Aumentano le pressioni sulla Merkel

Quella di ieri è stata una giornata “diversa dal solito” sui mercati finanziari con gli indici periferici che hanno chiuso in maniera positiva mentre gli indici di riferimento come il Dax (-1.25%) o lo SP500 hanno chiuso in rosso. Sicuramente la pessima perfomance del Dax può portare ad un aumento delle pressioni sulla cancelliera Merkel che resta sempre più isolata dal resto d’Europa. Il fronte Italia, Spagna e Francia (a cui si deve aggiungere gli USA preoccupati della gestione della crisi europea) è sempre più compatto sul voler attuare delle riforme significative che possano arginare questo processo distruttivo che si è innescato sulle economie dell’eurozona. L’obiettivo è quella di un’unione fiscale e bancaria dei paesi dell’euro cosa che dovrebbe allentare la pressione sui debiti dei paesi PIIGS ridando fiato alla finanza del vecchio continente. Da parte sua la Germania continua a fare orecchie da mercante perchè, sotto alcuni punti di vista, sta gudagnando (non poco) da questa situazione.

I rendimenti dei suoi titoli di stato non sono mai stati così bassi, ergo i tedeschi possono rifinanziare il proprio debito ad un costo irrisorio rispetto a quello degli altri paesi europei. Non solo… le aziende tedesche sono in grado di accedere al credito a costi decisamente inferiori rispetto a quelli degli altri paesi dell’eurozona. Tuttavia anche per la Germania cominciano ad arrivare i primi problemi: nel primo trimestre del 2012 la crescita delle esportazioni verso i paesi del sud europa sono cresciute solo dello 0,9%, un dato alquanto deludente.

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Conti deposito: aggiornamento di Giugno 2012

Torniamo a parlare di conti deposito con questa panoramica aggiornata al mese di Giugno 2012. Da quanto abbiamo potuto riscontrare, analizzando la varie offerte degli istituti di credito, emerge che i rendimenti offerti dagli istituti di credito sono lievemente calati per quanto riguarda i depositi non vincolati mentre si dimostrano ancora molto interessanti i rendimenti dei depositi vincolati che offrono tassi quasi sempre superiori al 4%. Ovviamente, in questo particolare contesto economico, sottoscrivendo un conto vincolato significa correre qualche rischio in più qualora la crisi dovesse prendere la strada più dolorosa, ossia un ritorno alle valute nazionali con eventuale default di alcuni stati europei. Tuttavia, come abbiamo analizzato in un recente articolo, al di la di quello che sostengono molti fantomatici guru non esistono metodi sicuri al 100% per proteggere i propri risparmi a costi accettabili da un rischio di tale portata (ovviamente ciò non vale per i grandi capitali).

Tornando ai conti deposito, come dicevamo, i rendimenti si rivelano ancora decisamente interessanti per chi vuole ottenere un minimo di rendimento senza correre il rischio di investire nei mercati finanziari, mercati che in questo periodo sono estremamente volatili e dai quali consigliamo di tenersi alla larga qualora non si abbia un’elevata propensione al rischio.

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Fondi comuni: i gestori vogliono più libertà

Investire a livello globale, ecco la soluzione proposta dal Wall Street Journal per massimizzare i profitti dei propri investimenti finanziari anche in un contesto di crisi come quello che stiamo attraversando. Lo strumento è quello dei fondi comuni di investimento, soluzione che consente di diversificare il rischio anche a chi non dispone di enormi capitali. Secondo il prestigioso quotidiano ormai viviamo in un contesto sempre più globale dove le aziende nazionali non sempre rappresentano il meglio dell’economia di un paese. Dando carta bianca ai gestori dei fondi comuni di investimento è possibile sfruttare di volta in volta le opportunità che si presentano in un mercato globale dove le aziende sono spinte a svolgere il proprio lavoro all’estero. Il concetto viene spiegato meglio da Dan O’Keefe, amministratore delegato di Artisan Partners: “In molti casi le aziende, siano esse negli Stati Uniti o all’estero, si guadagnano i loro profitti in tutto il mondo e, spesso, non vi è correlazione tra il luogo in cui una società è domiciliata e dove fa il suo denaro“.

L’idea, quindi, è quella di avere una “carta globale” con cui i gestori di portafogli possano cogliere, di volta in volta, le opportunità che si presentano sul mercato sfruttando al meglio i trend del momento. L’esempio è quello dei mercati emergenti, ossia quei mercati che stanno crescendo ai ritmi più alti ma dove, spesso, sono aziende straniere a trarre il maggior beneficio da questa crescita.

