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I nazisti, la disoccupazione e l’economia tedesca

hitler

L’economia della Germania era nel caos quando Hitler venne eletto Cancelliere nel gennaio 1933, il quale giocò sul sentimento popolare stretto nel timore di non avere più speranza. Negli ultimi giorni della Repubblica di Weimar, 6 milioni di tedeschi (il 33% della popolazione) erano disoccupati. Giunto al potere, Hitler decretò che tutti dovevano lavorare nella Germania nazista, giocando costantemente sul miracolo economico, basato sulla totale scomparsa della disoccupazione entro il 1939.

Ciò aveva basi reali oppure era la macchina di propaganda nazista a muoversi per persuadere la nazione e l’Europa di aver realizzato qualcosa che altre nazioni europee non riuscirono a fare durante il periodo della depressione economica?

Vennero introdotte delle misure politiche atte a far decadere questi dati sulla disoccupazione. Naturalmente, le donne vennero escluse dalle statistiche; quindi tutte quelle che rimanevano senza lavoro non esistevano. Coloro che erano in cerca di lavoro avevano due scelte: o accettare quello offerto dal governo oppure andare a finire in un campo di concentramento.

Molti giovani disoccupati furono arruolati nell’esercito quando venne introdotta nel 1935 la coscrizione obbligatoria. Nel 1939, l’esercito comprendeva circa 1,4 milioni di soldati. Per dotare questi uomini di armi e accessori vari vennero costruite delle fabbriche, manovra che fece ulteriormente abbattere il tasso di disoccupazione.

Molti affermarono che la riduzione della disoccupazione era semplice propaganda per riempiere i libri di storia, ma si guardarono bene nel sindacarlo pubblicamente per non essere perseguiti dalla Gestapo.

Tuttavia, il lavoro venne realmente creato. I nazisti introdussero schemi di lavoro pubblico per uomini che lavoravano nel National Labour Service (Reichsarbeitsdienst o RAD). Il loro lavoro includeva scavi di fossati nelle fattorie per aiutare l’irrigazione, costruzioni di nuove autostrade, piantare nuove foreste, ecc. Gli uomini del RAD indossavano un’uniforme in stile militare, vivevano nei campi vicino a dove lavoravano e ricevevano una paga minima. Tuttavia, rispetto al governo di Weimar, questi uomini sentivano che almeno quello nazista stava sforzandosi per migliorare il proprio destino.

Per proteggere i lavoratori, fu creato il Fronte del lavoro tedesco (GFL), guidato da Robert Ley. In pratica, il GLF assunse il ruolo di sindacato. Ley ordinò che i lavoratori non potessero essere licenziati, ordinando contemporaneamente che essi non potevano lasciare il lavoro senza ottenere il permesso del governo.

Tuttavia, il GLF aumentò il numero di ore lavorative da 60 a 72 a settimana (inclusi gli straordinari). Gli scioperi furono messi fuori legge. Il lavoratore medio in una fabbrica guadagnava 10 volte di più di quelli che avevano una paga minima.

I nazisti produssero quindi un miracolo economico? Hjalmar Schacht, all’epoca ministro dell’Economia, voleva ridurre le importazioni e la disoccupazione, incanalare la spesa pubblica in una vasta gamma di industrie e concludere accordi commerciali con altre nazioni. Anche Hermann Goering voleva che la Germania diventasse autosufficiente in tutti i settori in modo che, come nazione, potesse sopravvivere a una guerra. Diedero i loro frutti? Ecco alcune cifre:

  • Nel 1939, la Germania importava ancora il 33% delle sue materie prime richieste
  • Dal 1933 al 1939, il governo nazista spendeva più di quanto guadagnava, tanto che nel 1939 il debito pubblico si fermò a oltre 40 miliardi di marchi dalla bancarotta.
  • I dati sulla bilancia commerciale andarono in rosso nel 1939.
  • La disoccupazione era passata da 6 milioni nel 1933 a 300.000 nel 1939.
  • I guadagni reali nel 1938 erano uguali a quelli del 1928. Essi erano salari adeguati per tenere conto dell’inflazione.

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