Giorno decisivo per lo swap della Grecia

Entro le 21 di oggi si conoscerà la percentuale definitiva di adesione degli investitori privati allo swap dei titoli di Stato della Grecia. Fino a ieri sera la percentuale di adesione era pari al 53% circa, ancora lontana da quel 90% ritenuto indispensabile per permettere ad Atene di scacciare il pericolo di un default. Il problema, infatti, susisterebbe se la percentuale di adesione dovesse fermarsi sotto il 75% comportando l’inevitabile crac della Grecia. Se, invece, la percentuale si assestasse sopra il 75% il governo del paese ellenico potrebbe far scattare l’adesione forzata per i creditori privati (ossia la cosidetta Cac) ma scatterebbero anche i Credit default swap e, proprio per questo, Atene punta ad ottenere un consenso di almeno il 90%. Tuttavia nella pratica è difficile capire cosa potrà succedere ad un risparmiatore in funzione dei vari scenari che si verranno a proporre.

Noi cercheremo di riassumere le varie possibilità grazie all’aiuto dello studio pubblicato dagli esperti de ilsole24ore che ha realizzato un test per spiegare gli effetti sugli investitori italiani. Ci permettiamo di aggiungere che un eventuale insuccesso della trattativa, ossia un risultato al di sotto del 75%, risultano assai improbabili. Molto più probabile è un risultato che oscilli tra il range del 75 e del 90%. Solo un risultato al di sopra del 90% potrebbe dare una spinta significativa ai mercati con risvolti interessanti per chi si occupa di trading online.

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Telelavoro: lo sogna una donna su 3

Anche se per molti può sembrare qualcosa di astratto, irrealizabile, il telelavoro si sta affermando come una realtà importante, al punto che ben 1 donna su 3 sogna di poter lavorare a distanza. Secondo un recente studio di casa.it, infatti, il 35% delle donne italiane desidererebbe lavorare da casa utilizzando le tante possibilità che il web e le nuove tecnologie mettono a disposizione. Secondo lo studio ben il 73% delle donne sostiene di poter lavorare usando il pc e il 65% dichiara di aver bisogno di una banda larga per poter trasferire i dati più rapidamente. Questo, ovviamente, renderebbe la propria professione meglio compatibile con gli impegni familiari e, sopratutto, con la cura dei propri figli. Tuttavia la cultura italiana in fatto di telelavoro è ancora molto arretrata e sono poche le società che consentono ai propri dipendenti di poter svolgere parzialemente o interamente la propria attività per via telematica. Nonostante questo ad oggi esistono diverse opportunità che consentono ad una donna o ad un uomo di svolgere un lavoro da casa senza doversi recare fisicamente sul posto di lavoro.

Si tratta di attività in proprio (basti pensare ad alcune categorie di liberi professionisti e a piccoli imprenditori che vendono servizi) ma, anche, di lavori alle dipendenze di imprese più evolute, dal punto di vista informatico, all’interno delle quali per alcune mansioni è prevista la possibilità di poter lavorare via web.

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Come funziona il modello 730?

Il 730 è un modello per la dichiarazione dei redditi che è stato introdotto nel lontano 1993 per permettere il rimborso delle imposte a credito in tempi brevi. Il 730, ovviamente, è un modello riservato a pensionati e lavoratori dipendenti che, così, possono ottenere il rimoborso senza dover aspettare i tempi biblici dei controlli degli uffici competenti. E’ molto utile anche per chi deve dichiarare dei redditi che vanno a integrare la pensione o lo stipendio da lavoro dipendente. Nel caso in cui dal modello emerga un credito questo verrà versato direttamente nella busta paga del mese di Luglio, altrimenti, in caso contrario la somma dovuta come imposta verrà sottratta dalla busta paga di Luglio o dal cedolino della pensione di agosto o settembre. Ovviamente, anche con le novità introdotte nel 2012, resta valida la possibilità di richiedere una rateizzazione delle imposte.

In questo articolo vedremo come funziona e chi deve compilare il modulo 730 così da togliere qualche dubbio a chi si appresta alla sua compilazione per la prima volta. Inoltre vedremo tutte le novità introdotte nel 2012 come la tassa piatta, le nuove disposizioni in materia di 5 per mills e i bonus per ristrutturazioni.

