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L’Europa potrebbe (ri)sollevare l’economia mondiale

Da più grande area di libero scambio del mondo qual è, l’Unione Europea può invertire il brusco rallentamento della crescita economica nei primi nove mesi di quest’anno per trasformarsi in un importante motore della domanda e della produzione globale. Tale risultato dipende molto dalla Germania e da alcuni paesi più piccoli, i quali rappresentano circa un terzo dell’economia dell’UE.

Se la Germania smettesse di soffocare la crescita dei suoi partner commerciali più vicini, generando più produzione economica dalla sua enorme ricchezza (1,7 trilioni di euro di attività estere nette alla fine del 2017) accumulata con grandi eccedenze commerciali, ciò significherebbe utilizzare l’avanzo di bilancio pari al 3,2% del PIL per rilanciare la sua economia in decadenza, la quale è cresciuta ad un tasso annuo dello 0,6% nei tre trimestri di quest’anno.

Un’accelerazione della crescita economica tedesca innescherebbe immediatamente un aumento degli acquisti di beni e servizi dai suoi partner commerciali europei, la maggior parte dei quali sono membri dell’area di libero scambio del continente. Nei primi nove mesi del 2019, le importazioni tedesche dall’Europa sono ammontate a 563 miliardi di euro. Anche il resto del mondo, fonte di altri 265 miliardi di euro di importazioni tedesche, trarrebbe beneficio.

Gli Stati Uniti, in particolare, avrebbero anche la possibilità di aumentare le loro scarse esportazioni (45,3 miliardi di dollari nei primi nove mesi di quest’anno) in Germania. Negli USA ci sarebbero più vendite, perché un’economia tedesca in rapida espansione espanderebbe tutti i mercati europei, che attualmente stanno ricevendo quasi un quarto delle esportazioni totali americane.

Due sono ora le domande da porsi: “Quanto sarebbe importante l’impatto della crescita più rapida della Germania sulla sua domanda di importazione? La Germania accetterà di stimolare la sua economia?”.

Sulla base dei dati degli ultimi tre anni, la domanda è molto elastica rispetto alla crescita del PIL: un aumento dell’1% nella crescita economica provoca un aumento del 2% nella domanda di importazione. I tedeschi hanno sempre rifiutato con fermezza di cambiare il loro modello di crescita guidato dalle esportazioni, ma hanno deciso di contare sulle stesse per sollevarsi da un tasso di crescita trimestrale deflazionistico dello 0,1%.

Berlino è molto preoccupata per gli effetti disastrosi dei tassi di interesse negativi e per quelli che li vedono come orrori speculativi di denaro a basso costo riflessi nello skyline in forte espansione di Francoforte, dove i prezzi degli immobili di lusso sono aumentati del 10,3% a settembre. Quindi, dimenticare la missione politica che passa da un inefficace Consiglio europeo (forum dei capi di stato e di governo) o da un Eurogruppo tedesco (un raduno di ministri delle finanze dell’area dell’euro), al baraccone di personale tecnico non eletto presso la BCE.

La Germania non ha l’ha mai considerata. Alla fine, tutto ciò che Berlino farà sarà offrire prestiti riciclando le sue enormi entrate nette all’esportazione in modo che gli europei possano continuare ad acquistare prodotti tedeschi.

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