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Il debito dell’Italia è peggiore di quanto si pensi

Da quando a giugno è entrato in carica il nuovo governo, il mercato ha ripreso a focalizzarsi sui deboli fondamenti del debito pubblico italiano. Ciò non solo per la diminuzione delle prospettive di crescita economica dell’Italia, ma anche per il fatto che il livello attuale del debito pubblico del paese crea enormi preoccupazioni.

Il disagio del mercato si è riflesso sia in un forte aumento dei rendimenti obbligazionari italiani che in una perdita di interesse straniero per il debito pubblico. Dall’inizio dell’anno, i rendimenti dei titoli italiani a 10 anni sono quasi raddoppiati raggiungendo il 3,15%, il livello più alto registrato da metà 2014. Negli ultimi due mesi all’estero le obbligazioni governative italiane sono state ridotte di circa 40 miliardi di euro.

Purtroppo, i mercati sembrano avere tutte le ragioni per essere preoccupati, soprattutto nel momento in cui la Federal Reserve ha iniziato ad alzare i tassi d’interesse e la Banca centrale europea ha riferito di voler porre fine al suo programma di acquisto di bond entro la fine del 2018. Secondo i dati ufficiali, dal 2012 il rapporto debito pubblico/PIL dell’Italia è continuato a salire fino a raggiungere il livello attuale del 132%. Questo rende il paese la seconda nazione più indebitata dell’Eurozona dopo la Grecia.

Ci sono due ragioni per pensare che i dati ufficiali sul debito italiano sottostimano la reale gravità del problema. La prima è che le statistiche ufficiali escludono la posizione debitrice di circa 400 miliardi di euro della Banca d’Italia nel meccanismo di liquidazione Target 2 della Banca centrale europea. Includere le passività del Target 2 della Banca d’Italia porterebbe il rapporto debito pubblico/PIL del paese a circa il 160%.

La seconda ragione è che, a un certo punto, il sistema bancario in difficoltà dell’Italia necessiti di un piano di salvataggio governativo, non solo per far fronte ai prestiti in sofferenza, ma anche perché lo Stato detiene oltre 400 miliardi di euro in titoli di stato, il che costituisce un pericoloso circolo vizioso tra banche e governo.

Il paese potrebbe sempre ridurre il debito pubblico a un livello più gestibile da una combinazione di maggiore disciplina di bilancio e riforme economiche, mettendo l’Italia su un percorso di crescita economica più elevato. Tuttavia, il nuovo governo di coalizione Lega-Cinque Stelle sembrerebbe muoversi esattamente nella direzione opposta a quella necessaria per ottenere una riduzione del rapporto debito pubblico/PIL.

Per cominciare, il nuovo governo sembra intenzionato ad infrangere le regole dell’Eurozona sulla disciplina delle politiche di bilancio, parlando di incremento della spesa pubblica per finanziare un programma di sostegno al reddito minimo e di riduzione delle entrate fiscali mediante l’introduzione di una tassa sul reddito forfettaria.

Quindi, un’Italia in piena crisi non farebbe affatto bene all’economia globale, dal momento che l’economia italiana è circa 10 volte più grande di quella della Grecia e, dopo Stati Uniti e Giappone, è il terzo mercato mondiale. Per questo motivo, bisogna sperare che il governo si muova rapidamente nella direzione della disciplina di bilancio e della riforma economica.

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