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Moody’s taglia il rating delle banche italiane

Ieri sera Moody’s ha comunicato il downgrade di 26 banche italiane. La notizia, che era nell’aria da circa un mese, non ha suscitato più di tanto scalpore perchè le banche tornano a scontare il rischio paese che, con il pericolo di un’uscita della Grecia dall’euro, si fa via via più forte. I rating per le banche italiane, per quello che possono valere, sono oggi tra i più bassi se consideriamo le valutazioni degli istituti di credito dei principali paesi europei. Pesano, sicuramente, le condizioni di un’economia ormai in recessione appesantita da un’azione di austerity del governo che sta portando ad una riduzione a breve termine della domanda economica. Tutto ciò sta portando ad un sempre più difficile finanziamento sul mercato che spingerà le banche a ridurre ulteriormente la propria offerta di credito per evitare il rischio di mettere in pancia crediti di dubbia qualità.

Insomma il rischio più grande per le banche italiane è quello di non riuscire più a finanziarsi sul mercato e di essere costrette a ridurre ulteriormente il credito alle famiglie e alle imprese dando i soldi solo a chi offre garanzie estremamente solide (ossia una rarità in questo periodo). Ma vediamo nel dettaglio quali sono state le motivazioni che hanno spinto il taglio di rating per le principali banche.
Unicredit

Il gruppo Unicredit (rating: Baa2 da Baa1) ha subito il downgrade per via dell’indebolimento della propria redditività, per la scarsa qualità dell’attivo, per l’accesso limitato ai finanziamenti sul mercato (sempre più difficili e costosi), e per la difficoltà di lavorare sul territorio italiano a causa della crescente recessione che sta spingendo ad una contrazione della domanda di credito nel paese.

Secondo la società di rating Moody’s UniCredit pur avendo un quadro di liquidità relativamente robusta, deve scontare il rischio che l’attuale accesso al mercato (più ristretto e costoso di quanto non fosse in passato) continuerà per un periodo prolungato rendendo estremamente difficoltosa l’operatività della banca stessa.

Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo è stata declassata a C- da C + / A2. Secondo Moody il downgrade di banca Intesa riflette il significativo deterioramento del contesto operativo in Italia dalla metà del 2011 e agli effetti negativi che sta avendo sulla redditività delle banche italiane, la qualità dell’attivo e l’accesso ai mercato finanziario. Questo è molto importante per Intesa, data la sua elevata focalizzazione sul business domestico.

La società di rating sostiene che Intesa pur avendo un’ottima base di raccolta retail e di un consistente portafoglio di asset della BCE, vi è il rischio che l’accesso al mercato sia ristretto e costoso ancora per molto e proprio l’incapacità di finanziarsi a  costi accettabili è un forte rischio di credito nonchè un driver chiave per la valutazione.

Monte dei Paschi di Siena

Il giudizio di Moody’s su MPS è decisamente più negativo come testimonia il rating D da D + con outlook negativo. In particolare la qualità del credito di MPS si sarebbe deteriorata in modo significativo (specialmente per via dei crediti problematici che tendono ad aumentare) e Moody’s si aspetta che questa tendenza continui, mentre la redditività è debole e probabilmente sotto pressione ulteriormente quest’anno, rendendo MPS estremamente vulnerabile sul medio periodo.

Inoltre, a causa del limitato accesso al mercato, il ricorso di MPS ai finanziamenti della BCE è aumentato in maniera notevole, rendendo di fatto la liquidità della banca estremamente dipendente dai prestiti della Banca Centrale Europea.

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