Conti deposito: nuova tassazione troppo penalizzante

L’Antitrust denuncia una distorsione della concorrenza con l’introduzione della nuova imposta di bollo. Il diverso regime fiscale a cui sono sottoposti i conti deposito rispetto ai conti correnti e ai libretti di risparmio influisce negativamente sulla libera scelta dei consumatori. L’Autorità garante per la concorrenza denuncia la distorsione venutasi a creare nel mercato in seguito all’introduzione della nuova normativa che estende l’imposta di bollo proporzionale anche ai depositi postali e bancari. A partire da marzo 2012, i conti deposito sono soggetti ad una tassazione più pesante: se per libretti di risparmio e conti correnti è prevista l’esenzione per i depositi inferiori a 5.000 euro, infatti, i conti deposito non usufruiscono di questo privilegio. La tassazione sui conti deposito è stata fissata allo 0,1% annuo per il 2012, e salirà allo 0,15% a partire dal 2013.

Inoltre, sempre per i conti deposito è previsto il pagamento di un’imposta base di 34,20 euro, che aumenta in maniera proporzionale all’ammontare della cifra depositata; nel caso di conti correnti e libretti di risparmio, invece, l’imposta di bollo è fissa al minimo.

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Banche Usa pronte a tagliare posti di lavoro

Se in Europa ci si preoccupa di non far fallire le banche negli Stati Uniti il problema è riuscire a mantenere i liville di crescita degli ultimi 2 anni. E’ di queste ore la notizia che i banchieri di Wall Street si stanno preparando ad una serie di licenziamenti per sopperire ai minori utili dovuti al rallentamento dell’economia a livello globale sull’onda della crisi nel vecchio continente. L’opinione diffusa di molti analisti di Wall Street è che gli isituti di credito americani non siano in grado di mantenere la propria forza lavoro viste anche le propsettive, non certo rosee, per i prossimi mesi. Alan Johnson, direttore esecutivo della società di consulenza Johnson Associates ha dichiarato che “Se le cose non migliorano, allora mi aspetto che l’organico delle banche sia destinato a scendere di sicuro“, stimando tagli nell’ordine del 5 per cento della loro forza lavoro per fine anno.

Questo eventuale 5% si tradurrebbe in circa 40 mila licenziamenti che andrebbero ad influire negativamente sui dati Usa relativi all’occupazione che già nel mese precedente hanno fatto registrare una clamorosa battuta d’arresto. Ovviamente annunci ufficiali, in questo senso, non sono ancora stati fatti ma i primi segnali cominciano timidamente ad arrivare.

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Rilanciare il paese puntando sul turismo

L’Italia, da sempre, è sinonimo di turismo, un settore che ha un enorme impatto sulla nostra economia visto che rappresenta circa il 12% del Pil. E proprio dal turismo potrebbe cominciare il rilancio del nostro paese visto che i margini di miglioramento sono tutt’altro che indifferenti. Basti pensare ai tantissimi siti di rilevanza storica, artistica o archeologica che, se riqualificati, potrebbero attrarre migliaia di visitatori in più. Inoltre ci si potrebbe avvantagiare dell’attuale debolezza dell’euro che rende le vacanze in Europa decisamente più convenienti di quanto non fossero solo alcuni mesi fa. Ovviamente il condizionale è d’obbligo perchè al momento lo Stato fondi da investire non ne ha e i privati, non riuscendo ad accedere al credito per via delle difficoltà del nostro sistema bancario, difficilmente riescono ad esporsi. Insomma si deve lavorare con quello che si ha senza dimenticarsi che l’Italia è uno dei paesi più ricchi del mondo dal punto di vista storico, artistico e paesagistico.

Una ricchezza unica al mondo di cui, fino ad ora, abbiamo sfruttato solo una piccola parte ma che potrebbe rilanciare in maniera significativa la nostra economia. Cerchiamo di capire, quindi, qual è lo stato di salute del turismo nel nostro paese e cosa si potrebbe fare per valorizzare il nostro patrimonio senza dover investire capitali ingenti.

