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Finlandia, arriva il reddito di cittadinanza: sperimentazione al via

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Il reddito di cittadinanza è diventato realtà anche in Finlandia: d’ora in avanti in Finlandia 2.000 disoccupati, scelti a sorte, potranno beneficiare di un contributo mensile pari a 560 euro.

Per il momento si tratta di un progetto sperimentale, ma c’è un elemento che fa del reddito di cittadinanza alla finlandese quasi un unicum in Europa: la formula prevede infatti che il contributo continui ad essere erogato anche nel caso in cui i richiedenti dovessero trovare lavoro, perché secondo il premier Juha Sipila, solo in questo modo si eviterà che il reddito di cittadinanza possa diventare un ostacolo alla ricerca di un nuovo posto di lavoro da parte dei cittadini disoccupati.

Attualmente il tasso di disoccupazione in Finlandia si aggira intorno all’8% (circa 213.000 disoccupati), mentre il reddito medio percepito da ciascun lavoratore nel settore privato si aggira intorno ai 3.500 euro al mese. Questa forma di sostegno ai disoccupati si pensa possa essere utile proprio per far tornare ad aumentare il tasso di occupazione, visto e considerato che oggi molti cittadini finlandesi non cercano un nuovo posto di lavoro perché beneficiano già dei contributi sociali di assistenza (che perderebbero in caso di nuova occupazione).

Con un reddito di cittadinanza che rimarrebbe valido anche nel caso in cui i disoccupati dovessero trovare un impiego, quindi, si pensa che molte più persone torneranno ad essere incentivate a trovarsi un lavoro. Ma la convinzione ancora non c’è, ed è proprio per questo che in una prima fase il progetto vuol essere un progetto pilota e non darsi alcuna veste strutturale.

Nel 2019 se ne tornerà a parlare: se il reddito di cittadinanza messo in queste forme avrà funzionato in materia di riduzione della disoccupazione, a quel punto il governo potrebbe anche valutare l’ipotesi di ampliarlo e renderlo definitivo. I costi però non sono affatto indifferenti, visto che una misura di questo genere, nel caso in cui dovesse diventare strutturale, verrebbe a costare più di 40 miliardi di euro l’anno.

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