Con lo spread a 310 risparmi in vista

Venerdì lo spread è sceso sotto i 310 punti base, il valore migliore da settembre 2011. Secondo le prime stime la discesa dello spread potrebbe permetterci di risparmiare qualcosa come 55 miliardi di euro in meno nei prossimi 3 anni rispetto alle stime che gli analisti avevano fatto a Novembre. Che sia l’effetto della cura Monti o dell’iniezione di liquidità della BCE poco importa. Quello che è fondamentale è che si sia alleggerito il costo che il nostro paese deve sostenere per rifinanziare il mostruoso debito pubblico che si sta cercando disperatamente di far diminuire per rispettare i rigidi paremetri europei. Tuttavia lo spread intorno ai 300 punti non deve essere visto come un traguardo, ma al contrario, come il punto di partenza per il rilancio del nostro paese, visto e considerato che solo all’inizio del 2011 lo spread tra titoli italiani e quelli tedeschi faceva registrare appena 200 punti di distacco.

Come abbiamo detto l’effetto sui conti pubblici è davvero imponente e permetterà di risparmiare circa 18 miliardi di euro all’anno per i prossimi 3 anni. Basti pensare che all’apice della crisi il nostro paese ha dovuto garantire oltre il 6% di interesse sui titoli a 6 mesi (nell’asta del 25 Novembre 2011) contro l’1,2% dell’ultima asta.

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Investire in bund tedeschi conviene?

Visto il difficile contesto economico che stiamo attraversando continuiamo ad analizzare i vari strumenti che si hanno a disposizione per investire i propri risparmi. A questo proposito è ovvio valutare anche la possibilità di puntare sui titoli di stato e, in un’ottica di prudenza, approfittiamo per valutere i bund tedeschi. Come tutti ben sappiamo la Germania è il paese che può vantare la più solida economia dell’area dell’euro, oltre ad essere una delle principali potenze economiche del mondo. Proprio per questo i suoi titoli di stato sono tra quelli che offrono le maggiori garanzie di affidabilità anche se, a onor del vero, anche i rendimenti più bassi. Tuttavia in un’ottica conservativa che mira principalmente a proteggere il capitale vale assolutamente la pena di analizzare questa opportunità d’investimento.

Per prima cosa vale la pena spendere 2 parole su come funzionano esattamente i titoli di stato. I titoli di stato hanno un valore nominale (che rappresenta l’investimento iniziale) e garantiscono un rendimento a scadenza fissa che viene regolarmente pagata dall’emittente. Essendo un titolo a tasso fisso si può conoscere già dal momento dell’acquisto del titolo di stato quanto questo renderà durante l’intero periodo del rapporto. Una volta arrivato a scadenza il titolo di stato viene rimborsato dall’emittente, mentre se si ha la necessità di rientrare del capitale prima della scadenza si potrà vendere il titolo sul mercato.

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Italia: debito pubblico al 120%, pil +0,4%

Per quanto riguarda i dati relativi al rapporto deficit pil, venerdì l’Istat ha diffuso dei dati alquanto contrastanti che possono essere letti sotto diversi punti di vista. Analizzando i dati in maniera oggettiva (parliamo di un deficit al 3,9% e un debito pubblico al 120%) il quadro dell’Italia appare evidente: siamo un paese che  non cresce e con in più un debito elevato oltre ogni buon senso. Tuttavia questi dati relativi al 2011 rientrano nelle stime che erano state precedentemente effettuate. Ora c’è da capire quali risultati si avranno per l’anno in corso grazie alla cura Monti che dovrebbe aver invertito in maniera significativa la tendenza come testimonia anche lo spread che, la scorsa settimana, è sceso sotto la soglia dei 320 punti.

Il Pil è cresciuto dello 0,4% ma, secondo l’Istat, questo dato si deve interamente alla domanda estera visto che i consumi interni al paese sono stati estremamente negativi fermandosi ad un -0,4%. Se andiamo a guardare i principali paesi europei scopriamo che l’Italia cresce molto meno di Francia e germania che rispettivamente hanno avuto un pil dell’1,7% e del 3%.

