Elezioni francesi e impatto sui mercati

Le elezioni francesi hanno visto trionfare, al primo turno, il candidato socialista Hollande che ha ottenuto il 28,8% dei voti contro il 27,8% di Nicolas Sakozy e il 18,1% del candidato della destra Le Pen. Il risultato appare, quindi, in linea con quanto preventivato dagli analisti già da qualche giorno visto che la vittoria di Hollande nei confronti del presidente uscente veniva data per ampiamente probabile. Ovviamente ora bisognerà attendere l’esito del ballottaggio che avrà luogo tra 2 settimane per capire chi guiderà la Francia, seconda potenza economica dell’eurozona, nei prossimi anni. Tuttavia questo sarà un test importante per capire quale potrebbe essere la reazione dei mercati ad un eventuale vittoria del candidato socialista Hollande nei confronti del premir Sarkozy. Un test estremamente importante visto che nelle ultime settimane si sono accesi i riflettori anche sull’economia francese con rendimenti e spread in deciso rialzo dimostrando che, Germania a parte, tutti i paesi della zona euro sono più o meno vulnerabili.

Ma la Francia sembra aver espresso un voto che da un chiaro segnale di dove voglia andare la nazione. Ha vinto, per il momento, Hollande, ossia il candidato che ha impostato la sua campagna elettorale puntando il dito contro i mercati finanziari e professando che non deve essere la speculazione finanziaria a governare una nazione. Insomma, volendo semplificare al massimo con uno slogan: meno finanza più economia.

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Comprare casa a Berlino: è un affare o un rischio?

Aquistare una casa a Berlino sembra esser diventato il trend del momento. Da quando è esplosa la crisi del debito nell’eurozona si stanno moltiplicando i risparmiatori che cercano modi di investire all’estero e, in particolare, in Germania considerato uno dei pochi porti sicuri d’Europa. Berlino, infatti, può vantare ancora dei prezzi particolarmente convenienti, se paragonati a quelli delle principali città italiane, e con in più il vantaggio di trovarsi in Germania, ossia il paese economicamente più solido d’Europa. Tuttavia non tutte le correnti di pensiero sono della stessa idea, c’è anche chi pensa che il paese tedesco sia a rischio di una pesantissima bolla immobiliare che potrebbe scoppiare da un momento all’altro facendo scivolare le quotazioni su livelli decisamente più bassi. Detto questo cerchiamo di capire quali siano i pro e i contro di un investimento di tipo immobiliare a Berlino cercando di valutare le 2 correnti di pensiero e analizzando i rischi e i vantaggi che questo comporterebbe.

Per prima cosa c’è da dire che i risparmiatori italiani (ma non solo) sono attratti dal mercato immobiliare a Berlino per via del basso valore delle quotazioni visto che, ancora oggi, non è difficile trovare un immobile in zone semi centrali a cifre intorno ai 1000 euro al metro quadro. Assolutamente niente se consideriamo che nelle principali città italiane ne servirebbero almeno 4 volte tanto.

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L’uscita dall’euro è una soluzione alla crisi?

In questo periodo, con l’aggravarsi della crisi economica, sono in molti a puntare il dito sull’euro. La moneta unica viene vista come una delle cause di questa profonda recessione in cui la maggior parte dell’eurozona è piombata. A questo proposito si sono espressi economisti, giornalisti o semplici addetti ai lavori esprimendo opinioni diverse e contrastanti. L’ultima, in ordine di tempo, è quella autorevole di Paul Krugman che in un editoriale sul New York Times fa il punto della situazione della crisi dell’eurozona parlando anche di una possibile uscita dei paesi membri dall’euro. Quello che è chiaro è che Krugman non indica l’uscita dall’euro come una possibile soluzione alla crisi ma, al contrario, sostiene che qualora la crisi dovesse peggiorare sarà una scelta dolorosa ma inevitabile visto il chiaro insuccesso delle scelte finanziarie adottate in sede Europea.

L’economista punta il dito contro la Germania sostenendo che la Spagna non era messa così male all’inizio della crisi avendo un basso debito pubblico e un indice di crescita niente male. I problemi finanziari della Spagna, secondo Krugman, sono una conseguenza della crisi e non la sua causa. Una differenza tutt’altro che trascurabile. L’austerità fiscale approvata dai leader europei potrebbe dare vita ad una ulteriore contrazione della crescita dando il colpo di grazia all’eurozona.

