In un periodo di crisi in cui vengono chiesti pesantissimi sacrifici ai cittadini attraverso un aumento di tasse epocale (basti pensare all’aumento dei carburanti di 2 mesi fa del 10% circa a cui ne seguirà un’altro tra pochi giorni, l’introduzione dell’imu sulla prima casa, ecc.) è lecito ripensare alle priorità del paese scartando i progetti come il Ponte sullo stretto di Messina, che costano molto e la cui utilità e in forse. Invece il discorso torna più in voga che mai in quanto si è in attesa della decisione del Cipe che, se non rigetterà il progetto finale, ci costringerà a pagare una penale pesantissima se il ponte non si farà. Insomma la situazione per le casse dello stato è più pesante che mai: se il ponte sullo stretto si farà dovremo sopportare il costo altissimo della sua realizzazione, se non si farà dovremmo pagare le penali altissime accordate dal governo Berlusconi alle società individuate per la realizzazione dell’opera.

Insomma una strada che sembra essere senza uscita e che scatena un putiferio tra i detrattori dell’opera che chiedono al governo Monti di trovare una soluzione dopo i tanti sacrifici chiesti agli italiani. D’altronde il costo del ponte sullo stretto è stimato intorno agli 8,5 miliardi di euro, un costo altissimo che renderebbe inutile i sacrifici chiesti agli italiani in fatto di pensioni.
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