Roche: i farmaci non conoscono la crisi

Il gruppo farmaceutico svizzero Roche ha chiuso il 2011 con un incremento della redditività al di sopra delle attese: stando a quanto affermato dai vertici societari dell’azienda elvetica, infatti, l’esercizio si sarebbe concluso con uno sviluppo dell’utile netto pari a 7 punti percentuali a quota 9,5 milioni di franchi svizzeri (circa 7,9 miliardi di euro), nonostante un tasso di cambio sfavorevole che non ha certo giovato ai ricavi esteri. Spinta da dati fortemente convincenti, la società tenta ancora di acquisire l’americana Illumina, sulla quale ha già lanciato un’offerta pubblica d’acquisto ostile dal controvalore di 5,7 miliardi di dollari.

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Brasile: quanto crescerà il pil nel 2012?

Il Brasile è uno dei paesi più forti dell’America Latina ma la sua crescita potrebbe essere minata dalla crisi internazionale che sta colpendo l’EUropa. Forse è proprio per questo che il presidente Dilma Roussef è spesso accusato di occuparsi molto di economia e accordi commerciali con i paesi vicini come nel caso dell’ultima visita di questi giorni a Cuba in cui si è discusso solo ed esclusivamente di affari. In particolare il motivo della visita sembra essere stato il nuovo porto di Mariel che sarebbe costato circa 700 milioni di dollari di cui, gran parte, brasiliani. L’obiettivo dichiarato è ovviamente, quello di intensificare gli scambi commerciali nella zona dei Caraibi dove il Brasile mira a diventare l’indiscusso dominatore della regione.

Tuttavia il paese deve fare i conti con molti altri problemi e in particolare con una crescita che, per i prossimi 3 anni, le stime danno in leggero calo a causa della crisi che sta attanagliando l’Europa provocando una forte contrazione dei consumi. Inoltre il Brasile deve ancora risolvere dei conflitti interni molto forti con una forbice sociale tra ricchi e poveri ancora troppo ampia.

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Toshiba taglia previsioni 2012

Toshiba, una delle principali corporate internazionali nel mercato tecnologico, ha dichiarato di essere costretta a rivedere le proprie previsioni sugli utili al ribasso per ben 54 punti percentuali. Alla base di questa clamorosa decisione, l’andamento dello yen (eccessivamente forte e, pertanto, in grado di falcidiare i ricavi), il disastro naturale in Thailandia, il rallentamento della domanda globale a causa della crisi del debito europeo. Gli utili netti potrebbero pertanto giungere a quota 65 miliardi di yen (circa 853 milioni di dollari) al termine dell’anno fiscale (la cui fine è prevista per il 31 marzo 2012, non coincidente con i periodi solari), contro precedenti stime da parte dei vertici societari pari a 140 miliardi di yen.

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Disoccupazione italiana all’8,9%

Secondo quanto affermato dall’Istituto Nazionale di Statistica, il mercato del lavoro starebbe rapidamente peggiorando, con un tasso di disoccupazione cresciuto di 0,1 punti percentuali a dicembre (rispetto al mese di novembre), e di 0,8 punti percentuali su base annua, per un totale dell’8,9%.  Il dato rilevato dall’Istat è grave per una lunga serie di motivi. Il primo, è che delude fortemente le attese degli analisti locali, che stimavano un calo del tasso all’8,7%, sulla scia di alcune positive evoluzioni del comparto occupazionale. Il secondo, è che si tratta altresì del dato statistico più elevato dal gennaio del 2004 ad oggi (ovvero, dall’inizio delle serie storiche dell’Istat).

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Ridurre le tasse grazie agli evasori

Secondo quanto è emerso da diverse dichiarazioni da parte di esponenti vicini all’esecutivo, grazie alle operazioni della Guardia di Finanza per il recupero del sommerso, il Tesoro potrebbe essere in grado di destinare parte degli introiti a detassazione dei redditi, con conseguente beneficio per i milioni di cittadini italiani onesti, che pagano regolarmente l’imposta sul reddito delle persone fisiche.  Il governo sta valutando infatti di inserire nella legge delega l’obbligo di destinare una quota del tesoretto derivante dall’abbattimento dell’evasione fiscale alle già ricordate misure di detassazione.

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Roubini: guerra in Iran e recessione

Da settimane continua a salire la tensione tra Stati Uniti e Iran che, secondo fonti dell’intelligence, sarebbero molto vicini ad avere la bomba atomica. Oltre ai drammi umanitari che, purtroppo, sono comuni a tutte le guerre un eventuale conflitto in Iran potrebbe avere ripercussioni devastanti anche a livello economico spingendo i paesi industrializzati verso una recessione senza precedenti. A lanciare l’allarme è Nouriel Roubini, uno dei pochi economisti ad aver predetto la crisi del 2008, che intervistato da MSNBC ha sottolineato gli eventuali scenari economici a cui si potrebbe assistere nel caso gli USa e Islraele decidano di scatenare una guerra con l’Iran. Un eventuale conflitto, secondo l’economista, farebbe immediatamente schizzare verso l’alto il prezzo del petrolio che potrebbe raggiungere, velocemente, i 150 dollari al barile.

Quello che spicca dall’intervista di Roubini è la conferma di come il mondo abbia, ora più che mai, bisogno di stabilità per consentire all’economia di tornare a crescere su livelli significativi. Un eventuale conflitto provecherebbe un’immediata tensione sul comparto petrolifero (ricordiamo che l’Iran è uno dei maggiori produttori di petrolio del mondo) con ripercussioni pesantissime sulla crescita.

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