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La riqualificazione del lavoro in Irlanda

Continua la nostra panoramica sui paesi europei più in difficoltà. Stavolta è il caso di parlare dell’Irlanda e dell’enorme sforzo che il paese sta attuando per riqualificare i propri lavoratori con l’obiettivo di abbassare una disoccupazione tornata a livelli di massima allerta. Secondo il Wall Street Journal, infatti, la disoccupazione in Irlanda è tornata a livelli più alti del 2009 sfiorando il 15% (14,6% per la precisione). Questo sta portando ad un aumento del numero di persone che non riesce a pagare la rata del mutuo. Attualmente sono circa 76.400 i mutuatari in difficoltà, ossia il 17% in più rispetto all’anno precedente segno che la crisi sta tornando a farsi sentire in maniera molto violenta. Molti lavoratori sono stati costretti ad accettare salari inferiori pur di mantenere il proprio posto di lavoro o ad accettare lavori meno retribuiti pur di avere uno stipendio.

Il governo del paese ha dato vita ad un massiccio programma di riqualificazione del lavoro per formare la popolazione verso quelle qualifiche di cui l’economia del paese necessita. Questo, spesso, vuol dire dover tornare a fare lavori che fino a qualche anno fa venivano snobbati come, ad esempio, lavorare nelle fabbriche della lavorazione della carne, mercato estremamente importante per l’Irlanda.

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Torna la fiducia sugli immobili, ma è davvero così?

Dati in forte contrasto con quelli del Censis arrivano da Immobiliare.it che, intervistando un campione di 5 mila persone ha rilevato un miglioramento della fiducia dei consumatori nei confronti del mercato immobiliare. Secondo il noto portale online scende al 18,3% (prima era al 21,7%) la percentuale di persone che ritengono di dover aspettare per acquistare un immobile così come scende al 39,3% (dal 40) chi pensa che ci sarà un ulteriore calo dei prezzi. Questo miglioramento, seppur lieve, arriva in forte contrasto con quanto dichiarato nei giorni scorsi dal Censis che ha previsto un possibile calo compreso tra il 20 e il 50% delle quotazioni degli immobili nel solo 2012. Un fatto che, se dovesse avverarsi, rischierebbe di dare il colpo di grazia all’economia italiana già provata dalla crisi europea e dalla pesantezza di un debito enorme che agli attuali tassi di interesse costa troppo rifinanziare.

Quello rilevato da immobiliare.it è un debole segnale di ripresa che, a nostro giudizio, rischia di essere smentito per via dell’IMU che, inevitabilmente, costringerà molti proprietari di seconde e terze case a mettere sul mercato i propri immobili perchè ormai non più redditizi. Tuttavia ci sentiamo in dovere di dare spazio a tutte le visioni del mercato così che ogni lettore possa farsi un’idea di quello che ci aspetta dopo aver sentito tutte le campane.

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Consumi mai così bassi, come risparmiare

Ancora brutte notizie dal fronte dei consumi: secondo il report del Censis e di Confcommercio i consumi delle famiglie italiane caleranno ancora del 2,7% nel corso del 2012. Il dato più preoccupante che si evince dal report è che il calo dei consumi interesserà anche quelle famiglie a reddito medio/alto per via della crescente preoccupazione sugli esiti, incerti, della crisi. Da un lato, quindi, ci sono un numero sempre maggiore di famiglie a basso reddito che stenta ad arrivare alla fine del mese dovendo fare i conti con una crescente pressione fiscale e all’aumento di beni e servizi di prima necessità, mentre dall’altro anche chi potrebbe consumare di più non lo fa per paura di un ulteriore deterioramento del contesto economico. D’altronde se oltre il 20% delle famiglie nel mese di marzo ha avuto difficoltà a pagare la rata del mutuo è assolutamente comprensibile il perchè di questo continuo calo dei consumi.

Ma se i consumi vanno male la capacità di risparmio delle famiglie non è da meno: negli ultimi 6 mesi meno del 10% delle famiglie è riuscita a risparmiare contro il 28% della metà del 2011. Per contrastare la crisi e far quadrare i conti gli italiani hanno tagliato su ristoranti e locali nel 78% dei casi, mentre il 63% ha ridotto gl spostamenti in auto o in scooter per sopperire al continuo rincaro dei prezzi dei carburanti.

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