Secondo quanto comunicato dall’Istat, la disoccupazione giovanile in Italia avrebbe toccato i massimi livelli dal 2004, con un livello medio dei giovani privi di un’occupazione pari al 29,6% del totale durante il primo trimestre dell’anno, e con picchi di preoccupazione in alcune regioni del Sud, dove si tocca non raramente la proporzione di un giovane disoccupato su due. Questo, di fatto, contribuisce ad appesantire la già difficile situazione delle famiglie italiane nelle quali i giovani rimangono fino a ben oltre i 30 anni, caso unico in Europa.
L’Istat pesca la sua ricerca nel largo paniere di giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, sostenendo un incremento di 0,8 punti percentuali rispetto all’ultima rilevazione compiuta sul primo trimestre dello scorso anno, quando la percentuale dei giovani disoccupati non aveva superato il pur rilevante 28,8%.
Le difficoltà del 2010 hanno tuttavia peggiorato la situazione in cui vivono milioni di giovani e giovanissimi, portando particolare aggravio alle condizioni delle donne del Mezzogiorno, la cui percentuale di disoccupazione è pari oggi al 46,1%.
Complessivamente, invece, l’Istat ricorda come il tasso di disoccupazione generale a maggio sia salito a quota 8,1 punti percentuali, in incremento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese di aprile, e in calo di 0,5 punti percentuali su base annua (a maggio 2010, infatti, il tasso di disoccupazione era pari a 8,6 punti percentuali).
Su base trimestrale, nella prima parte del 2011 il tasso di disoccupazione medio è stato pari all’8,6%, contro il 9,1% del primo trimestre dello scorso anno. Crescono gli occupati stranieri (in incremento di 276 mila unità), con un tasso di occupazione del segmento che è tuttavia in calo al 62,4%.
Per quanto riguarda il 2012 le prospettive di crescita sono legate alle misure che il nuovo governo varerà in ambito di incentivi al lavoro giovanile. In linea di massima ci si può aspettare una lenta ripresa a partire dalla fine del prossimo anno ma per tornare su livelli accettabili sarà necessario, ancora, aspettare a lungo.