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G7: la Spagna al centro della conference call

La conference call tra i ministri delle Finanze del G7 si è conclusa senza che siano trapelate novità di spicco. A tenere banco è stato il caso della Spagna per la quale si sta studiando un piano di aiuti per sostenere il settore creditizio che rischia di compromettere l’economia del paese. Con alle porte le elezioni in Grecia, che potrebbero rivelare non poche sorprese, l’attenzione si focalizza ora sulla Spagna che, date le dimensioni, spaventa maggiormente i mercati. Secondo alcune stime ufficiali trapelate in queste ore servirebbero circa 40 miliardi di euro per sostenere le banche del paese, stime che dal nostro punto di vista appaiono decisamente troppo ottimistiche. Non a caso in questi giorni il rendimento dei titoli di stato a 10 anni della Spagna è salito sopra la soglia del 6% a pochi passi da quel 7% che gli analisti considerano la “soglia del non ritorno” superata la quale sarebbe quasi impossibile evitare il default.

Da segnalare le forti pressioni che, ancora una volta, la comunità internazionale sta esercitando sulla Germania affinchè ammorbidisca la sua linea. Il premier Monti aveva più volte ribadito in questi giorni che la “La Germania dovrebbe riflettere in fretta, ma profondamente e agire“. Tuttavia i tedeschi non hanno nessun interesse a modificare la propria linea visti i risultati della propria economia che proprio in questi anni di crisi si è andata rafforzando.

D’altronde il grafico qui sotto è eloquente. Il rendimento dei titoli di stato tedeschi continuano a scendere permettendo alla Germania di finanziare il proprio debito pubblico ad un costo “ridicolo” rispetto a quello che deve sostenere la Spagna o l’Italia. Questo significa che anche le aziende sono avvantaggiate rispetto a quelle dei paesi del sud Europa in quanto possono accedere a forme di finanziamento decisamente migliori.

C’è poi da sottolineare che metà della popolazione tedesca ritiene che la moneta unica è stata più dannosa che positiva per lo sviluppo della Germania (Fonte ZDF) e ben l’80% si dice contrario all’eventuale emissione di eurobonds.

Per uscire da questa situazione di stallo ci si aspetta qualche mossa da parte della BCE di Mario Draghi. Secondo Jens Sondergaard, economista di Nomura Securities, “l’area dell’euro sembra si stia avvicinando al suo punto di rottura. I mercati chiedono alla BCE di fornire una risposta sostanziale in grado di tirare l’area dell’euro fuori dal baratro“.

Per prima cosa ci si aspetta un taglio dei tassi dello 0,25% cosa che se confermata, porterebbe per la prima volta i tassi di interesse sotto la soglia dell’1%. Ma ciò, ovviamente, non può bastare. Servono delle misure urgenti a sostegno della Spagna per evitare che il sistema bancario tracolli trascinando la moneta unica verso una crisi irreversibile.

Ma occorre agire in fretta (cosa in cui l’Europa non si è mai dimostrata particolarmente efficace) perchè già ora i 40 miliardi di cui si parla sicuramente non basteranno (noi abbiamo stimato che occorrano almeno 100 miliardi di euro per aiutare la Spagna a uscire da questa situazione) e se la situazione dovesse essere portata per le lunghe un eventuale salvataggio diventerebbe insostenibile e il default sarebbe inevitabile.

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