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Arriva il nuovo BTP “Italia” online

E’ stato presentato ieri dal vice ministro dell’economia Grilli e dal responsabile del dipartimento del debito pubblico, Maria Cannata, il nuovo prodotto destinato ai piccoli investitori denominato BTP ITALIA. Si tratta del primo titolo di stato negoziato direttamente online, invece che attraverso il solito sistema di asta riservata alla partecipazione di banche o di investitori istituzionali, e verrà immesso sul mercato il prossimo 19 Marzo. Questo nuovo btp online rappresenta un’innovazione importante (ricordiamo che è il primo btp di questo genere) su cui il governo punta molto per attirare l’attenzione dei piccoli risparmiatori. Secondo Grilli “gli investitori stranieri stanno tornando a comprare i titoli di Stato italiani e, avendo un debito imponente, non ci si può permettere di perdere il passo. L’obiettivo è stabilizzare la platea di chi investe nel debito pubblico italiano“. Insomma secondo il nostro vice ministro dell’economia e delle finanze questo nuovo titolo di stato permetterà di invogliare le famiglie e i piccoli risparmiatori a investire sul nostro paese.

Ovviamente sarà necessaria una prima fase di avvicinamento in cui sarà fondamentale offrire quanta più informazione possibile per dare la possibilità a tutti di comprendere le caratteristiche di questo prodotto e invogliare all’investimento anche chi non mastica finanza. Questo BTP Italia, infatti, seppur molto semplice e intuitivo richiede, comunque, un minimo di dimestichezza per poterne apprezzare le qualità.

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I mutui a rata semestrale convengono?

Anche se molti non lo sanno i mutui per l’acquisto della casa possono prevedere piani di rimborso mensili, trimestrali o semestrali. Quelli con scadenza ogni 6 mesi consentono di pagare il proprio mutuo solo 2 volte l’anno ma, a differenza di quanto si possa pensare, sono mediamente più costosi di quelli a cadenza mensile. Nel caso di un mutuo semestrale, infatti, la banca percepisce i soldi ogni 6 mesi e, di conseguenza, il calcolo degli interessi è diverso rispetto a quello con cadenza mensile la cui rata deve essere più bassa. Ma allora perchè pagare il mutuo ogni sei mesi? Questa tipologia di finanziamento, nonostante sembri meno vantagiosa, consente di poter pagare la quota di ogni singolo mese 2 volte l’anno cosa molto gradita da chi ha un’attività imprenditoriale (in questo modo ha maggiore flessibilità nell’accantonare la somma necessaria) ma, anche, da chi è solito investire i propri risparmi.

Tanto per fare un esempio ipotizziamo di dover pagare un mutuo mensile di 500 euro, ossia 3000 euro in 6 mesi. Ipotizziamo ora di preferire un mutuo a cadenza semestrale pagando circa 3100 euro, ossia 100 euro in più della precedente soluzione. Tuttavia, per alcune categorie di persone ci potrebbero essere dei benefici che vanno ben al di la di quei 100 euro ogni sei mesi.

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Con lo spread a 310 risparmi in vista

Venerdì lo spread è sceso sotto i 310 punti base, il valore migliore da settembre 2011. Secondo le prime stime la discesa dello spread potrebbe permetterci di risparmiare qualcosa come 55 miliardi di euro in meno nei prossimi 3 anni rispetto alle stime che gli analisti avevano fatto a Novembre. Che sia l’effetto della cura Monti o dell’iniezione di liquidità della BCE poco importa. Quello che è fondamentale è che si sia alleggerito il costo che il nostro paese deve sostenere per rifinanziare il mostruoso debito pubblico che si sta cercando disperatamente di far diminuire per rispettare i rigidi paremetri europei. Tuttavia lo spread intorno ai 300 punti non deve essere visto come un traguardo, ma al contrario, come il punto di partenza per il rilancio del nostro paese, visto e considerato che solo all’inizio del 2011 lo spread tra titoli italiani e quelli tedeschi faceva registrare appena 200 punti di distacco.

Come abbiamo detto l’effetto sui conti pubblici è davvero imponente e permetterà di risparmiare circa 18 miliardi di euro all’anno per i prossimi 3 anni. Basti pensare che all’apice della crisi il nostro paese ha dovuto garantire oltre il 6% di interesse sui titoli a 6 mesi (nell’asta del 25 Novembre 2011) contro l’1,2% dell’ultima asta.

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