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Stipendio erogato in ritardo? Come la legge tutela il dipendente

Da quando l’Italia si ritrova ad attraversare una dura fase di crisi economica, sono molte le discussioni che hanno riguardato da vicino il mondo del lavoro e le sue dinamiche. Così come tanti sono i casi di persone che si son viste recapitare in ritardo la loro busta paga. Eppure per quanto non tutti ne siano a conoscenza, la legge stabilisce non solo che ricevere lo stipendio sia un diritto del lavoratore, ma che sia considerato tale anche il riceverlo entro i tempi prestabiliti.

Casi di dipendenti sia pubblici che privati lamentano l’assenza dello stipendio sul proprio conto corrente, o che lo attendono per giorni e giorni senza sapere quando di preciso gli verrà pagata la retribuzione, sono davvero all’ordine del giorno. E per sapere cosa si può fare e per conoscere i propri diritti in fatto di puntualità dello stipendio, vi invitiamo a dare un’occhiata alle righe che seguono! In molti si chiedono infatti se la legge tuteli in qualche modo il lavoratore che non riceve lo stipendio entro un dato periodo di attesa e se ci sia qualche possibilità di rivalersi contro il datore di lavoro che eroga le buste paga in evidente ritardo rispetto alla data di scadenza.

Stipendio in ritardo: come ci si può muovere?

Partendo dal presupposto che l’erogazione ritardata degli stipendi sia nella gran parte dei casi dovuta a problemi di liquidità con cui le aziende si ritrovano a combattere giorno dopo giorno, è anche vero che in altri casi le ragioni per cui uno stipendio non arriva puntuale possono essere ben altre e ricondurre al dolo del datore di lavoro.

Per sanare questo problema la legge prevede sì alcune forme di tutela del lavoratore dipendente e del suo diritto a pretendere di ricevere lo stipendio entro un dato periodo di tempo: le norme stabiliscono che il lavoratore abbia diritto a ricevere lo stipendo entro il giorno 10 del mese successivo a quello in cui si è svolta la collaborazione, e che questo pagamento debba aver luogo in maniera materiale e non, pertanto, essere semplicemente disposto.

A questo proposito l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che il pagamento si considera tale quando “il provente esce dalla sfera di disponibilità dell’erogante per entrare nel compendio patrimoniale del percettore”. Ciò significa che qualora questa condizione non dovesse aver luogo entro il 10 del mese successivo, così come stabilito dai contratti nazionali e dal diritto del lavoro, il dipendente abbia diritto a ricevere relativi interessi sulla base delle disposizioni legali vigenti.

Per quel che riguarda invece il pagamento dello stipendio di Dicembre e della tredicesima, il datore di lavoro ha l’obbligo di corrispondere il versamento entro e non oltre la data del 12 Gennaio dell’anno successivo. Questa è in sostanza la data di riferimento che regola il pagamento di queste due mensilità, la data oltre la quale, nel caso in cui il versamento non dovesse aver luogo, potrebbero rilevarsi dei problemi di natura fiscale.

Pagamento puntuale dello stipendio: qual è la prassi odierna?

In ogni caso il giorno preciso che deve essere preso a metro di riferimento per il pagamento della mensilità dipende di caso in caso dalla prassi aziendale. Gli standard prevedono comunque il 27 del mese per quel che riguarda l’erogazione degli stipendi nel comparto pubblico, e il 5 o il 10 del mese successivo per quanto riguarda invece il versamento delle mensilità nel mercato privato. Sono molte le aziende che si uniformano alle disposizioni del Contratto Collettivo  Nazionale di Lavoro, ma dal momento in cui non tutti i CCNL sstabiliscono una data precisa, ecco che ciascuna impresa ha un certo margine di manovra per cui regolarsi nel pagamento della retribuzione.

Ma questo accade solo nella teoria, poiché una azienda che non si conforma alle disposizioni del CCNL o che non applica alcun contratto nazionale si intende obbligata a pagare il compenso entro la fine del mese in cui la prestazione d’opera ha avuto seguito: ciò significa che per una collaborazione che si è tenuta a Gennaio, il saldo della retribuzione si intende dovuto entro l’ultimo giorno di questo stesso mese.

La disciplina che regola questo genere di aspetto del lavoro è evidentemente vittima di fraintendimenti, di vuoti normativi e di un po’ di confusione: per questo motivo la soluzione senz’altro migliore per conoscere i propri diritti in fatto di pagamento puntuale dello stipendio sta nel rivolgersi a un sindacato o a un consulente del lavoro e, comunicando la propria tipologia di contratto e il tipo di lavoro svolto, venire a conoscenza di quel che prevede la legge per il proprio specifico caso.

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