L’impatto del “Oil Crunch” sull’economia

L’Oil Crunch (detto anche “picco petrolifero”) sarà, secondo molti esperti, la causa principale della prossima crisi economica. Una crisi che, secondo gli esperti, potrebbe avere ripercussioni inimmaginabili sull’economia mondiale per via dell’altissima dipendenza da questo combustibile fossile di cui abbiamo una disponibilità ancora molto limitata. Una dipendenza che è cresciuta nel corso dei decenni fino a raggiungere il consumo attuale che, da molti analisti, è considerato insostenibile sia per la scarsità di petrolio presente sulla terra, sia per l’alto inquinamento con cui stiamo mettendo a rischio l’ambiente in cui viviamo.

Visto il continuo aumento della domanda di greggio sul mercato molte stime riferiscono che si dovrebbe arrivare al picco di produzione già verso il 2013 – 2014.

General Motors e Chrysler: fusione al via?

Con la crisi economica sempre più drammatica e una situazione nel mercato dell’auto disastrosa si parla sempre più spesso di una possibile fusione tra General Motors e Chrysler, i due colossi dell’industria automobilistica americana oggi sempre più in crisi per via della scarsa richiesta di veicoli di grande dimensioni a discapito di quelli più piccoli, ossia di taglia europea.

Il fondo Cerberus, infatti, avrebbe deciso di vendere Chrysler (acquistata nel 2007 e ritenuta oggi un pessimo affare) ed oltre a GM è in trattativa con Nissan – Renault, in affanno anche loro ma con una condizione economica migliore rispetto a GM che deve sopportare il grosso calo di vendite del mercato USA.

Mutui, case e inflazione

La crisi economica che stiamo vivendo in questo periodo è una delle più dure che si ricordi e, molto probabilmente, sarà una delle più dure della storia con ripercussioni che potrebbero andare ben oltre quello che, fino a qui, è stato prospettato. Molte persone sono spaventate e aumentano le preoccupazioni legate al pericolo di perdere i propri risparmi. ma a preoccupare le famiglie e le imprese sono anche l’aumento costante dei prezzi e la sempre maggiore volatilità del mondo del lavoro che non da più nessuna certezza.

Bisogna vendere i propri investimenti?

In questi giorni le borse stanno vivendo momenti di fortissima crisi. Ogni giorno vengono bruciati decine di miliardi e molti titoli sono ormai precipitati ai minimi storici con forti conseguenze per gli investitori. I più a rischio sono, ovviamente, i piccoli risparmiatori ossia quelli che avevano investito parte dei propri risparmi affidandosi alle banche che, in molti casi, non hanno avvisato tempestivamente i clienti informandoli del collasso della situazione. A questo proposito cerchiamo di capire, brevemente, cosa è più opportuno fare qualora ci si trovasse in questa difficile situazione.

Variazioni della pressione fiscale nei comuni

Secondo uno studio della CGIA di Mestre la pressione tributaria locale in Italia varia in maniera consistente da comune a comune con differenze che in alcuni casi possono essere anche molto eclatanti. Tra le città con l’incidenza maggiore delle tasse troviamo Milano, con una media pro capite di 2.016 €, Pavia, con una media di 1.947 €, e Roma, con 1.940.

La riscossa delle Banche Cinesi!

Dopo circa un anno dalla crisi dei mutui Subprime e decine di banche americane ed europee (considerate una volta dei veri e propri colossi) fallite o sull’orlo del fallimento, la Cina si prende una bella rivincita. Già perchè secondo una stima di “Bloomberg” sono cinesi tre dei sei maggiori gruppi finanziari mondiali: HSBC, ICBC e China Construction Bank (Ccb).

E così da semplici spettatori le Banche cinesi diventano protagoniste compiendo acquisizioni di pacchetti di azioni di quel che rimane delle banche americane e di alcune banche europee. D’altronde le banche cinesi godono di una grandissima liquidità dovuta al fatto che operano in un contesto economico che cresce a ritmi incredibili.

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