Consumi degli italiani ai minimi da 30 anni

Male, anzi malissimo il dato relativo ai consumi delle famiglie italiane che torna ai livelli di circa 30 anni fa. Questo è quello che emerge dal rapporto pubblicato da Intesa Sanpaolo che ha fotografato la situazione di estrema difficoltà che gli italiani stanno attraversando. Il dato più eclatante è quello relativo ai prodotti alimentari e alle sigarette che, in media, hanno registrato un calo dell’1,5% riportando, di fatto, i consumi sui livelli degli anni 80. Secondo la relazione del settore Studi e Ricerca dell’istituto di credito, questi dati dimostrano la difficoltà dei consumatori che si vedono costretti a ridurre i consumi anche in un comparto “fondamentale” come quello alimentare facendo scendere il consumo pro capite medio al di sotto dei 2400 euro l’anno. Tuttavia non bisogna sorprendersi di questo risultato perchè già nelle scorse settimane avevamo potuto intuire che la situazione non è delle migliori.

D’altronde abbiamo più volte sottolineato che aumentando la pressione fiscale sulle buste paga, e quella sui carburanti era inevitabile che non si potesse far ripartire l’economia. Proprio per questo siamo dell’idea che siano necessarie quanto prima delle misure per favorire l’occupazione (specialmente quella giovanile che è ferma al 30%), unico vero punto di svolta per dare vita ad una ripresa economica.

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Pil Italia: nel 2011 cresce dello 0,5%

E’ stato comunicato, pochi minuti fa, il Pil italiano ralativo al 2011 con qualche sorpresa rispetto a quelle che erano le previsioni.  Il nostro paese ha registrato una crescita pari allo 0,5% meglio della stima preliminare del 15 Febbraio che si era fermata allo 0,4%. Insomma un dato buono che ha permesso a Piazza Affari di rafforzare il rialzo di stamattina e allo spread di ridiscendere verso quota 300 punti base. Tuttavia c’è poco da festeggiare perchè se da un lato il dato sul pil italiano è migliore rispetto a quello che ci si aspettava, dall’altro è altrettanto vero che nel 2010 la crescita italiana era stata dell’1,8% e per il 2012 già si prevede un risultato con il segno meno (l’istat prevede un -0,5%).

Se analizziamo il risultato degli ultimi 2 anni ci rendiamo conto che l’Italia nel 2011 è cresciuta circa l’1,3% in meno rispetto al 2010 e rischia di crescere un altro punto percentuale in meno nel 2012. Tuttavia è altrettanto vero che il 2012, salvo catastrofi stile Grecia, dovrebbe essere l’anno del picco negativo e già dal 2013 il nostro pil dovrebbe essere rivisto al rialzo.

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Spagna, un paese in crisi

Neanche il tempo di accantonare il problema relativo alla Grecia (tra l’altro ancora da risolvere) che l’Europa si trova a dover affrontare una nuova sfida. Si tratta della Spagna, un paese fortemente in crisi che rischia di aver bisogno di aiuti internazionali a breve. Il paese, infatti, seppur in grado di vantare un debito pubblico molto più basso del nostro, ha un’economia provata dall’altissima disoccupazione che ha raggiunto la pericolosa soglia del 20% (ricordiamo che l’Italia ha una disoccupazione tra l’8 e il 9%). Ma oltre alla mancanza del lavoro la Spagna è oggetto di una fortissima crisi del settore immobiliare che ha creato una vera e propria bolla pronta ad esplodere da un momento all’altro, come testimoniano le sofferenze, in crescita, sui mutui concessi dalle banche. Non a caso aumentano le banche in difficoltà mentre le prime stime parlano di circa 50 miliardi di euro necessari per far adeguare gli istituti di credito spagnoli alle richieste dell’Eba.

Si tratta di una bruttissima gatta da pelare per l’Unione Europea che, un po a sorpresa, si deve preoccupare di affrontare il caso Spagna quando tutti pensavano che il prossimo paese a rischio sarebbe stato il Portogallo. Spagna che fino ad un mese fa veniva considerata, dai mercati finanziari, un paese più sicuro dell’Italia come testimoniato dallo spread, che fino ad una decina di giorni fa ci vedeva penalizzati rispetti ad i titoli di stato di Madrid.

