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Europa vs Cina: ci possiamo permettere di inimicarsi la prossima potenza mondiale?

L’Unione Europea non sa ancora cosa fare con la Cina. Prima che scoppiasse la pandemia di Covid-19, all’inizio del 2020 era previsto uno storico incontro a Lipsia tra i vertici dell’UE e il presidente cinese Xi Jinping in cui le parti avrebbero quasi sicuramente formalizzato la partnership economica e strategica, segnando una svolta storica nelle relazioni con la Cina. Invece, il leader cinese dovrà accontentarsi di una videoconferenza con la Merkel e i presidenti della Commissione europea e del Consiglio dell’UE.

La maggior parte degli osservatori delle relazioni tra UE e Cina concorda sul fatto che il 2020 è stato un po’ un anno disastrosa da questo punto di vista. Non è soltanto la pessima gestione della Cina dell’epidemia scoppiata proprio nel Paese che ha danneggiato le relazioni; i politici europei più importanti hanno riflettuto attentamente sul ruolo geopolitico della Cina e sulle sue reali intenzioni.

Secondo alcuni illustri pareri, il Paese ha sfruttato la situazione attuale, che vede la maggior parte delle nazioni distratti dalla pandemia, per perseguire determinati obiettivi, come la legge sulla sicurezza, il giro di vite sugli uiguri e la provocazione internazionale.

La legge sulla sicurezza imposta dal governo cinese, e che tanta indignazione ha suscitato, vieta la secessione, la sovversione, il terrorismo e la collusione con forze straniere. Inoltre, è stato anche criticato per l’incarcerazione (dal 2015) di ben 2 milioni di uiguri a maggioranza musulmana e altre minoranze turche, secondo le stime del Dipartimento di Stato americano, in enormi campi di rieducazione nello Xinjiang, come parte della repressione a livello regionale.

Non è solo Bruxelles ad avanzare forti dubbi sulla possibilità di instaurare un partenariato economico-strategico con la Cina; gli Stati membri, alla luce di quanto accaduto in questo 2020, vedono il Paese con un occhio diverso, che va al di là di quello critico.

L’opinione diffusa è che la Cina non abbia poi tutto questo interesse a sviluppare una partnership con l’Europa che possa definirsi tale; alcuni, invece, vedono nel comportamento del governo cinese un tentativo di sostituire la democrazia occidentale con il proprio sistema politico, incorporando al suo interno le varie realtà economiche del Vecchio Continente.

Il mese scorso si è toccato il punto più basso delle relazioni UE-Cina. Wang Yi, ministro degli Esteri cinese, ha intrapreso un viaggio in Europa per incontrare figure chiave in vista del vertice virtuale della prossima settimana. Il problema è che non è stato accolto con il calore a cui i delegati cinesi sono normalmente abituati.

In poche parole, è stato un disastro diplomatico, soprattutto in Germania, dove è stato rimproverato per aver minacciato un politico ceco per aver visitato Taiwan, dove esortato la Cina ad abolire la legge sulla sicurezza a Hong Kon; inoltre, non è nemmeno riuscito a incontrare la Merkel.  Durante il viaggio, Hong Kong, la difficile situazione degli uiguri, la propaganda cinese sul virus ha continuato a emergere. È proprio l’opposto di quello che un ministro vuole che accada durante un viaggio diplomatico.

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