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G7: la Spagna al centro della conference call

La conference call tra i ministri delle Finanze del G7 si è conclusa senza che siano trapelate novità di spicco. A tenere banco è stato il caso della Spagna per la quale si sta studiando un piano di aiuti per sostenere il settore creditizio che rischia di compromettere l’economia del paese. Con alle porte le elezioni in Grecia, che potrebbero rivelare non poche sorprese, l’attenzione si focalizza ora sulla Spagna che, date le dimensioni, spaventa maggiormente i mercati. Secondo alcune stime ufficiali trapelate in queste ore servirebbero circa 40 miliardi di euro per sostenere le banche del paese, stime che dal nostro punto di vista appaiono decisamente troppo ottimistiche. Non a caso in questi giorni il rendimento dei titoli di stato a 10 anni della Spagna è salito sopra la soglia del 6% a pochi passi da quel 7% che gli analisti considerano la “soglia del non ritorno” superata la quale sarebbe quasi impossibile evitare il default.

Da segnalare le forti pressioni che, ancora una volta, la comunità internazionale sta esercitando sulla Germania affinchè ammorbidisca la sua linea. Il premier Monti aveva più volte ribadito in questi giorni che la “La Germania dovrebbe riflettere in fretta, ma profondamente e agire“. Tuttavia i tedeschi non hanno nessun interesse a modificare la propria linea visti i risultati della propria economia che proprio in questi anni di crisi si è andata rafforzando.

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Prestiti: in forte calo quelli per i motocicli

I dati diffusi oggi da prestiti.it, il portale dedicato alla comparazione di finanziamenti, dimostrano quanto sia forte il calo di vendite dei veicoli a 2 ruote. Secondo i dati riscontrati dagli esperti del sito, infatti, le richieste di finanziamento per l’acquisto di moto nuove o usate rappresenta ormai solo il 3% del totale dei finanziamenti. Un dato in forte controtendenza rispetto agli anni passati che testimonia il momento difficile che sta attraversando il settore in Italia. Non a caso pochi giorni fa sono stati diffusi i dati Acma sulle vendite registrate nel mese di Aprile dove spicca il -38,9% di motocicli venduti rispetto allo stesso periodo del 2011. Si tratta di un dato eloquente che testimonia la crisi che sta caratterizzando il mercato delle 2 ruote e, più in generale quello di tutti i veicoli comprese auto e mezzi da lavoro.

Ovviamente il comparto più penalizzato da questa crisi è quello relativo ai veicoli nuovi mentre per quanto riguarda l’usato si segnala un calo decisamente meno significativo. Basti pensare che ben il 78% delle richieste di prestito riguarda l’usato con un importo medio di circa 4700 euro da rimborsare in 46 mesi.

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Quanto costa l’adsl in Italia?

La connessione adsl è diventata una vera e propria necessità sia in casa che in ufficio. Ogni giorno siamo bombardati da decine di pubblicità che su tv, giornali e web promuovono allettanti offerte tutto compreso per navigare in internet senza limiti a qualsiasi ora del giorno o della notte. Spesso districarsi tra questa miridiade di proposte, per un non addetto ai lavori, è molto complicato e si rischia di finire con lo scegliere una soluzione che non risponde perfettamente alle proprie necessità. Se a questo aggiungiamo il fatto che non tutti i promotori finiscono con il consigliare la soluzione più adatta al cliente perchè magari preferiscono spingere l’offerta del momento, va da se che il mondo della telefonia, e quello dell’adsl in particolare, è sempre più complesso e articolato. Per questo abbiamo voluto fare il punto della situazione per cercare di fare chiarezza su questo settore cercando di capire quali siano le offerte più convenienti in funzione di 3 diversi tipi di utilizzo: uso intenso, uso giornaliero, uso sporadico.

Inoltre siamo andati ad indagare su quelli che sono i prezzi negli altri paesi europei (Spagna, Francia e Germania) scoprendo che l’Italia, tutto sommato, se la cava restando all’interno della media di questi paesi.

Cominciamo subito con il dire che la maggioranza dei contratti adsl offerti dai gestori è del tipo a canone mensile, ossia si paga un forfait mensile e si ha la possibilità di navigare in Internet quando e quanto si vuole. Tuttavia esistono anche le tipologie di contratto a consumo ma, spesso, risultano essere adatte solo a chi fa un uso estremamente limitato della connessione. Vediamoci chiaro…

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