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Uscire dall’Euro sarebbe così drammatico?

La crisi sta prendendo la piega peggiore che si potesse immaginare: la Grecia è più fuori che dentro la moneta unica, le economie di tutti i principali stati membri (Germania esclusa) stanno rischiando di collassare, si comincia a pensare ad una possibile fine dell’euro e le tensioni sociali stanno andando alle stelle. Insomma quello che ci troviamo davanti agli occhi, ci piaccia o no, è uno scenario apocalittico che rischia di degenerare da un momento all’altro. In tutto questo i governi europei riunitisi in settimana per l’ennesimo vertice non sono stati in grado di trovare nessuna soluzione, solo tante belle parole e pochi fatti. Un immobilismo, quello europeo, davvero snervante per tutti noi addetti ai lavori che ci troviamo costretti a raccontare la gravità della situazione giorno per giorno. Ma a Bruxelles sembra come se il tempo a disposizione sia infinito e, per l’ennesima volta, si rimanda di un altro mese qualsiasi decisione visto che nulla verrà fatto prima del prossimo vertice di fine Giugno che si terrà subito dopo le elezioni greche.

A questo punto non ci resta che cominciare seriamente a parlare di una possibile uscita dall’euro del nostro paese. Sia chiaro è e resta una prospettiva da “ultima spiaggia” ma le cartucce a disposizione dell’Eurogruppo sono davvero poche e i problemi sono enormi quindi bisogna cominciare a valutare questa non più come una fantasiosa ipotesi ma, al contrario, come una delle possibilità a nostra disposizione.

A tale proposito si sono fatti tanti catastrofismi sulle conseguenze di un’uscita dall’euro e di un conseguente ritorno alle valute nazionali. Tuttavia oggi vogliamo provare a dare una visione diversa di questa possibilità tutt’altro che remota, sicuramente molto meno pessimistica di quelle proposte dai media tradizionali.

Partiamo subito con una precisazione: uscire dall’euro non sarebbe affatto indolore. Ma quello che ci chiediamo è se questa situazione lo sia. La nostra economia sta vivendo momenti drammatici: la disoccupazione giovanile ha superato il 30%, ogni giorno chiudono decine di aziende e stanno aumentando di mese in mese i suicidi di persone disperate perchè non riescono a pagare i debiti.

Il mercato immobiliare è in calo del 10% circa (ma entro i primi mesi del 2013 dovrebbe scendere di un altro 20-30%), il potere delle famiglie continua a diminuire per effetto dell’inasprimento fiscale necessario per fronteggiare il nostro debito pubblico.

Insomma partendo da questa premessa è possibile analizzare più a fondo quali potrebbero essere le conseguenze di un’uscita dall’euro del nostro paese con la consapevolezza che l’alternativa non sarebbe certo tutta rose e fiori.

L’ipotesi più accreditata in caso di ritorno alla valuta nazionale vede una svalutazione della moneta del 30-35% circa (frutto di una media tra le ipotesi più pessimistiche che ipotizzano il 50% e quelle più positive che si fermano al 20%). Questo, ovviamente, comporterebbe un aumento di tutti quei beni e servizi che il nostro paese è solito importare dall’estero come l’energia (inclusa la benzina), i prodotti elettronici o le auto non di produzione italiana.

Sicuramente questo sarebbe l’effetto più immediato per la popolazione che si troverebbe in poco tempo a pagare di più per avere questi prodotti e servizi. Un altro problema estremamente serio sarebbe quello legato al valore degli immobili, visto che è ipotizzabile che il valore delgi stessi subirebbe una forte svalutazione penalizzando principalmente quelle famiglie che si sono indebitate in maniera pesante per acquistare la propria casa.

Tuttavia anche in questo caso c’è da sottolineare che anche nel caso di restare nell’euro il valore degli immobili è destinato a scendere nei prossimi 12 mesi anche per la necessità di riallinearsi al potere di acquisto delle famiglie visto che erano stati raggiunti valori non più sostenibili.

A questo punto è ora di parlare anche degli aspetti positivi, perchè sono tutt’altro che trascurabili. In effetti la svalutazione della moneta provocherebbe una diminuzione degli stipendi che, di fatto, renderebbe le nostre aziende decisamente più competitive a livello internazionale. E’ ipotizzabile un boom delle esportazioni visto e considerato che il made in Italy è un’industria ancora molto forte e apprezzata in tutto il mondo.

In sostanza questo potrebbe dar vita ad un nuov ciclo della nostra economia con la possibilità di lasciarci alle spalle il periodo più difficile nell’arco di un anno o poco più per poi tornare a crescere a ritmi superiori a quelli degli ultimi anni. Inoltre una svalutazione della moneta ridarebbe un nuovo slancio al settore turistico, fondamentale per la nostra economia visto l’immenso patrimonio naturalistico e storico.

Insomma uscire dall’euro, seppur doloroso, non sarebbe la fine del mondo. Qui di seguito riproponiamo una video intervista a Claudio Borghi, docente di economia all’Università Cattolica di Milano in cui vengono ipotizzati gli scenari in caso di uscita dall’euro.

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