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UE: approvato il patto di bilancio

Quella di ieri è stat una giornata ricca di novità e di dati che ci interessano molto da vicino. Parliamo, ovviamente, del vertice europeo che ha portato alla firma del nuovo patto di bilancio e dei dati relativi al rapporto deficit pil del nostro paese nel corso del 2011. Ma cerchiamo di andare con ordine per analizzare uno ad uno questi dati e cercare di capire quali saranno gli effetti sui mercati finanziari e sull’economia reale nelle prossime settimane. Per prima cosa vediamo come si è concluso il vertice europeo che, in un modo o in un altro, ha segnato un punto a favore di una eventuale ripresa dell’economia del vecchio continente. Se da un lato è vero che la crisi greca è ancora molto lontana dall’essere risolta, è altrettanto vero che con il fiscal compact varato ieri l’Europa risulta essere più unita tanto che già si comincia a parlare di misure per stimolare la crescita.

Il prossimo step, per quanto riguarda il patto di bilancio, è quello della ratifica a livello nazionale del provvedimento deciso a livello europeo. Spetterà ai parlamenti delle singole nazione rendere effettivo il fiscal compact in tempi brevi per garantire la massima stabilità finanziaria dell’eurozona.

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Monti: ecco il nuovo fisco

Dopo aver reso pubblici i redditi dei ministri e dei dirigenti della pubblica amministrazione il governo ha delineato quelle che saranno le linee guida dell’operato del fisco nel prossimo biennio. L’obbiettivo di Monti è quello di lasciare più spazio alla tassazione indiretta e a quella relativa ai redditi finanziari a vantaggio della tassazione indiretta che dovrebbe essere allegerita. Il premier continua il suo percorso di ristrutturazione dell’Italia lavorando su una nuova idea di fisco che vada a colpire i redditi derivati da attività finanziarie e che sposti parte della tassazione dai prelievi diretti a quelli legati ai consumi. Un altro punto interessante è quello relatio alla lotta ai paradisi fiscali. Monti assicura che sull’argomento lavorerà una task force con l’obiettivo di individuare delle “misure specifiche, sulla base della normativa comunitaria e degli strumenti di diritto internazionale, atte a contrastare detti fenomeni“.

Insomma quella del premier è una lotta all’evasione a 360 gradi, indispensabile per riequilibrare la pressione fiscale che colpisce gli italiani. Come più volte ha sottolineato negli ultimi giorni, il premier vuole cominciare a finanziare un graduale abbassamento delle tasse utilizzando parte dei proventi dalla lotta all’evasione fiscale, all’insegna del “se tutti paghiamo, paghiamo meno“. Un forte cambiamento rispetto al passato quando interessi personali si intrecciavano con quelli del paese creando situazioni imbarazzanti.

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Mutui: diminuisce l’importo medio richiesto

Ecco il nuovo report mensile diffuso da mutui.it sull’andamento delle richieste di mutuo relative agli ultimi 3 mesi. Il dato più significativo è quello relativo alla richiesta media del capitale finanziato per l’acquisto della prima casa che si attesta ora intorno ai 146 mila euro, in calo del 9% rispetto ai livelli di 12 mesi fa. A novembre 2010, ossia prima della forte crisi del debito che ha investito l’Europa, la media dei finanziamenti relativi all’acquisto della prima casa era di 160 mila euro. Un altro dato davvero molto significativo è quello relativo all’età media dei richiedenti che conferma il trand rialzista portandosi a 37 anni mentre alla fine del 2010 era di 36. Un dato significativo che testimonia il momento di grandissima difficoltà dei giovani italiani che, vuoi per la mancanza di lavoro, vuoi per la precarietà dello stesso, non riescono ad accedere al credito se non in tarda età.

Negli ultimi 12 mesi si è assistito ad un rimpicciolimento dei mutui erogati dalle banche ma, anche, ad un fenomeno che costringe i giovani a rimandare il progetto di acquisto della prima casa. Secondo Lorenzo Bacca, il responsabile business di mutui.it, il motivo è che “chiedere mutui per pagare il 100% del valore dell’immobile vuol dire esser certi di ottenere un rifiuto da parte delle banche. Naturale, quindi, che anche l’età media salga e che il sogno dell’indipendenza si faccia più lontano per i giovani“.

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