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Roubini: guerra in Iran e recessione

Da settimane continua a salire la tensione tra Stati Uniti e Iran che, secondo fonti dell’intelligence, sarebbero molto vicini ad avere la bomba atomica. Oltre ai drammi umanitari che, purtroppo, sono comuni a tutte le guerre un eventuale conflitto in Iran potrebbe avere ripercussioni devastanti anche a livello economico spingendo i paesi industrializzati verso una recessione senza precedenti. A lanciare l’allarme è Nouriel Roubini, uno dei pochi economisti ad aver predetto la crisi del 2008, che intervistato da MSNBC ha sottolineato gli eventuali scenari economici a cui si potrebbe assistere nel caso gli USa e Islraele decidano di scatenare una guerra con l’Iran. Un eventuale conflitto, secondo l’economista, farebbe immediatamente schizzare verso l’alto il prezzo del petrolio che potrebbe raggiungere, velocemente, i 150 dollari al barile.

Quello che spicca dall’intervista di Roubini è la conferma di come il mondo abbia, ora più che mai, bisogno di stabilità per consentire all’economia di tornare a crescere su livelli significativi. Un eventuale conflitto provecherebbe un’immediata tensione sul comparto petrolifero (ricordiamo che l’Iran è uno dei maggiori produttori di petrolio del mondo) con ripercussioni pesantissime sulla crescita.

Questo perchè l’economia globale è già messa sotto pressione dai problemi dell’Europa e dalla bassissima crescita dei consumi nelle altre principali economie del mondo (tra cui gli Stati Uniti), cosa che ha costretto perfino la Cina a rivedere le proprie stime sulla produzione industriale che comincia a rallentare.

Insomma dopo la Grecia e il Portogallo si aggiunge un’altro fattore di altissimo rischio per l’economia mondiale, senza ovviamente considerare gli aspetti sociali di tutto quello che una guerra potrebbe comportare.

Tuttavia lo scoppio di un conflitto resta un’ipotesi “estrema”, in quanto i fattori che entrerebbero in gioco sarebbero molti, primo tra tutti quello economico. L’America in un contesto così difficile, con una disoccupazione ancora molto alta e un debito pubblico “mostruoso” farebbe fatica a giustificare ai suoi cittadini i miliardi di dollari di spese militari necessari per affrontare un conflitto di questa portata.

Per non considerare il fatto che un eventuale picco dei prezzi del greggio provocherebbe un danno all’economia che si potrebbe definire “drammatico” perchè si ripercuoterebbe sui consumi dei beni di primissima necessità toccando anche i beni alimentari.

Insomma uno scenario, quello pronosticato dal professore Nuriel Roubini, che al momento appare come molto catastrofista (in più occasioni è stato accusato proprio di questo, ossia di avere una visione eccessivamente pessimistica) ma che sarebbe opportuno non sottovalutare.

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