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Borse: Milano chiude una settimana difficile

La settimana appena passata è stata davvero molto difficile per le borse europee che hanno dovuto affrontare il rischio del default della Grecia (evitato in extremis grazie alle adesioni allo swap che darà il via libera agli aiuti da 130 miliardi di euro) e una serie negativa di dati dell’economia reale del vecchio continente. D’altronde si sapeva, Grecia a parte l’economia Europea sta male ma, sopratutto, sembra star male l’economia italiana come testimonia il dato reso noto venerdì relativo alla produzione industriale che, a gennaio, è calata del 2,5% contro ogni previsione. Si tratta, infatti, del ribasso più pesante dal dicembre del 2009. Un dato che testimonia come la crisi, almeno nel nostro paese, sia assolutamente lontana dall’essere risolta e che il lavoro del governo tecnico non è che all’inizio del lungo percorso che lo attende.

Tutto ciò, ovviamente, non poteva non ripercuotersi sulle borse che hanno fatto registrare una settimana dove la volatilità l’ha fatta da padrona. Tra i vari titoli merita un capitolo apparte Enel che, come dimostra il grafico qui sotto, ha toccato i valori minimi degli ultimi 10 anni. Il colosso energetico, infatti, ha chiuso il 2011 con un risultato netto in calo del 5,5% sul 2010 (-7% di utile netto) annunciando un corposo taglio ai dividendi che dovrebbe essere dell’ordine del 40-60%.

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Benzina: ormai si va verso i 2 euro

Il costo del carburante sembra non avere più un freno e, di conseguenza, il costo che occorre pagare per fare il pieno alla propria vettura. Ormai la direzione è quella dei 2 euro tanto che nella giornata di ieri si sono registrate punte massime, per la verde, di 1,95 euro nei distributori del centro Italia (dove la benzina sembra costare qualcosina di più che nel resto del paese). Una situazione davvero insostenibile per le famiglie italiane e che rischia di aggravarsi ulteriormente se, come sembra, il governo deciderà di attuare la modifica dell’iva al 23% come deciso lo scorso anno nel decreto Salva Italia. Proprio per testimoniare la situazione di difficoltà degli italiani abbiamo provato a fare un piccolo test per cercare di capire quanto costa un pieno di benzina o di diesel alla propria vettura.

Per prima cosa c’è da sottolineare che i rincari più grandi sono stati effettuati sul gasolio (non a caso la quota di vetture diesel era aumentata negli ultimi anni) che ora arriva quasi a sfiorare il prezzo della benzina verde.  Non a caso si registrano punte di 1,85 euro al litro e una media nazionale che si aggira tra 1,76 e 1,80 euro al litro.

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La Grecia si salva: 85% di adesioni allo swap

Finalmente arriva la notizia che tutti si aspettavano: Atene è salva, almeno per il momento, visto che lo swap ha ricevuto adesioni superiori al’85%. Un risultato, per certi versi, eccezionale che molti analisti davano per improbabile scommettendo su un’adesione tra il 75 e l’85% massimo. Questo risultato, invece, permette ad Atene di attuare una corposa ristrutturazione del debito scacciando, almeno nel breve periodo, l’incubo del default finanziario che oramai veniva dato come molto probabile. Il governo greco aveva fissato il limite di adesioni al 75% come prerogativa per far partire il piano di ristrutturazione del debito anche se aveva indicato il 90% di adesioni come obiettivo per far filare tutto liscio. Obiettivo che, stando ai primi dati forniti questa mattina, sembra essere stato centrato in pieno segno che la linea dura attuata dal governo greco in questi ultimi giorni ha dato i suoi frutti.

Di fatto la Grecia potrà ridurre il debito con i creditori privati della metà grazie al taglio del 53% del valore nominale dei titoli di stato. Non appena sarà ratificato l’accordo Atene potrà ricevere i 130 miliardi di aiuti stanziati dalla Banca Centrale europea senza i quali il paese sarebbe entrato inesorabilmente in default.

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