Crisi: ci sarà la ripresa nel 2012?

Ormai siamo giunti alla fine dell’anno ed è tempo di tirare qualche bilancio di quello che è stato, a onor della cronoca, uno dei peggiori anni di sempre in ambito economico finanziario. La crisi del debito sovrano, come è sta ribattezzata una crisi finanziaria che si è andata trasformando in una crisi economica vera e propria andando a toccare la vita reale di tutti noi cittadini. In un’economia sempre più legata alla finanza ciò era inevitabile ma per molto tempo questo rischio è stato sottovalutato (poi ci sarebbe da capire se in buona o cattiva fede). Ormai parole come spread o differenziale sono diventate argomenti di cui si discute normalmente al bar o a cena con gli amici, tanto che ormai sono in molti che alla mattina invece di leggere il meteo o l’oroscopo si affrettano a vedere l’andamento dei nostri titoli di stato.

Una crisi, dicevamo, che ha travolto l’economia reale mettendo in seria difficoltà milioni di famiglie in tutta Europa. Come ben sappiamo uno dei paesi più colpiti dalla crisi è proprio il nostro tanto da aver costretto alle dimissioni il precedente governo e aver dato vita ad un governo tecnico definito di “emergenza”. Il tutto dovuto ad un attacco speculativo nei confronti dell’Italia (ma c’è chi sostiene che si trattasse di un attacco all’euro) che aveva portato il differenziale tra i nostri titoli di stato e quelli tedeschi ben oltre la soglia di massimo allarme di 500 punti percentuali.

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Il ponte sullo stretto: ma quanto ci costa?

In un periodo di crisi in cui vengono chiesti pesantissimi sacrifici ai cittadini attraverso un aumento di tasse epocale (basti pensare all’aumento dei carburanti di 2 mesi fa del 10% circa a cui ne seguirà un’altro tra pochi giorni, l’introduzione dell’imu sulla prima casa, ecc.) è lecito ripensare alle priorità del paese scartando i progetti come il Ponte sullo stretto di Messina, che costano molto e la cui utilità e in forse. Invece il discorso torna più in voga che mai in quanto si è in attesa della decisione del Cipe che, se non rigetterà il progetto finale, ci costringerà a pagare una penale pesantissima se il ponte non si farà. Insomma la situazione per le casse dello stato è più pesante che mai: se il ponte sullo stretto si farà dovremo sopportare il costo altissimo della sua realizzazione, se non si farà dovremmo pagare le penali altissime accordate dal governo Berlusconi alle società individuate per la realizzazione dell’opera.

Insomma una strada che sembra essere senza uscita e che scatena un putiferio tra i detrattori dell’opera che chiedono al governo Monti di trovare una soluzione dopo i tanti sacrifici chiesti agli italiani. D’altronde il costo del ponte sullo stretto è stimato intorno agli 8,5 miliardi di euro, un costo altissimo che renderebbe inutile i sacrifici chiesti agli italiani in fatto di pensioni.

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Lavoro: il 37% delle madri lascia l’impiego

Ancora brutte notizie in ambito di donne e lavoro: secondo lo studio dell’Istat denominato “La conciliazione tra lavoro e famiglia” ben il 37% delle lavoratrici che diventano mamme lasciano il proprio impiego. Un dato molto pesante che testimonia quanto sia ancora molto difficile conciliare lavoro e famiglia in un paese come il nostro. Eppure lo stesso Monti, nel suo discorso di presentazione alle camere, aveva espressamente dichiarato che l’occupazione femminile sarebbe dovuta crescere per favorire la ripresa economica. Eppure la situazione appare quanto mai critica e figlia di una tradizione culturale che vede, ancora oggi, la donna come unico soggetto in famiglia a doversi occupare della casa e dei figli.

Stando ai dati rilasciati dall’Istat sarebbero ben 702 mila (ossia il 37,5%) le madri che hanno dichiarato di aver sospeso per almeno un mese la propria attività lavorativa dopo la nascita di un figlio. Dato che si ridimensiona in maniera esponenziale tra i padri visto che solo il 6,9% dei lavoratori uomini dichiara di aver utilizzato il congedo parentale.

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In arrivo la riforma del catasto

Ancora novità in ambito “casa” che, dopo l’introduzione dell’IMU (imposta municipalizzata unica) già dal 2012, prevede ora la riforma degli estimi catastali che dovrebbe renderli più attuali. Molte le novità che caratterizzeranno questa manovra ma la paura di sindacati e associazioni dei consumatori è che sia un’altra stangata che vada a pesare sui bilanci delle famiglie già provati dall’aumento dei carburanti e dalle nuove tasse introdotte dal governo.

Ma quali saranno le novità più interessanti di questo avvio di 2012 in materia di casa? Questa manovra che riformerà gli estimi catastali sarà davvero a costo zero per le famiglie o graverà sempre sui “soliti noti”?

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Mutui: giovani ancora penalizzati nel 2012

Non accenna a diminuire la difficoltà di accedere al credito dei giovani in Italia. Secondo uno studio dell’osservatorio sul credito che ha analizzato i dati relativi al 2009, 2010 e 2011 (ovviamente solo i primi 9 mesi dell’anno, quindi il confronto non è definitivo) le erogazioni del credito al consumo hanno subito un trand negativo facendo registrare rispettivamente un -11,2%, -5,2% e -1,4% di erogazioni rispetto all’anno precedente. Questo significa che nel 2011 il trand sembrerebbe rallentare pur rimanendo in ambito negativo. E a risentirne di più sono sempre i giovani che, complice una disoccupazione al 30%, non sono in grado di dare sufficienti garanzie alla banca.

Questa difficoltà dei giovani di accendere un finanziamento continuerà a persistere ancora per tutto il 2012 visto che alcuni analisti azzardano una lieve ripresa solo nel 2013. Ripresa che si concretizzerà di pari passo alla diminuzione della disoccupazione.

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La Chiesa e l’ICI: quanti soldi perdiamo?

In questo ultimo mese si è scatenata la polemica tra coloro che vogliono far pagare l’ICI sugli immobili della chiesa destinati ad usi commerciali e chi, invece, continua a sostenere il contrario. La polemica si è infuocata dopo che il governo Monti ha reintrodotto l’imposta sulla prima casa aggravando la già difficile situazione di molte famiglie italiane. Dal canto suo la chiesa, nonostante le recenti aperture del Cardinal Bagnasco, non è particolarmente entusiasta dell’idea di dover pagare la nuova IMU (imposta municipalizzata unica) su tutti gli immobili sostenendo che in gran parte di quelli di sua proprietà già vengono pagate regolarmente le tasse. Tuttavia in un momento in cui si richiedono particolari sacrifici ai cittadini sono in molti a non capire questa chiusura della chiesa che, al contrario, dovrebbe partecipare al salvataggio della nazione e agli sforzi di tutti noi.

Secondo una stima riportata sul quotidiano repubblica.it solo a Roma sarebbero 1500 gli immobili della chiesa, un valore presumibilmente sottostimato in quanto si immagina siano molti di più. Tuttavia a onore della cronoca la chiesa ci tiene a sottolineare che in molti edifici destinati ad uso commerciale già viene pagato regolarmente l’ici.

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