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Riforma della PA: gli interventi previsti sulle forze di polizia

La riforma della Pubblica Amministrazione continua a marciare dritto proseguendo un iter parlamentare che non è affatto esente da critiche, polemiche, elogi e modifiche varie. Nella sua redazione ci son stati non pochi ostacoli proprio per via del fatto che con questa legge si intende metter mano al comparto della PA ottimizzandone le risorse, rendendone efficiente il modo di operare e abbassando la spesa pubblica che fino ad ora è stata destinata per far fronte agli enormi sprechi del settore.

E proprio per ottimizzare la spesa pubblica, il relatore della riforma, Ernesto Carbone (PD) ha proposto un emendamento che è stato approvato dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera e che di fatto mira a rivoluzionare il funzionamento delle forze armate e quelle di polizia.

Carriere nella Polizia e nelle Forze Armate: ecco cosa cambia

Dopo interventi che praticamente non ci sono mai stati, la proposta di Carbone vuole metter mano al funzionamento delle carriere di polizia e delle forze armate. Cambieranno la disciplina di reclutamento e i meccanismi che regolano gli avanzamenti di carriera e lo si farà, in primo luogo, assegnando al Governo una delega avente a che fare “con la revisione della disciplina in materia di reclutamento, di stato giuridico e di progressione in carriera del personale delle forze di polizia di cui all’articolo 16 della legge 1 aprile 1981, n. 121, tenendo conto del merito e delle professionalità, nell’ottica della semplificazione delle relative procedure.”

Più in particolare parliamo di un emendamento che verte sostanzialmente su tre punti principali:

  • Sopprimere, unificare e istituire a seconda dei casi i ruoli, i gradi e le qualifiche di ciascuna forza di polizia.
  • Rideterminare le dotazioni organiche che sono a completa disposizione di ciascuna forza di polizia (incluso il numero complessivo degli agenti in seno a ciascuna divisione).
  • Riordinare ruoli e qualifiche modificando anche il capitolo relativo ai trattamenti economici.

Corpo Forestale dello Stato: si lavora per la soppressione

Dopodiché, con l’emendamento di Carbone, viene posto in essere un nuovo importante cambiamento: la soppressione del Corpo Forestale dello Stato. Si tratta di una decisione che entrerà a far parte delle deleghe assegnate al Governo, anche se l’obiettivo finale è per l’appunto quello di sopprimere questa forza di polizia facendola confluire in un’altra; il personale attualmente dipendente nel Corpo Forestale dello Stato verrebbe così assorbito dall’organo ospitante mantenendo, di fatto, gli stessi livelli di retribuzione maturati precedentemente. Nell’ipotesi in cui questo spostamento dovesse essere portato a termine diverrebbe naturale per le forze di polizia passare dall’attuale numero di cinque organi ai successivi quattro, il tutto per puntare decisi all’obiettivo di razionalizzazione dei costi.

Guardia Costiera addio: dipenderà dalla Marina Militare

Il desiderio di riordinare e ridurre i Corpi dello Stato passa poi anche dalla necessità di metter mano alla Guardia Costiera (o Capitaneria di Porto) rendendola dipendente dalle direttive della Marina Militare. In questo modo si vuol rendere il vertice della Marina più responsabile, attribuendogli compiti che oggi giorno vengono affidati al Comando Generale della Guardia Costiera e quindi rapporti col ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, decisioni relative all’organizzazione operativa e così via. Il tutto, però, senza ridurre né la presenza delle forze sul luogo di operatività né compromettendo i servizi offerti: il risparmio passa più che altro dall’eliminazione di pesanti strutture di comando ritenute superflue.

Più nello specifico, la dipendenza diretta dalla Marina consentirà di dimezzare i centri di spesa relativi alla gestione del personale, alla logistica, alle manutenzioni di mezzi, imbarcazioni e velivoli liberando delle risorse che potrebbero essere dirette a destinazioni ben più utili per gli utenti finali.

D’altra parte c’è anche da dire che Marina Militare e Guardia Costiera non sono unità poi così diverse tra loro: quelli che sono gli attuali dipendenti di questi due corpi dello Stato studiano nelle stesse scuole e frequentano gli stessi identici corsi per ambire al ruolo che rivestono tuttora, così come i compiti sono strettamente molto simili tanto è vero che ad oggi i comandi di Marina Militare e di Guardia Costiera si son ritrovati a dialogare e cooperare in maniera quanto più stretta pur rimanendo incomprensibilmente due unità distinte tra loro.

Numero unico per le emergenze

Approvato anche l’emendamento della deputata M5S Roberta Lombardi che porta l’Italia ad avere un numero unico per le emergenze: lo scopo è quello di liberare dalla percezione dei cittadini i vari 113, 115 e via dicendo portandoli a rivolgersi solo ed esclusivamente ad un unico numero. Il 112 per l’appunto. L’emendamento prevede infatti che venga istituito “un numero unico europeo 112 su tutto il territorio nazionale con centrali operative da realizzare in ambito regionale”. Ma cosa vuol dire tutto ciò e come si contestualizza nella realtà quotidiana?

In poche parole quando ci ritroveremo dinanzi ad una emergenza di qualunque tipo non dovremo ricordarci di quale sia il numero adatto al nostro specifico caso, quanto invece comporre solo ed esclusivamente il 112. A questo punto verremo messi in contatto con una specie di centralino che, in relazione al nostro genere di emergenza, girerà la nostra chiamata ai vari comparti di emergenza siano essi di natura ambientale, di sicurezza o di sanità. Naturalmente, qualora la cosa dovesse entrare in circolo, sarà necessario anche riorganizzare il lavoro da parte del centralino per evitare che questo passaggio di telefonate rischi di bruciare del tempo utile che nel caso delle emergenze è a dir poco determinante.

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