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L’opposizione sfida Renzi: 8 quesiti di un probabile referendum

Le riforme varate finora dal Governo Renzi stanno divenendo oggetto di ammirazioni ma anche di molte critiche che, tra l’altro, provengono per la maggior parte da un pezzo dello stesso Partito Democratico e anche dalla rimanente parte della sinistra che ha deciso di non dare più il suo supporto al governo Renzi. I referendum promossi in queste settimane da Possibile, nuovo movimento politico fondato in prima linea da Pippo Civati, vertono proprio sul superamento di alcune riforme messe in campo da Renzi mentre in altri casi mirano a promuovere una serie di nuove iniziative.

Oggetto del contendere sono settori quali Scuola, Lavoro, Democrazia e Ambiente. Ma non si tratta di una proposta di referendum messa a punto in quanto tale, poiché è evidente che per il clima di tensione che si respira all’interno del centrosinistra quella dei referendum rappresenti anche e soprattutto una sfida per la tenuta della coalizione. Del resto parliamo di una iniziativa messa a punto da Possibile ma a cui ha aderito attivamente anche Sinistra e Libertà, il partito della sinistra socialdemocratica guidato da Nichi Vendola. E la sfida viene resa tale anche e soprattutto alla luce dei sondaggi politici emersi di recente: Possibile, SEL e il pezzo dei fuoriusciti dal PD che non hanno ancora aderito ad alcun altro partito rappresenterebbero il 10% degli elettori.

Revisione e abrogazione dell’Italicum: i primi due quesiti

Il primo quesito si concentra sulla legge elettorale: Possibile chiede di rimuovere i capilista bloccati nell’Italicum, perchè secondo l’attuale impostazione la metà dei deputati verrebbe nominata dai partiti proprio come accadeva e accade tuttora con l’incostituzionale Porcellum. Meno nomine dei partiti e impossibilità per un soggetto di candidarsi in più di dieci collegi sono la sostanza di questo primo quesito.

Il secondo quesito referendario continua a soffermarsi sul capitolo dell’Italicum. A questo proposito si chiede l’abrogazione in toto della legge per alcuni semplici ragioni: per far fuori un premio di maggioranza spropositato e a suo tempo bocciato dalla Consulta in riferimento al Porcellum; per evitare che gli eletti possano accedere al Parlamento tramite il sistema delle candidature bloccate; per togliere di torno l’eventualità di collegi enormi e il riparto dei seggi su scala nazionale.

Trivellazioni in mare: terzo e quarto quesito

Il terzo quesito referendario chiede ai cittadini di abrogare la normativa, contenuta nell’articolo 35 del decreto sviluppo varato dal Governo Monti, secondo la quale le trivellazioni in mare possano essere consentite fino alle 12 miglia a partire dalle aree protette marine e terrestri. La sostenibilità eco-ambientale di questi lavori è oggetto delle preoccupazioni di Possibile.

Il quarto è dipendente dal terzo quesito. Anche qui oggetto del contendere sono le trivellazioni in mare, tant’è che la questione sollevata dal quarto punto riguarda la normativa introdotta dal decreto Sblocca Italia, sempre varato da Monti, secondo la quale la trivellazione in mare venga considerata tra le attività strategiche indifferibile ed urgenti ed in quanto tale che possa beneficiare di iter burocratici più rapidi. Possibile vuole che le trivellazioni ritornino ad essere assoggettate a una procedura di tipo ordinario, con tanto di iter autorizzativi, di controlli e di precisi step da rispettare.

Legge Obiettivo: il contenuto del quinto quesito

Il quinto quesito referendario punta ad eliminare la Legge Obiettivo varata nel 2001 dall’allora Governo Berlusconi. Questa legge ha fatto sì che per le grandi opere fossero attuate diverse procedure speciali che il presidente dell’ANAC, Raffale Cantone, ha molto chiaramente definito come “criminogene”. Del resto l’operatività di questa legge ha prodotti i suoi bei danni: in quattordici anni si sono evidenziate un mare di criticità sia formali che sostanziali, oltre al fatto che non si sono riusciti a raggiungere gli obiettivi che avevano ispirato la redazione del testo.

Lavoro: il Jobs Act non piace al comitato referendario

Ma era inevitabile che questo referendum non si protraesse anche sul piano del lavoro ed in particolar modo che non andasse ad infastidire il Jobs Act. Ecco infatti che il sesto quesito chiede di rimuovere il demansionamento introdotto dall’attuale riforma del lavoro. Ora come ora col Jobs Act il datore può decidere di assegnare al lavoratore degli incarichi inferiori rispetto a quelli svolti precedentemente, e farlo senza consultare il lavoratore coinvolto: sarà sufficiente che siano in corso processi di riorganizzazione, una ristrutturazione o una conversione aziendale per ritenere giustificato il demansionamento.

Anche il settimo quesito si concentra sul tema del lavoro tanto da chiedere che venga abrogata la normativa grazie alla quale sono stati facilitati i licenziamenti per motivi economici: l’obiettivo è quello di tornare alle condizioni che precedevano l’entrata in vigore della Legge Fornero 2012, e di conseguenza a quella disciplina secondo la quale il licenziamento disciplinare avebbe potuto prevedere reintegro e indennità in caso di insussistenza del fatto, e secondo cui il licenziamento economico avrebbe dovuto essere ripagato con una sorta di indennità e che in caso di infondatezza prevesse la possibilità di reintegro.

La Buona Scuola: il “super preside” nell’occhio dell’ultimo quesito

E se Possibile vuol metter mano al Jobs Act, era altrettanto inevitabile che non facesse lo stesso con un’altra legge molto criticata dagli avversari del Governo Renzi: la Buona Scuola. L’ottavo e ultimo quesito chiede di eliminare la figura del “super preside” introdotto dalla riforma, e di conseguenza tanto l’istituto della chiamata diretta quanto il meccanismo di valutazione dei professori.

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