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Salvare la casa dal terremoto con una polizza

I danni subiti dalle popolazioni colpite dal terremoto in Emilia (così come quelle dell’Aquila 3 anni fa) sono durissimi e rilanciano l’idea di istituire una polizza obbligatoria per proteggere gli immobili dal rischio terremoto. Molte famiglie, nel crollo della casa, hanno perso tutto quello che avevano essendo proprio la casa l’investimento per eccellenza degli italiani. Sicuramente lo Stato interverrà a sostegno dei malcapitati abitanti dei paesi colpiti ma conosciamo tutti le tempistiche che accomunano questo tipo di interventi. Inoltre bisogna vedere in che modo arriveranno questi aiuti perchè la ricostruzione del centro storico dell’Aquila, a 3 anni dal devastante sisma, è ancora in alto mare. Insomma, al di la dei sensazionalistici annunci fatti sul momento, la realtà dei fatti è che lo Stato interviene, quando lo fa, in maniera decisamente lenta. Una valida alternativa potrebbe essere rappresentata dalle polizze assicurative in grado di tutelare gli immobili dal rischio terremoto. Ovviamente queste tipologie di coperture si possono già sottoscrivere in maniera libera presso una delle tante compagnie di assicurazione.

Quello che si sta studiando, però, è una cosa decisamente diversa, ossia una polizza “obbligatoria” dal costo estremamente ridotto (si parla di cifre prossime ai 100-200 euro ad immobile). Con questi soldi lo Stato potrebbe finanziare la ricostruzione delle zone terremotate e istituire un fondo per la messa in sicurezza di tutti quegli edifici, siti nelle zone a rischio, che non sono stati costruiti con criteri antisismici.

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USA: il mercato del lavoro rallenta pesantemente

Anche gli Stati Uniti danno qualche segno di cedimento della propria economia. Ieri i dati sul lavoro negli USA hanno dato il colpo di grazie ai mercati finanziari che avevano cercato, per tutto il giorno, di “tenere botta” nonostante le notizie in arrivo dal fronte Europeo, tutt’altro che rassicuranti. Ormai si parla apertamente di un possibile piano di aiuti da 300 miliardi di euro per sostenere l’economia spagnola anche se la Germania si è detta assolutamente contraria a qualsiasi forma di aiuto finanziario alle banche iberiche. Così, nel pomeriggio, ecco arrivare come un macigno i dati sull’occupazione negli States che segnano una brutta battuta d’arresto. In sostanza si creano meno posti di lavoro e torna ad aumentare la disoccupazione (seppur di poco). Tuttavia quello che preoccupa di più gli addetti ai lavori è che si possa essere avviato un trend negativo dovuto alla crisi europea che spinga nuovamente al rialzo la disoccupazione USA nei prossimi mesi, proprio ora che anche dalla Cina arrivano segni di cedimento.

Insomma se una crisi dei paesi europei è in grado di creare tutti questi problemi figuriamoci cosa potrebbe succedere nel caso di un fallimento dell’euro con conseguente ritorno alle valute nazionali. Tornando ai dati USA quello più significativo è, a mio avviso, quello relativo ai nuovi posti di lavoro creati nel mese di Maggio.

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Vuoi comprare casa? Devi avere il 50% del valore in contanti

In questi ultimi giorni abbiamo più volte parlato dei problemi che attanagliano le banche ormai non più in grado di sostenere l’economia reale perchè costrette a dover far fronte ai propri problemi finanziari. Così da uno studio di mutui.it emerge che, stando agli ultimi dati realitivi ai primi 4 mesi di quest’anno, i mutui casa sono stati concessi per una percentuale inferiore al 50% degli immobili dati in garanzia. In sostanza le banche, mediamente, hanno finanziato meno della metà del valore dell’immobile acquistato. Si tratta di un dato mai registrato prima che permette di avere una panoramica sull’attual situazione di disagio delle famiglie italiane e, in particolare, delle giovani coppie per le quali diventa impossibile, o quasi, acquistare una casa. Questo perchè difficilmente una giovane coppia avrà i soldi necessari a coprire la metà del valore dell’immobile in aggiunta a quelli necessari per affrontare le spese relative alla compravendita. Insomma, di fatto, questa crisi delle banche sta letteralmente tagliando le gambe alle famiglie italiane e al settore immobiliare con il rischio di un repentino crollo dei prezzi entro la fine dell’anno.

Questa nostra preoccupazione è sottolineata da Lorenzo Bacca, responsabile business unit di Mutui.it: “…oggi, chi vuol comprare la sua prima casa deve aver risparmi per oltre la metà del suo valore. È un dato preoccupante che ci impone di sperare in una veloce inversione di tendenza“. Un’inversione di tendenza che, stando ai fatti, non è nell’aria almeno a breve.

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