofismo ma al di la delle recenti smentite dei diretti interessati sembra proprio che l’Europa e il mondo intero si stiano preparando ad un eventuale fine dell’euro. Intendiamoci, con questo non vogliamo dire che sia già stata proclamata la fine dell’euro ma che il mondo intero si stia preparando a questa eventualità. La stessa UE sembra che abbia già pronto un piano per far uscire la Grecia dall’Euro (avevamo già pronosticato l’uscita della Grecia entro Luglio). Proprio ieri, infatti, il commissario europeo al commercio, Karel De Gucht, ha dichiarato in un’intervista al quotidiano De Standaard che esiste un piano concordato dalla Commissione Europea e dalla Banca centrale europea per evitare l’effetto domino sugli altri paesi europei nel caso Atene abbandoni la moneta unica. Ovviamente la smentita da parte delle 2 istituzioni è stata immediata e categorica ma le prime conferme sono arrivate dalla Germania visto che il governo tedesco si è detto “pronto a qualsiasi eventualità”.

Ma, come dicevamo, qui non c’è in ballo solo la permanenza della grecia nella moneta unica ma l’esistenza stessa dell’euro. Intanto da Londra fanno sapere di essere pronti ad una evenienza di questo tipo. Stando alle indiscrezioni pubblicate ieri su lastampa.it alcuni dei più grandi gestori di fondi del mondo sarebbero già pronti ad un eventuale ritorno alle valute nazionali.

Leggi tutto

CDS: per Italia e Spagna è massima allerta

I cds, credit default swap, rappresentano un ottimo parametro per valutare il rischio di un paese specialmente in un contesto difficile come quello che stiamo attraversando. E proprio analizzando i cds dei principali paesi della zona euro si può capire quale sia la possibilità che una tra Italia e Spagna sia la prossima vittima della speculazione. Entrambi i paesi, infatti, sono considerati i punti deboli dell’Europa ossia quelli che risentiranno maggiormente di una probabile uscita della Grecia dall’Euro. Non a caso, proprio nelle ultime ore, qualche analista ha incominciato a ritenere verosimile che, qualora ci fosse una escalation della crisi ellenica entro 24 ore la Spagna potrebbe avere problemi di liquidità per un assalto agli sportelli bancari. Insomma una vera e propria ondata di panico che spingerebbe migliaia di risparmiatori (spagnoli prima e italiani poi) a ritirare velocemente i propri risparmi dai conti correnti bancari.

Per quanto riguarda Italia e Spagna i relativi CDS sono arrivati a quotare ampiamente sopra 500 (quota definita critica) ed esattamente 502 per i cds italiani e 546 per quelli spagnoli. tanto per fare un esempio i cds francesi sono a quota 217. Stesso discorso si può valutare per quanto riguarda lo spread con quello italiano a quota 430-440 punti base e quello spagnolo ormai stabile sopra quota 480 punti.

Leggi tutto

Casa: quando conviene comprare?

Un interessante studio sul mercato immobiliare americano ha fatto il punto della situazione sull’andamento delle quotazioni e su una eventuale ripresa del settore con lo scopo di aiutare chi vuole investire in immobili a cogliere il momento migliore. Essendo il nostro un mercato che si muove in ritardo rispetto a quello degli USA (per via della crisi che, qui da noi, è arrivata successivamente) è possibile trarre delle interessanti conclusioni per capire quanto sia conveniente comprare una casa in questo contesto. Dopo la pubblicazione degli studi del Censis su un possibile calo dei prezzi delle case stimato tra il 20 e il 50%, infatti, molti italiani sono titubanti su quanto sia conveniente acquistare oggi una casa che tra un anno potrebbe valere molto meno. Cerchiamo di capire come e quando conviene muoversi sul mercato immobiliare per approfittare di eventuali momenti di depressione del mercato immobiliare acquistando al prezzo più basso possibile.

Prima di procedere con la nostra analisi è bene ricordare che il mercato immobiliare americano ha subito una contrazione del 34% dei prezzi rispetto al picco del 2006. Attualmente le quotazioni stanno rallentando la propria corsa al ribasso, un primo segnale che alcuni analisti hanno interpretato come possibile anticipazione di una ripartenza del settore.

Leggi tutto

Il declino del lavoro in Italia

Nei giorni scorsi l’Itat, come vi abbiamo prontamente riportato, ha diffuso il suo ultimo report sulla disoccupazione italiana aggiornata a Marzo 2012 mettendo in luce una situazione disastrosa. Il dato, ossia la disoccupazione che ha raggiunto il 9,8%, non è drammatico (c’è chi, come la Spagna, sta molto peggio di noi) ma lo è il trend. In questi giorni ci siamo presi la briga di spulciare negli archivi dell’Istat analizzando tutti i dati sul lavoro dal 2007 ad oggi e quello che emerge è un trend in rapidissima ascesa che ci ha visto passare da un tasso di disoccupazione del 6,1% nel 2007 al 9,8% di Marzo 2012. Un trend che sembra essere inarrestabile e che potrebbe non essere arrivato ancora a toccare il picco più alto. Il grafico che abbiamo realizzato è alquanto eloquente mostrando una curva costante sinonimo di centinaia di migliaia di posti di lavoro bruciati nell’arco di pochi anni.

Come si evince dal grafico la disoccupazione è tornata ad impennarsi già dal 2008, ossia quando ancora gli effetti della crisi finanziaria non avevano raggiunto l’econimia reale europea ed è andata via via intensificandosi negli anni successivi. Tra il 2010 e il 2011 non c’è stato alcun aumento, fatto che poteva indurre a pensare ad un cambio di rotta e ad una lenta ripresa dell’economia della zona euro.

Leggi tutto

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi