La Grecia approva il piano di austerità

Quella a cui abbiamo assistito ieri è stata una giornata campale per la Grecia. Il parlamento, infatti, ha approvato il piano di austerità imposto dagli organismi internazionali in cambio del maxi prestito da 130 miliardi di euro (ma si parla forse di arrivare anche a 150) mentre fuori dal palazzo la città di Atene viveva attimi di paura per via degli scontri promossi dai manifestanti. Così mentre il parlamento decideva di accettare le durissime misure di tagli Atene veniva data alle fiamme vivendo una delle giornate più dure della sua storia. Si evita, in questo modo, il default finanziario considerato dal premier greco “una catastrofe inimaginabile” che avrebbe richiesto sacrifici insostenibili per il popolo greco. Anche il ministro delle finanze Venizelos ha difeso la decisione di accettare le misure sostenendo che “La scelta non è tra i sacrifici e non fare sacrifici, ma tra i sacrifici e qualcosa di inimmaginabile“.

Insomma finalmente la Grecia sembra arrivare ad una svolta, seppur dolorosa, della crisi evitando il default finanziario e dando il via libera al maxi prestito che eviterà l’imminente fallimento del paese con tutto quello che comporta. Lo stesso Papademos ha dichiarato che “Sappiamo che le nuove misure colpiranno i greci nel breve termine. Lo sappiamo, ma i costi sociali non si possono paragonare con il disastro di un default”.

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Cosa succede se la Grecia esce dall’euro?

Con il continuo alternarsi delle news provenienti dal fronte greco molti analisti stanno rivalutando la possibilità che non si arrivi ad un accordo con il paese ellenico, sempre più messo in difficoltà dai contrasti interni. Insomma la Grecia potrebbe uscire dall’euro. Se, questo, fino a pochi mesi fa era dato per impossibile oggi, tanto impossibile non lo è più. Anche lo stesso Spiegel Online, versione web dell’importante settimanale tedesco Der Spiegel, sottolinea come l’uscita della grecia dall’euro non debba essere vista come un tabù. Anche gli stessi vertici europei hanno sottolineato in settimana che salvare la Grecia costerebbe meno che farla uscire dall’euro ma, anche, che nel caso ciò dovesse avvenire non significherebbe la fine dell’eurozona.

Le prese di posizione, come quella dello stesso Monti che ha sottolineato che nessun paese uscirà dall’euro ma, anzi, ne entreranno di nuovi, appaiono sempre più improvabili o fatte apposta per infondere fiducia nei mercati. Il fatto stesso che la vicenda della Grecia sia diventata una vera e propria telenovela con annunci giornalieri che danno l’accordo per imminente, salvo poi rimandarlo di settimana in settimana testimonia come non ci sia nulla di già deciso.

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Borse sempre più volatili:occhio alla Grecia

La borsa, in queste ultime settimane, ha riservato delle piacevoli sorprese agli investitori che hanno visto un veloce ripresa del settore bancario dopo le pessime performance del 2011 dove molti titoli hanno perso anche più del 60% del proprio valore. Per chi opera in borsa è chiaro che ci sia un’aria nuova, con lo spread finalmente sceso sotto quota 400 punti e diversi segnali di disgelo che fanno ben sperare per i prossimi mesi. Tuttavia non è tutto oro quello che luccica e, allo stesso modo, occorre fare molta attenzione a non lasciarsi prendere dall’entusiasmo perchè ci sono ancora diverse problematiche irrisolte che potrebbero minare la stabilità finanziaria dei mercati internazionali. Primo tra tutti proprio il problema della Grecia la cui risoluzione continua ad essere rimandata di settimana in settimana.

Anche questo week end, infatti, il tanto annunciato accordo non è arrivato destando più di qualche perplessità tra gli addetti ai lavori. Perchè l’accordo tra governo greco e investitori privati viene dato per certo da più di 3 settimane ma ancora non si arriva alla firma? Siamo sicuri che il popolo greco sarà disposto ad affrontare i pesantissimi sacrifici imposti dalle istituzioni finanziarie internazionali?

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Brasile: quanto crescerà il pil nel 2012?

Il Brasile è uno dei paesi più forti dell’America Latina ma la sua crescita potrebbe essere minata dalla crisi internazionale che sta colpendo l’EUropa. Forse è proprio per questo che il presidente Dilma Roussef è spesso accusato di occuparsi molto di economia e accordi commerciali con i paesi vicini come nel caso dell’ultima visita di questi giorni a Cuba in cui si è discusso solo ed esclusivamente di affari. In particolare il motivo della visita sembra essere stato il nuovo porto di Mariel che sarebbe costato circa 700 milioni di dollari di cui, gran parte, brasiliani. L’obiettivo dichiarato è ovviamente, quello di intensificare gli scambi commerciali nella zona dei Caraibi dove il Brasile mira a diventare l’indiscusso dominatore della regione.

Tuttavia il paese deve fare i conti con molti altri problemi e in particolare con una crescita che, per i prossimi 3 anni, le stime danno in leggero calo a causa della crisi che sta attanagliando l’Europa provocando una forte contrazione dei consumi. Inoltre il Brasile deve ancora risolvere dei conflitti interni molto forti con una forbice sociale tra ricchi e poveri ancora troppo ampia.

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Italiani sempre più poveri: si torna agli anni 90

Gli italiani stanno velocemente diventando più poveri. Questo è quanto emerge dal rapporto dell’Istat sul rapporto tra prezzi e salari che vede le famiglie italiane perdere costantemente potere di acquisto tanto da essere tornati sui livelli dei primi anni 90. Un aspetto della crisi economica che abbiamo più volte documentato e che sta assumendo un aspetto sempre più drammatico ogni giorno che passa. Le recenti misure di austerity volute dal governo per contenere il debito pubblico rischiano, purtroppo, di peggiorare la situazione. E se gli italiani perdono potere di acquisto a risentirne è l’intera economia come testimoniano i recenti dati sui fallimenti delle imprese.

Basti pensare che secondo i dati diffusi dall’Istat le retribuzioni contrattuali orarie sono salite a Dicembre solo dell’1,4%, ossia il dato peggiore dal 1999. Se consideriamo che i prezzi al consumo sono aumentati del 3,3% ci rendiamo conto di come il potere di acquisto degli italiani si stia deteriorando rapidamente.

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Crisi: Portogallo vicino al default

Le attenzioni del mondo economico sono puntate, nelle ultime settimane, tutte sulla Grecia e sulla trattativa per la ristrutturazione del debito. Tuttavia sta assumendo connotati drammatici anche la situazione del Portogallo i cui titoli di stato con scadenza a 5 anni hanno raggiunto un rendimento del 18% con uno spread sui titoli tedeschi prossimo ai 1200 punti. Una situazione gravissima che non lascia presagire nulla di buono viste anche le caratteristiche dell’economia del paese basata molto sull’indebitamento sia per quanto riguarda le famiglie che le imprese. Insomma sembra che all’orizzonte dell’Europa stia per scoppiare un’altra bomba e per questo risulta determinante chiudere quanto prima il caso Grecia.

Nel caso si dovessero accavallare i 2 default, infatti, il problema potrebbe riesplodere e potrebbe ricominciare la pressione anche sui titoli italiani, spagnoli e francesi creando non pochi problemi all’intera eurozona. Tornando al Portogallo se è vero che il governo nega che il paese sia in un momento di grandissima difficoltà non la pensa così il presidente della confindustria portoghese che, invece, sostiene che ci sia la necessità di richiedere ulteriori aiuti internazionali.

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