Alternative alla benzina: gas e metano

Ancora pessime notizie dal fronte della benzina visto che proprio nella giornata di ieri sono stati segnalati nuovi massimi dei prezzi dei carburanti in molte regioni italiane. La verde viene venduta ad una media di circa 1,81 euro al litro con picchi di oltre 1,90 mentre il diesel è ampiamente sopra 1,70 euro al litro con picchi rilevati al di sopra di 1,80 euro al litro. Una situazione insostenibile per le famiglie e le imprese italiane sempre più strette dalla morsa della crisi economica. Secondo le associazioni dei consumatori molto presto si verificherà un aumento dei prezzi dei beni alimentari proprio per via dell’aumento smisurato dei carburanti che hanno fatto registrare un +26% rispetto agli ultimi 12 mesi. Proprio per questo molti italiani cominciano a valutare forme alternative di energia più economicamente sostenibili oltre che in linea con l’ambiente. Parliamo di metano e/o GPL che si stanno facendo preferire alla benzina verde e al gasolio nelle vendite di auto nuove.

In questi giorni il tema tanto discusso è stato rilanciato anche dall’offerta della Fiat che sta proponendo la possibilità di acquistare una vettura a GPL o a Metano praticamente allo stesso prezzo del modello a benzina con l’unica differenza di poter arrivare a consumare anche il 60% in meno. Non male in tempi di crisi e con il prezzo della benzina verde su livelli così alti.

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Combattere la crisi con lo scambio casa

Da qualche mese a questa parte non facciamo altro che parlare di crisi economica e di quanto sia duro per le famiglie italiane arrivare alla fine del mese. Proprio per questo parlare di vacanze in un contesto come questo ci sembra quanto meno poco delicato. Eppure, nonostante la crisi economica, ci sono tantissime famiglie che riescono a permettersi degli incantevoli periodi di riposo in giro per il mondo spendendo, praticamente, nulla. Il segreto è lo scambio casa, un fenomeno che ha subito una crescita incredibile negli ultimi anni (proprio in concomitanza con l’espolosione della crisi) e che permette a migliaia di famiglie in tutto il mondo di scambiare la propria casa per brevi periodi di vacanza. In Italia lo scambio casa viene gestito da scambiocasa.com sito referente di Home Exchange il leader mondiale del settore che può vantare oltre 40 mila soci sparsi in 130 paesi e un business che è raddoppiato negli ultimi 2 anni.

Utilizzare questo strumento abbinato alle offerte delel compagnie low cost permette di poter organizzare una vacanza senza incidere, se non in minima parte, sul proprio busget familiare. Per poter effettuare lo scambio, infatti, è sufficiente iscriversi al sito pagando un abbonamento annuale di 86 euro che consentiranno l’accesso all’intero database mondiale.

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Benzina: Federconsumatori denuncia i rincari

Ieri una nota di Federconsumatori ha denunciato l’ennesimo rincaro dei prezzi dei carburanti che hanno raggiunto un nuovo massimo sia per la verde che per il gasolio. Secondo la federazione dei consumatori il danno alle famiglie italiane e all’economia in genere è pesantissimo, tanto da richiedere l’intervento immediato del governo per evitare che la situazione degeneri. Proprio ieri, infatti, sono stati raggiunti nuovi picchi: la verde viene venduta ad un prezzo medio di 1,80 euro al litro con punte di 1,90 mentre il gasolio fa registrare una media di 1,74 euro e punte di 1,77. Insomma la soglia psicologica dei 2 euro è quanto mai vicina e, continuando di questo passo, potrebbe essere raggiunta nell’arco di pochissimi mesi. Ma quanto pesano questi rincari sulle famiglie e sulle imprese italiane? Cosa comporta per utti noi avere un prezzo dei carburanti così alto?

Purtroppo in un paese come il nostro dove gran parte della merce viene trasportata su gomma è evidente che ogni rincaro dei carburanti si traduca in un aumento dei prezzi di consumo. A cominciare proprio dai beni di prima necessità, ossia dai prodotti alimentari che, inevitabilmente, sono tra i più sensibili agli aumenti della benzina.

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Lunedì si decide il futuro della Grecia

Qualche giorno fa ci eravamo posti qualche dubbio sulla reale possibilità che la Grecia potesse uscire dalla crisi ed evitare il fallimento. Non a caso avevamo pubblicato un articolo dal titolo “Cosa succede se la Grecia esce dall’euro?“, analizzando la situazione del paese ellenico senza i filtri che da giorni vengono imposti dalla stampa internazionale e dalle fonti ufficiali. Il teatrino a cui stiamo assistendo, infatti, ha dello sconvolgente: sono quasi 2 mesi che si va avanti dicendo che entro una settimana le parti sigleranno un accordo per sbloccare i fondi ed evitare il default ma, alla scadenza, viene puntualmente rimandato il tutto lasciando il paese e l’intera Europa, con un nulla di fatto. Tant’è che cominciano perfino a circolare delle voci sulla possibile presa di posizione di alcuni paesi dell’eurozona che starebbero spingendo per far uscire la Grecia dall’euro.

Si tratta dell’ennesima provocazione o di qualcsa di più reale? Purtroppo, per il momento, non è dato saperlo visto che le notizie cambiano di giorno in giorno. Quello che appare sempre più certo è che le misure imposte alla Grecia in cambio degli aiuti finanziari stringerebbero il paese in una morsa talmente forte da rendere impossibile, o quasi, una ripresa economica nel medio periodo.

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Moody’s tagli il rating dell’Italia ad A3

Ancora brutte notizie sul fronte del rating del nostro paese: ieri Moody’s ha deciso di abbassare ulteriormente il giudizio sul nostro paese portandolo ad A3 (prima era A2) con prospettive negative. Non sono bastati, quindi, i giudizi positivi sull’operato del governo Monti di Obama e dei principali vertici europei per scongiurare l’ennesimo declassamento che, a dir la vertià, coinvolge altri 5 paesi tra cui Malta, Slovenia, Portogallo, Slovacchia e Spagna. Per quanto riguarda gran Bretagna, Francia e Austria, invece, è stato modificato solo l’outlook portandolo a negativo. Insomma si conferma ancora il giudizio negativo delle società di rating (americane) per i principali paesi europei con un’attenzione e un tempismo che potremmo definire quasi maniacale.

Tuttavia, come ci è stato dimostrato nelle ultime settimane, i mercati sembrano reagire in maniera sempre meno reattiva ai giudizi delle società di rating segno che queste hanno un sempre minore peso per gli investitori internazionali. Proprio per questo assume ancora più importanza il lavoro che Monti sta svolgendo al di fuori dei nostri confini nazionali proprio per far tornare la fiducia nel nostro paese.

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British Petroleum torna in utile

Dopo aver attraversato un periodo estremamente complicato – determinato fondamentalmente dal disastro ambientale della piattaforma Deepwater Horizon, che riversò tonnellate di greggio nelle acque del Golfo del Messico, e causò la morte di 11 dipendenti – i conti di British Petroleum tornano finalmente in utile, per la gioia dei suoi azionisti. Complice il rialzo del prezzo del petrolio e la vendita di qualche asset non ottimizzante, infatti, il bilancio 2011 della società si è chiuso con ricavi pari a 96,34 miliardi di dollari, contro gli 84 miliardi di dollari dell’anno precedente.

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