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Grecia: un paese distrutto dalla crisi?

Il punto di domanda nel titolo è d’obbligo. Sul fatto che la Grecia sia un paese allo sbando con un tasso di povertà in continua e veloce crescita non ci sono dubbi, quello che più lascia perplessi è il motivo che ha ridotto il paese in queste condizioni. La crisi economica ha avuto un forte impatto sui conti della Grecia che, come si è scoperto, erano stati truccati per permetterle di entrare nell’euro. Tuttavia le misure di austerity legate agli aiuti offerti dalla comunità internazionale per salvare il paese hanno avuto un impatto devastante raggiungendo il solo scopo di tenere a galla un cadavere.

Secondo i dati elaborati da ilsole24ore.com la Grecia è avviata ad affrontare il quinto anno consecutivo di recessione. Dopo una contrazione del Pil del 6,9% nel 2011, per l’anno in corso ci si aspetta un bel -7%. Male anche le previsioni per il 2013 dove il Pil dovrebbe subire una contrazione del 2%. “Se cade il Pil (che si è eroso del 25% dal 2009) il rapporto debito/ricchezza lorda non può che alzarsi anziché diminuire come negli auspici dei piani di salvataggio della Troika”.La Grecia è caduta in una sorta di circolo vizioso dove i continui tagli alla spesa pubblica hanno generato un maggior numero di disoccupati e un conseguente calo drastico dei consumi. Meno occupati, meno tasse entrano nelle casse dello stato. Allo stesso tempo meno occupati significa anche meno consumi (e ancora meno entrate per lo stato). E calando i consumi le aziende sono anche più propense a licenziare o, ancora peggio, a chiudere i battenti.

Come dicevamo la Grecia si trova nel quinto anno consecutivo di recessione e, fino ad oggi, ha perso circa un quinto di tutte le sue ricchezze. La disoccupazione è arrivata a livelli insopportabili, ossia al 25%, che sale al 50% tra i giovani. Ma anche il reddito medio che è calato del 25% solo nell’ultimo anno e il debito pubblico ha superato il tetto dei 300 miliardi di euro.

Insomma si è innescato un circolo vizioso dal quale è molto difficile uscire. Non a caso si stima che le banche abbiano bisogno di altri 40 miliardi di euro perchè, ad oggi, continuano a produrre perdite sui crediti inesigibili. E più la popolazione si impooverirà e maggiori saranno le perdite degli istituti di credito.

Il caso della Grecia ci deve insegnare che con i soli tagli non si va da nessuna parte. Serve trovare il coraggio di rimboccarsi le maniche e di fare uno sforzo in più cercando di dare stimoli all’economia limitando, in primis, la disoccupazione. Perchè solo un popolo che lavora può consumare e pagare le tasse, ossia tenere in piedi l’economia di un paese.

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