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Piazza Affari perde pezzi: anche Benetton lascia

Dopo la notizia che anche Benetton uscirà da Piazza Affari qualche analista comincia a lamentare la forte crisi della Borsa di Milano che, ormai, sembra rappresentare sempre meno l’economia reale del nostro paese. Basti pensare che ormai il 90% delle contrattazioni ha per oggetto i titoli dei titoli più liquidi, ossia quelli dell’indice FTSE MIB (l’indice delle 40 maggiori società quotate a Piazza Affari), costituite in prevalenza da Banche e società energetiche mentre, tanto per fare un esempio, il comparto manifatturiero pesa molto meno del 20%. Insomma la borsa italiana griffata inglese (ricordiamo che la borsa italiana è di proprietà inglese) comincia a non piacere a molti.

E dopo il delisting di Benetton già si comincia a spargere la voce del delisting per Saras e altre aziende del settore manifatturiero per via degli scarsissimi volumi con cui vengono scambiate tutte le società small caps che viaggiano su quotazioni inferiori a quell dell’Ipo. Secondo un’ indagine di Angelo Provasoli e di Michele Preda di circa 3 anni fa, riportata dall’ottimo sito firstonline.info, su 80 società a maggioranza familiare quotate, ben 57 erano sotto il prezzo di Ipo.

Di questo passo, insomma, il listino di piazza affari sarà formato solo da banche, società energetiche e qualche grande nome come Fiat, Finmeccanica o Parmalat mentre tutte le altre grandi aziende saranno fuori dai listini perchè non potrebbero trarne alcun vantaggio.

Ormai l’ideale di una borsa fatta di aziende cardine nello sviluppo economico del nostro paese appare quanto mai lontano e più di qualche analista comincia a considerare la Borsa Italiana solo una succursale di quella di Londra. Ma cosa ancor più pericolosa, si corre il rischio che la borsa italiana sia sempre più oggetto di manovre speculative che allontanino i risparmiatori ancora di più di quanto non sia successo finora.

Basti pensare che alcuni dei titoli più scambiati, ossia quelli delle nostre 3 principali banche (Unicredit, Intesa e Monte dei Paschi di Siena), hanno perso negli ultimi 5 anni circa il 70% del loro valore provocando perdite pesantissime per gran parte dei piccoli risparmiatori.

Qui di seguito trovate l’elenco delle società dell’indice FTSE MIB:

A2A
Ansaldo
Assicurazioni Generali
Atlantia S.p.A.
Autogrill S.p.A.
Azimut     AZM
Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.
Banca Popolare di Milano S.c.r.l.
Banco Popolare società cooperativa
Bulgari S.p.A.
Buzzi Unicem S.p.A.
Campari S.p.A.
DiaSorin S.p.A.
ENEL S.p.A.
Enel Green Power S.p.A.
ENI S.p.A.
Exor S.p.A.
Fiat S.p.A.
Fiat Industrial S.p.A.
Finmeccanica S.p.A.
Fondiaria-SAI S.p.A.
Impregilo S.p.A.
Intesa Sanpaolo S.p.A.
Lottomatica S.p.A.
Luxottica S.p.A.
Mediaset S.p.A.
Mediobanca S.p.A.
Mediolanum S.p.A.
Parmalat S.p.A.
Pirelli & C. S.p.A.
Prysmian S.p.A.
Saipem S.p.A.
Snam S.p.A.
STMicroelectronics N.V.
Telecom Italia S.p.A.
Tenaris S.A.
Terna – Rete Elettrica Nazionale S.p.A.
Tod’s S.p.A.
Unione di Banche Italiane S.p.A.
UniCredit S.p.A.

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